Sei alloglotto/a? No, grazie!

1 Marzo 2020
[Marinella Lőrinczi]

A prima vista la parola, anzi – in linguistica – il termine alloglotto ha un significato molto chiaro e semplice, asettico: “di lingua diversa”. Ma andiamo a leggere nei migliori dizionari italiani.

Il Grande  dizionario della lingua italiana (il “Battaglia”) spiega ed esemplifica così: Alloglotto (alloglòtta),  agg.  e  sm.  Che parla una lingua diversa (per lo più straniera) da quella del paese ove risiede. Panzini, IV18:  I  tedeschi  dell’Alto  Adige,  gli  slavi  compresi nei confini d’Italia, sono per noi alloglotti. =  Voce  dotta,  gr. ἀλλόγλωττοϛ;  ‘di  lingua diversa’, comp. da ἀλλοϛ ‘altro’ e γλῶττα ‘lingua’.

Il Treccani on-line indica, come significato: Di lingua diversa da quella prevalente nel resto di una nazione”: i dialetti alloglotti d’Italiapopolazione alloglotta; cittadini alloglotti, anche come s. m. (talvolta scambiato, nell’uso com., con [N.B.allogeno): gli alloglotti dell’Alto Adige.

Il DELI (Diz. Etimologico d. Ling. It.) recita: Chi parla una lingua diversa da quella della maggioranza degli abitanti di un paese (alloglosso: [prima attestazione] 1883 ca., secondo il VEI [A. Prati, Vocab. etimologico it., 1951] che però non indica la sua fonte; alloglotti pl., av. 1941, B.

Mussolini, cit. in Voc. Acc. [Vocab. d. ling. it., 1941]; alloglotta1931Panz[ini] Diz.; alloglotto1941Voc. Acc. – Alloglosso è il gr. allóglōssos “d’altra lingua” ecc.

Ho evidenziato in grassetto i dati indicanti le prime attestazioni, cioè le prime registrazioni scritte, note agli esperti. Scartato l’anno 1883, perché ne manca la fonte, le date sicure riportate in questi dizionari si collocano, significativamente, tra il 1931-1941.

Se sfogliamo un dizionario della lingua greca antica, lingua studiata nel licei classici da dove proveniva gran parte degli intellettuali di allora, già le parole composte con lo (pseudo)prefisso allo- rivelano, appunto, qualche sfumatura di significato in più del semplicemente “diverso”. Allogenés “d’altra razza, straniero”, allóglossos “che parla un’altra lingua, straniero”, allógnotos “straniero, d’altro paese”, allóthroos “che parla un’altra lingua, straniero”. Ho evidenziato la porzione di significato costante. Per questa ragione i termini tecnici e scientifici moderni derivati dal greco col prefisso allo-, contengono una identica parte di significato che è più di “diverso”,  e cioè “diverso dal normale” (v. allo- nel Diz. Treccani). Non si tratta soltanto di diversità ma di differenza dalla norma, dall’abituale. La allolalia, per esempio, non è un semplice parlar diversamente, bensì una “alterazione generica del linguaggio, ossia qualsiasi alterazione della comprensione, della produzione, della trasmissione di idee per mezzo di segni e parole.”

Perciò se due individui che parlano due lingue diverse, lingue di cui una è del posto e l’altra no, non saranno entrambi alloglotti uno rispetto all’altro, ma lo sarà soltanto uno di loro, colui che viene da fuori ed è quindi anche in minoranza numerica. C’è dissimmetria tra i due.

Guardiamo ora ai documenti menzionati nelle voci di dizionario, ai testi nei quali compare alloglotto. Sicuramente, il più rilevante sul piano politico è quello di Benito Mussolini, del 1941. Di cosa si tratta? In un suo lungo discorso pronunciato il 10 giugno del 1941 nella riunione plenaria della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, Mussolini ‘celebrava’ il “primo annuale dell’intervento” catastrofico nella Seconda Guerra Mondiale. Il testo fu pubblicato ne «Il Piccolo di Trieste» del giorno successivo; ora è accessibile anche in rete. Il brano intero è questo (enfasi mia): “Gli Stati che si caricano di troppi elementi alloglotti hanno una vita travagliata. Può essere talvolta inevitabile di averli, per ragioni supreme di sicurezza strategica. Bisogna adottare verso di essi un trattamento speciale, premesso, beninteso, la loro assoluta lealtà di cittadini verso lo Stato.” (nota 1) E così prosegue, nelle frasi immediatamente successive: “Comunque, quando la etnia non va d’accordo con la geografia, è l’etnia che deve muoversi. Gli scambi di popolazioni e l’esodo di parti di esse sono provvidenziali, perché portano a far coincidere i confini politici con quelli razziali.” E conclude, molto più in là: “Vinceremo!”.

Le frasi sopra citate vengono evidenziate anche nell’articolo del 20.11.2018 di Davide Conti, uno dei curatori dell’Archivio Storico del Senato della Repubblica

(https://www.patriaindipendente.it/ultime-news/mussolini-il-criminale-e-ibalcani/ ). Conti, nel suo scritto, riassume il significato complessivo e le conseguenze storiche di questo aspetto del pensiero mussoliniano e fascista, presente nel discorso del 1941.

Ma possiamo ancora arretrare nel tempo, come segnalano certe frasi individuabili nella parziale riproduzione in rete del volume di Federico Scano (2012, v. ad es. a p. 115). In uno scambio epistolare tra i due cognati Massimo Magistrati e Galeazzo Ciano, del 1938, il primo informa il secondo che “Naturalmente il gruppo alloglotto, dell’Alto Adige, al quale sarà permesso, da parte italiana, di conservare le sue tradizioni e la sua cultura […] proprio nel quadro dell’amicizia italo-tedesca”. All’epoca Mussolini aveva dichiarato e rassicurato che “non aveva alcuna intenzione di italianizzare” gli oltre 240mila sudtirolesi, garantendo loro anche la scuola e la stampa (Scano 2012, p. 114); dichiarazione che contraddice o nega i fatti, poiché già dal 1923 venivano formulati ed applicati i Provvedimenti per l’Alto Adige miranti all’italianizzazione della regione, che realizzavano il programma nazionalista del senatore Ettore Tolomei (https://it.wikipedia.org/wiki/Programma_di_Tolomei). Tornando alla storia della parola alloglotto, organicamente collegata alla complessa e travagliata storia di quella specifica regione, come si è visto, possiamo ancora arretrare nel tempo, senza però cambiare la posizione geografica frontaliera.

Nell’articolo di Giuseppe Vedovato (1968, p.84) troviamo un brano del discorso del senatore Francesco Salata (siamo nel giugno del 1921), “anche egli ex suddito della monarchia asburgica, chiamato a presiedere la … Commissione consultiva centrale per l’ordinamento delle nuove provincie [dove risiedono minoranze etniche di lingua tedesca e slava (nota 2)] …: «Può bensì per questa via autonomistica [sostiene Salata] sperarsi facilitata la soluzione di qualche problema alloglottico ai margini della Patria; ma come devesi respingere ogni idea di “Stato entro lo Stato”, così non si potrebbe immaginare una diversa e maggiore misura di ordinamenti autonomistici a gruppi o territori d’altra lingua. … Dopo le incertezze, le diffidenze e le difficoltà dell’assestamento, che non conviene sottacere ma neanche esagerare, anche i nuovi cittadini d’altra lingua comprenderanno …» …”

Le parole evidenziate mostrano chiaramente il rapporto sinonimo tra alloglottico e la altra lingua dei nuovi cittadini dello Stato nel suo assetto postbellico. La parola alloglott(ic)o si è caricata in seguito, al di là delle possibili ma improbabili mere intenzioni descrittive, di connotazioni poco neutre anzi potenzialmente negative se non xenofobe, il che – a mio avviso – raccomanderebbe il suo impiego controllato e limitato agli eventi storici che l’hanno generata. Nelle esemplificazioni, come si è visto, alloglotto è associato il più delle volte e non casualmente agli altoatesinisudtirolesi (v. ancora, on-line:  “Alloglotto. Che in uno stesso territorio parla o documenta una lingua diversa da quella ufficiale della maggioranza. Gli altoatesini a.”).

Andando ancora indietro nel tempo, e scavalcando il limite tra i secoli XIXXX, ritroviamo, nella documentazione che riguarda in nostro argomento, il concetto della “alloglossia” ma non ancora la parola alloglotto. “Il concetto di alloglossia viene spesso associato al carattere presuntamente ‘allogeno’ delle popolazioni” mette in guardia Fiorenzo Toso (2011) e prosegue “già Graziadio Isaia Ascoli ([nel] 1861) parlava di «colonie straniere in Italia» per le comunità alloglotte da lui individuate, in base al presupposto di una corrispondenza tra confini geografici ed etnicolinguistici.” E’ però sempre utile rileggere le fonti.

E’ pur vero che nei luoghi indicati del testo di Ascoli, lo studioso goriziano (vissuto tra il 1829-1907) discute di colonie straniere. Ma ne parla nel 1861 in relazione a una dissertazione del 1856 del glottologo apripista veronese-milanese Bernardino Biondelli (1804-1886, di 25 anni maggiore di Ascoli), dissertazione che s’intitola Prospetto topografico-statistico delle colonie straniere in Italia, ed è inclusa nel volume  dei suoi Studii linguistici (1856). Leggiamo, perciò, anzitutto un frammento del testo del Biondelli (p.46, enfasi mie), al quale aveva risposto, criticamente, Ascoli:

Biondelli:  “[…] distingueremo come straniere quelle colonie, le quali, sebbene da vari secoli formino parte della popolazione d’Italia, ne coltivino il suolo, ne osservino le leggi, pure serbarono in gran parte la primitiva [=originaria] lor lingua, e rimasero straniere in mezzo agli Italiani. Di queste colonie appunto volendo or noi porgere un succinto prospetto, gioverà per maggiore chiarezza dividerle in vari gruppi, avuto riguardo alle lingue da loro parlate, e seguendo da settentrione a mezzogiorno il posto da loro occupato nella penisola. Tali gruppi sono: 1. germanico; 2. slavo; 3. francese; 4. valacco; 5. catalano;  6. greco; 7. albanese; 8. arabico; ai quali potremo aggiungere gli Ebrei, gli Armeni ed i Zingari, che in maggiore o minor numero diffusi su tutta la penisola, rimasero per varietà [=diversità] di culto, o di lingua e di costumisempre stranieri nei luoghi da loro per vari secoli abitati.” (nota 3)

Torniamo all’Ascoli. Considerato uno dei più importanti linguisti dell’Ottocento, il futuro studioso “nato a Gorizia nel 1829 da ricca famiglia ebraica e formatosi nell’ambiente plurilingue della città, si dedicò da autodidatta allo studio delle lingue e della linguistica, pubblicando a soli 17 anni il saggio Sull’idioma friulano e sulla sua affinità colla lingua valaca.” C’è chi lo definisce addirittura un fervente “nazionalista”, italiano, s’intende; altri (chi?) si sarebbero spesi per valutare una supposta “scarsa ‘italianità’ della prosa scientifica ascoliana, dovuta alla provenienza geografica periferica” (Morgana 2010, cap. 2). Certamente disse: “Noi siam fratelli [entro la nazione] in lingua ed in lettere” e partecipò “al dibattito sull’italiano postunitario, sui dialetti e sulle condizioni culturali e scolastiche del paese” (Morgana cit., cap. 3).

A pagina 37, Ascoli così inizia la sua rassegna di Colonie straniere ecc.: “Arriviamo alla terza dissertazione [del Biondelli], al Prospetto topograficostatistico delle Colonie straniere d’Italia, in cui si contengono eziandio dei cenni storico-etnologici intorno a codesti frammenti di dieci estranee nazioni [=le colonie straniere di Biondelli] (Tedeschi, Slavi, Francesi, Valachi, Albanesi, Greci, Catalani, Arabi, Ebrei, Zingani), che hanno ferma stanza in terra italiana.”

Compiamo ora un salto importante, per giungere al punto. A p. 83 Ascoli dichiara, quasi in conclusione: “Di vere popolazioni non italoglosse in Italia [ma non usa alloglosse; nota mia], non resterebbe più da menzionarsi se non la maltese, che parla un idioma di fondo arabico; gli Ebrei, gli Armeni e gli Zingari non potendo andar ragguagliati agli altri coloni stranierii primi perché favellanti la lingua del paese, gli altri perché scarsissimi e non radicati.” Isolandone il caso degli Ebrei, questi, per Ascoli, non sono coloni stranieri (mentre per Biondelli formano le Colonie israelitiche, pp. 68-71, di cui alcune “antichissime”), perché “favellano” la lingua del paese; detto con parola più moderna, essi non sono nemmeno alloglotti.

Si è insistito su quest’ultimo dettaglio, non secondario, per far vedere dove può portare il discorso della alloglossia. Nel dizionario “Battaglia” troviamo una curiosità, che va senz’altro commentata, alla voce alloglossia: voce dotta, dal gr. “diverso, altro” e “lingua”. Sf. Ling. “uso di una lingua diversa da quella ufficiale o parlata dalla maggioranza degli abitanti di uno Stato.” [esempio:] Pasolini, 24-88: “qui c’è un mucchio di parenti maschi venuti da Sardegne e da Calabrie, neri, ancora, e torvi, perduti come lupi nella loro alloglossia.” …  (neretto mio). C’è da stupirsi di quest’uso, pertanto approfondiamo. Si tratta, in questo caso, di una “sceneggiatura-racconto dimenticata – La (RI)cotta – inedito. Film non realizzato, racconto”, scritto da Pasolini e  pubblicato con disegni di Bruno Caruso su “L’Unità”, il 6 dicembre del 1964 (numero domenicale); https://videotecapasolini.blogspot.com/2017_07_10_archive.html. In questa sceneggiatura, che è un racconto realistico-allegorico, figura anche “una bambina [la Bambina Stracci] dagli occhi di pane fresco, di mare pescoso, azzurri come un cielo rovesciato – d’una purezza che colpisce in pieno petto come un pugno, silenziosi, spalancati, severi, candidi.” E la frase citata nel dizionario “Battaglila” non rispecchia, ovviamente, il pensiero di Pier Paolo Pasolini, ma il sentire di certi personaggi del racconto. Che andrebbe letto per intero.

Non sarà ozioso ricordare che nelle leggi 1 (regionale), 2 (nazionale), 4 (regionale), menzionate in basso, alloglotto non è usato, mentre nella proposta di legge regionale che si trova al n.3, l’aggettivo alloglotte (applicato a determinate varietà linguistiche) si utilizza ripetutamente. Dal testo definitivo esso è stato rimosso.

 

* Dedicato alle vittime dell’attentato xenofobo perpetrato a Hanau, Germania, il 20.2.2020.

NOTE

  1. La frase è preceduta da questo paragrafo: “Noi avremmo potuto, volendo, spingere i nostri confini dai Velebiti alle alpi albanesi, ma avremmo, a mio avviso, commesso un errore; senza contare il resto, avremmo portato entro le nostre frontiere parecchie centinaia di migliaia di elementi allogeni, naturalmente ostili. Ora, la storia antica, ma soprattutto la recente, dimostra che gli Stati devono tendere a realizzare il massimo della loro unità etnica e spirituale, in modo da far coincidere a un certo punto i tre elementi razza, nazione, Stato.” (neretto mio).
  2. L’uso di minoranza etnicaè attestato ad es. nel Primo manuale legislativo per la sistemazione giuridica delle nuove provincie, Roma, Casa Editrice “La giustizia sociale”, s.a. (ma 1922-1923?), p. 17, 2; openstarts.units.it › bitstream › DW_DWA019262 .
  3. Ma anche la terminologia del Biondelli non è del tutto originale. Nel 1842 l’etnologo e filologo tedesco Albert Schott (1809-1847) pubblica uno studio, citato anche da Ascoli, che si intitola, in traduzione, Le colonie tedesche del Piemonte […]https://books.google.de/books?id=t8r_Bmuy9EC.

 

SAGGI

Graziadio Isaia Ascoli, 1861, Colonie straniere in Italia, in Id., Studj critici, Gorizia, Paternolli, 2 voll., vol. 1º, pp. 37-85; https://books.google.it/books? id=JtoOAAAAQAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_ r&cad=0#v=onepage&q&f=false.

Bernardino Biondelli, 1856, Prospetto topografico-statistico delle colonie straniere in Italia, in Studii linguistici, Milano, G. Bernardoni, pp.

43-75; https://books.google.it/books?

id=gHcCAAAAQAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary _r&cad=0#v=onepage&q&f=false.

Silvia Morgana, 2010, Ascoli, Graziadio Isaiahttp://www.treccani.it/ enciclopedia/graziadio-isaia-ascoli_(Enciclopedia-dell’Italiano)/.           Federico Scano, 2012, Tra Mussolini e Hitler. Le opzioni dei sudtirolesi nella politica estero fascista, Milano, FrancoAngeli; on-line, interrogare con alloglotto.

Fiorenzo Toso, 2011, Minoranze linguistiche,

http://www.treccani.it/enciclopedia/minoranze-linguistiche_(Enciclopediadell’Italiano)/.

Giuseppe Vedovato, 1968, Il problema dell’autonomia per la minoranza di lingua tedesca dell’Alto Adige, “Rivista di Studi Politici Internazionali”Vol. 35, No. 1, pp. 79-93, leggibile a  https://www.jstor.org/stable/42735255?seq= 1.

 

LEGGI.   1. Legge Regionale n. 26/1997, Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna, https://www.regione.sardegna.it/j/v/86?v=9&c=72&file=1997026. 

  1. Legge n. 482/1999, Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche, https://www.camera.it/parlam/leggi/99482l.htm.

  2. Legge Regionale (proposta e relazione), testo unificato n. 36-167-228/A, Disciplina della politica linguistica regionale, marzo 2018, http://www.consregsardegna.it/XVLegislatura/Testi%20Unificati/TU36-167228-A.pdf;alloglotte compare cca. 16 volte nella proposta di legge, 23 volte nell’intero documento.

  3. Legge Regionale n. 22/2018, Disciplina della politica linguistica regionale, http://consiglio.regione.sardegna.it/XVLegislatura/Leggi%20approvate/ lr2018-22.asp.

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