Questione morale oggi

1 Agosto 2008

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Francesco Cocco

Le recenti vicende della sanità in Abruzzo ripropongono, ad oltre 15 anni di distanza, il tema della questione morale. Non inganni il lasso temporale, in realtà il problema non è mai venuto meno. E così quand’anche Ottaviano Del Turco dimostrasse (come vivamente auspichiamo) la sua estraneità ai fatti imputatigli, la necessità di una riflessione sul tema non verrebbe meno. Soprattutto merita attenzione la dimensione nuova che la questione morale è andata assumendo nella percezione sociale. Le vicende di tre lustri or sono, che videro coinvolti per reati contro la pubblica amministrazione rappresentanti di primo piano della vita politica, suscitarono unanime esecrazione in tutto il Paese ed una reazione popolare da cui prese avvio il passaggio (ma fu veramente tale !?) alla cosiddetta ”seconda repubblica”. Non si può dire che i fatti attinenti alla questione morale suscitino ancora lo sdegno dei primi anni ‘90. Il clima sociale è profondamente mutato. Oggi ben pochi sembrano indignarsi: la filosofia che sottende il berlusconismo appare vincente a tutti i livelli e soprattutto in una dimensione trasversale che coinvolge il mondo politico. Il dato nuovo della questione morale è che essa riguarda la società nel suo profondo, investe delicati punti di snodo istituzionale, sin quasi ad annullare due secoli di civiltà giuridica in un processo di regressione dallo Stato di diritto allo Stato patrimoniale. Tre lustri or sono pensare che un rappresentante delle istituzioni potesse gestire affari colludenti col proprio ruolo suscitava ancora scandalo e mobilitava le masse. Oggi il leader della C.d.L ottiene un pieno successo elettorale e, in quanto capace di proporre modelli vincenti, diventa a suo modo un maestro di politica. Né, stando alle cose sarde, desta scandalo in parte ragguardevole della sinistra una vicenda come quella della legge statutaria che consente a società del presidente o degli assessori della giunta regionale di avere loro società in rapporti d’affari con la Regione. Riuscite ad immaginare Emilio Lussu o Velio Spano operare una qualche commistione tra affari propri e affari istituzionali?! Uomini rigorosi nell’amministrare la cosa pubblica li abbiamo visti in tutto l’arco delle forze autonomistiche: da Ignazio Serra a Paolo Dettori, da Anselmo Contu a Mario Melis (l’elenco non è certo esaustivo). Credo sarebbero arrossiti al solo pensare ad una tale commistione. Oggi non solo la si pensa ma parte delle forze politiche che dicono di richiamarsi al patrimonio ideale della sinistra (!) la sostengono e contribuiscono a darle forza normativa. Siamo a mille miglia di distanza dai valori che ispirarono i padri della nostra democrazia autonomistica e le decine di migliaia di amministratori pubblici che ne seguirono l’esempio. C’è la riflettere sullo sconvolgimento intervenuto nei partiti della sinistra che dicono di volersi ancora richiamare ai valori del movimento operaio. Credo che qui vada ricercata la misura dell’ allontanamento da un patrimonio di idealità che dovrebbe ancora costituire l’ancoraggio della sinistra per affrontare i gravi problemi del tempo presente. Nei primi anni Novanta le grandi idealità che avevano animato la Resistenza e la nascita della Repubblica erano ancora in campo, in grado di indignare e mobilitare le masse. Nel più grande partito della sinistra era ancora viva la lezione e la testimonianza di Enrico Berlinguer, che già negli anni Settanta aveva posto la questione morale al centro della battaglia politica. Berlinguer ne aveva fatto un punto fondante della strategia del PCI di allora, ben comprendendo che non era questione astratta e neppure problema marginale di una sinistra che volesse essere garante della democrazia. Ne faceva il cardine di un’azione politica che fosse reale strumento di salvaguardia e avanzamento delle classi lavoratrici. Oggi i pochi che ancora reclamano la presenza della morale nella politica sembrano sempre più minoranza esigua, al di fuori del tempo e persino ridicola, quasi sostenitori di una pretesa bizzarra ed assurda. La ricerca di un qualche precedente storico può aiutare ad orientarci ed a farci comprendere che il clima da basso impero, che ci è dato vivere, forse non è definitivamente vincente. Per tale motivo qualche breve cenno storico che qui vien fatto non è certo per indulgere alla citazione ma per mettere in guardia rispetto a chi i richiami li fa per dire che in fondo trattasi di questione vecchia sulla quale è inutile perdere tempo, perché la categoria dei corrotti e dei corruttori è antica quanto il mondo, tanto vale che le cose vadano per il loro verso. Certo il processo a Verre ebbe nella Roma del 1° sec. a.C. un effetto non meno dirompente delle indagini sulla questione morale che si succedono dai primi anni novanta, E non meno sconvolgente dovette essere il clima della Curia romana nel 15° e 16° sec. se come reazione alla diffusa simonia ne derivò la Riforma protestante, che fu riforma religiosa e nel contempo rivoluzione morale e politica. Da questi richiami non può venirci un invito a lasciar correre, magari a ritirarci in un abulico qualunquismo Al contrario! In condizioni storiche profondamente diverse, quelle società seppero reagire ed affermare equilibri più avanzati nella vita sociale e nelle sue espressioni istituzionali. Chi sente il dovere morale di non arrendersi (resistenza individuale come ultima ed invalicabile barriera di coerenza e dignità) deve avere anche la consapevolezza che di qui occorre partire per salvare la democrazia ed il patrimonio storico ed ideale della sinistra.

1 Commento a “Questione morale oggi”

  1. Cristina Ronzitti scrive:

    Un tempo si diceva “mal comune mezzo gaudio”, e questo deve essere stato anche il pensiero di Berlusconi quando ha manifestato la sua solidarietà a Prodi qualche giorno fa, in occasione della pubblicazione delle conversazioni di alcune telefonate dell’ex premier su Panorama…. Solidarietà rimandata subito al mittente con la risposta di Prodi ” non vorrei che l’artificiale creazione di questo caso politico alimentasse il tentativo o la tentazione di dare vita, nel tempo più breve possibile ad una legge sulle intercettazioni telefoniche che possa sottrarre alla magistratura uno strumento che in molti casi si è dimostrato indispensabile per portare in luce azioni o accadimenti utili allo svolgimento delle funzioni che le sono proprie”. L’autore dice dell’articolo dice:”Chi sente il dovere morale di non arrendersi (resistenza individuale come ultima ed invalicabile barriera di coerenza e dignità) deve avere anche la consapevolezza che di qui occorre partire per salvare la democrazia ed il patrimonio storico ed ideale della sinistra.” . Io aggiungo che se ci si ritira in un abulico qualunquismo….a livello politico a vincere saranno i grossi interessi (e allora si…che avremo da lamentarci che non si arriva a fine mese) ma non solo….Se si rinuncia alle proprie responsabilità si manda, se ci pensiamo bene, in malora tutto il paese.

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