Il ratto d’Europa

7 Giugno 2009

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Non sembra profilarsi un bel risultato per la sinistra in Europa. E non lo è per la sinistra italiana, soffocata dal vento di destra, dalla irresponsabile politica del PD e dalla non meno irresponsabile incapacità di fare, se non un partito unificato (forse politicamente impossibile) almeno un cartello che potesse garantire la rappresentanza europea!
Le ‘crepe’ che pure si intravvedono nell’impero di Berlusconi sono raccolte più dalla destra che dalla sinistra. L’ansia securitaria razzista e fascistoide che vede le sue punte di diamante in Olanda con il PVV e Italia con la Lega Nord si è rafforzata. Europa, rubata dai Greci in tempi antichi al Vicino Oriente, è stata a sua volta sottratta alla sua composita e ricca civiltà.
Ma sarebbe assolutamente limitativo cercare i motivi principali di tale situazione in Ferrero o Vendola, Franceschini e neppure in Berlusconi o Bossi. C’è un fatto storico più serio, e consistente: la ferocia del capitalismo verso l’Africa e l’Oriente ed i suoi violenti colonialismi hanno devastato, con l’avvento della rivoluzione industriale, della modernità e dei nazionalismi, interi continenti e in particolare quello africano. Gli stessi soggetti storici che hanno compiuto il disastro nel Terzo e Quarto mondo ora, a danno operato, rispondono difendendosi con la medesima protervia, cacciando via e perseguitando i poveri che hanno creato. Gli ex paesi dell’Est imitano i nuovi padroni e seguono il loro successo storico.
Si tratta ora di capire quali conflitti generino gli attuali rapporti di produzione e quelli politici, come costruire critica e ribaltamento da sinistra in uno scenario transnazionale.
Gli errori sono tanti. Il quadro della sinistra è assai grave; il PD ha imboccato una strada irreversibilmente moderata.
Ma le basi per riprendere il lavoro esistono, a patto che si ritrovi la capacità di stare dentro le situazioni sociali del lavoro, profondamente rinnovate, dell’ambiente e della conoscenza; che non si creda di esistere solo per i momenti elettorali. Che si lavori per le ipotesi che si stanno costituendo con leader e militanti radicati nelle varie realtà sociali, non autoreferenziali, che cerchino il più possibile momenti di unità e di comunicazione con questo difficile popolo italiano e quelli, ed i compagni, di tutta Europa.

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