Quando gli interessi delle istituzioni prevalgono sui bisogni di salute delle persone

1 Ottobre 2019
[Massimo Dadea]

E’ una lotta impari. Da un lato l’Istituzione, il Moloch intangibile ed inafferrabile, dall’altra il cittadino, solo ed indifeso. Da una parte il governo regionale: un impasto di demagogia, propaganda e superficialità. Al suo fianco l’Università, che non è solo studio, studenti e sapienza, ma è anche un formidabile apparato burocratico, un insieme di cattedre e di professori, di cliniche ed ospedali: un potere diffuso. Dall’altra i bisogni di salute dei cittadini. Una lotta diseguale dove i diritti dei pazienti sono destinati inevitabilmente a soccombere. Veniamo ai fatti. Il Presidente della regione ha deciso che l’organizzazione sanitaria sarda aveva bisogno di un segnale forte di cambiamento. E, tra le tante cose che non funzionano, ha annunciato di voler mettere mano proprio a qualcosa che, invece, pur tra molte difficoltà ed ostacoli, funziona. I più accorti avevano pensato ad un’azione energica per arrestare il sempre più evidente scadimento della qualità dell’assistenza e dei servizi, certificato dalla insopportabile lunghezza delle liste d’attesa. Altri, ad un tardivo ripensamento sulla elargizione di risorse pubbliche ( 60 milioni di euro all’anno) ad un ospedale privato, di proprietà della Qatar foundation, che funzionerà, forse, grazie ai 252 posti letto sottratti ai presidi ospedalieri pubblici. A proposito di Mater Olbia, come giudicare l’iniziativa dei giorni scorsi, denominata Open day (un giorno di visite specialistiche gratis per chiunque avesse la pazienza di mettersi in fila)? Un atto di generosità pagato con i soldi dei sardi? Un’operazione di marketing che equipara la salute all’ultimo I-phone? Ma, per ritornare al “nostro” Presidente: la prima cosa, la cosa più urgente – ha affermato con piglio decisionista – è scorporare dall’Azienda Ospedaliera Brotzu, l’ospedale Microcitemico e l’ospedale Oncologico, per spedirli, come pacchi postali, nell’Azienda mista Ospedaliero-Universitaria di Cagliari. Un patrimonio di conoscenza, di ricerca, di professionalità, di qualità assistenziale, svilito e delegittimato da una decisione che rischia di vanificare un duro lavoro di integrazione portato avanti, in questi anni, dai tre ospedali, e non ancora completato. Un insieme di eccellenze, di riconosciute professionalità, anche a livello internazionale, a cui era stato demandato il compito di costruire “il polo ospedaliero di alta specializzazione e di rilievo nazionale” di cui ha necessità la Sardegna. Questo obiettivo non si è potuto raggiungere per l’insipienza e la scarsa lungimiranza di chi, in questi anni, ha avuto responsabilità di governo. Per le piccole e grandi invidie che attraversano il mondo della sanità, per gli interessi spesso inconfessabili che lo governano. Sino ad ora a niente sono valse le proteste degli operatori sanitari, delle Associazioni dei malati, gli appelli al buonsenso. Ma quale è stata la motivazione di cotanta decisione? La giunta regionale ha spiegato, senza arrossire, che lo spacchettamento dell’Oncologico e del Microcitemico, serve ad aumentare i posti letto della facoltà di Medicina, che altrimenti rischierebbe di perdere l’accreditamento. Infatti, secondo i parametri ministeriali (3 pl/studente), l’Università non ha abbastanza posti letto in rapporto al numero degli studenti. Ma, allora, la decisione non nasce dalla volontà di migliorare la qualità dell’assistenza, dalla necessità di dare risposte più incisive e puntuali ai bisogni e alle aspettative dei pazienti? No, è il frutto di un mero rastrellamento di posti letto, funzionale agli interessi dell’Università. Un problema che esiste da una decina di anni e che Regione ed Università non sono riusciti a risolvere. Eppure un’alternativa al nuovo accorpamento esisteva. Sarebbe stato sufficiente dare concreta attuazione al progetto da oltre 33 milioni di euro per la realizzazione del Blocco R del Policlinico di Monserrato. Una struttura che avrebbe dovuto ospitare i nuovi reparti di Urologia, Oculistica, Ortopedia e Dermatologia, per complessivi 136 posti letto. Peccato però che la sua realizzazione sia bloccata dal 2015 da un contenzioso giudiziario di cui non si vede la fine. Ed allora cosa hanno pensato quei sapientoni per risolvere il problema? Semplice, basta sacrificare sull’altare dell’incapacità, del pressapochismo, dell’arroganza stupida ed ignorante, uno straordinario patrimonio di conoscenza, di professionalità, di qualità assistenziale. E con esso l’impegno delle Associazioni dei malati, i bisogni di salute dei cittadini. E’ così che vanno le cose nella Sardegna a trazione leghista e sardista

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