Le anime del popolo nero

15 Luglio 2007

Ma.Li.

Pubblicato per la prima volta nella traduzione italiana, Le anime del popolo nero di William Du Bois offre un’immagine nitida e al tempo stesso severa della segregazione razziale subita dal popolo afroamericano. Paola Boi, che insegna letterature americane presso l’università di Cagliari, presenta il libro di Du Bois con una nota bibliografica attenta e puntuale sottolineando lo spessore culturale dell’autore e il suo impegno ininterrotto nel movimento per l’affermazione dei diritti civili delle popolazioni di colore.
Nelle Anime del popolo nero Du Bois, attraverso racconti, saggi e ricordi, ripercorre le tappe più significative del suo popolo; parte dalla guerra civile, mettendo l’accento sul grande imbarazzo dei generali dell’Unione i quali, durante il conflitto, non sapevano come comportarsi davanti alla marea di uomini neri che si accodavano a loro durante gli spostamenti verso il sud. E naturalmente non manca di considerare fondamentale, di portata storica, la decisione di Lincoln che sposò per intero la causa dell’abolizione della schiavitù.
Tuttavia, nell’analisi e nella ricostruzione di quegli avvenimenti, Du Bois si mostra consapevole che il processo di emancipazione sarebbe stato lungo e costellato di contraddizioni e passi indietro. La stessa creazione dell’Ufficio degli schiavi liberi (Freedmen’s Bureau), l’istituzione nata dopo la guerra con lo scopo di garantire alle popolazioni afroamericane l’assistenza per le sofferenze fisiche, il lavoro libero e la creazione di scuole per la crescita culturale, fu considerata da lui uno strumento ambiguo, capace per un verso di offrire un sostegno importante ma al tempo stesso non idoneo ad assicurare una reale partecipazione al processo di crescita delle popolazioni. Tutto ciò che veniva concesso anche da persone illuminate veniva considerato inadeguato in quanto non consentiva a coloro che volevano essere liberi di combattere essi stessi per la libertà. Dobbiamo lottare – dirà Du Bois – con ogni mezzo civile e pacifico per i diritti che il mondo accorda agli uomini in quanto creati uguali. È curioso come Du Bois, nonostante le sopraffazioni, le violenze, le emarginazioni subite sistematicamente dalle popolazioni afroamericane non manifesti mai sentimenti di odio o di rivalsa nei confronti dei bianchi e cerchi continuamente il modo perché tutte le energie della popolazione di colore possano essere proiettate verso una collaborazione con i bianchi per un futuro più grande e più pieno. In realtà egli assume in sé la problematica della condizione della sua gente e fa una scelta di vita non violenta che ha come obbiettivo fondamentale l’emancipazione delle persone di colore. Ma, a suo avviso, questo obbiettivo sarà possibile se anche le istituzioni preposte alla formazione, le scuole pubbliche, opereranno in profondità nel tessuto sociale per arricchire la cultura delle popolazioni bianche e nere, e se i neri sapranno cercare una rigenerazione sociale e risolvere i problemi di relazione interrazziali.
Senza dubbio Du Bois in Le anime del popolo nero riesce a presentare la storia del popolo afroamericano con estremo equilibrio senza rinunciare al sostegno dell’indagine sociologica. In questa operazione di amalgama non sottovaluta l’importanza degli spirituals che considera l’espressione più alta dell’identità del suo popolo. Il lettore rimane sicuramente colpito dalla intensità della sua partecipazione agli avvenimenti che coinvolgono spesso in modo drammatico la sua gente. È la presenza del Velo, questa barriera invisibile (la linea del colore) ma al tempo stesso pesantissima perché segnala la postazione del potere dei bianchi, che rende la vita delle persone di colore più difficile non solo per l’oggettività delle condizioni di sfruttamento e di emarginazione a cui vengono sottoposte, ma anche per l’impatto devastante che determina sul mondo interiore degli afroamericani. Da questa contraddizione deriva poi quella che Du Bois stesso definisce la doppia coscienza, ossia l’obbligo a guardare se stessi non solo con i propri occhi ma anche attraverso quelli dell’altro cogliendone discriminazione e pregiudizio. Sicuramente quest’opera di Du Bois, da molti ritenuta un capolavoro, ha il merito di avere affrontato il problema della segregazione razziale del popolo afroamericano con grande passione e con la consapevolezza che nessuna emancipazione è possibile senza un coinvolgimento diretto dei popoli oppressi.

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