Teatro lirico: giudizio penale e giudizio politico

16 Marzo 2016
lirico1
Amsicora
Ora vi svelo un segreto, Quando contro Berlusconi sono stati aperti inchieste e processi per sanzionare ciò che lui faceva nel suo lettone con signore compiacenti e prezzolate, ho sperato nell’assoluzione.

Feste orgiastiche o incontri intimi, senza minorenni, fra le mura di casa, mi paiono cose private senza rilievo penale. Ciò non toglie che lo avessero dal punto di vista dell’etica pubblica, del giudizio politico. Anche quando talora B. è stato assolto per questi episodi, le sentenze non hanno spostato di un millimetro il mio giudizio politico, come non lo hanno modificato le prescrizioni.

I fans dell’ormai ex cavaliere invece gioivano e ostentavano queste sentenze a riprova della specchiatezza del loro capo. E io, confesso, m’incazzavo. Ma non per l’assoluzione. Pensavo: quanto sono stolti gli italiani! Per amor di parte, non vedono quanto deplorevole sia la condotta del loro capo!
Oggi, in quel che resta della sinistra, vedo usare il metro e i toni dei berlusconiani per Zedda. Chiedo: l’assoluzione può spostare il giudizio politico sulla vicenda? Quella del Teatro Lirico non è stata, comunque, una pagina non encomiabile di cattiva amministrazione? Non si è tratto di una violazione palese di quei criteri di imparzialità e correttezza che devono sempre guidare chi esercita funzioni pubbliche? L’assoluzione del Tribunale non cancella il severo giudizio del Tar nelle sentenze di annullamento della nomina della Crivellenti a sovrintendente e della revoca di Baggiani dal CDA del Teatro.  E se, in barba alla procedura e contro le aspettative dei tanti aspiranti con regolare domanda, a nominare ad una carica importante un proprio amico o conoscente fosse stato un berlusconiano, Cappellacci o Emilio Floris, cosa avremmo detto? E se, domani, dio non voglia, lo farà Massidda?
Non è che dalle nostre parti siamo in pieno trasformismo o in confusione? E’ bello e buono tutto quello che viene dalla mia parte (ma è questa quella giusta?), la stessa identica cosa è brutta e cattiva se la fanno gli altri. Un modo di ragionare che ha portato una fetta della sinistra a cambiar pelle e sponda, ad allearsi con Alfano e Verdini, e ad attaccare la Costituzione, l’altra, quella di Zedda & C., al lumicino. In una parola, alla scomparsa della sinistra nel nostro Paese: un bel risultato, non c’è che dire!
Tornando a Berlusconi, giusto un anno fa, Marco Tarquinio, il direttore del quotidiano dei vescovi “Avvenire”, dopo l’assoluzione per il caso Ruby, riprendendo tante voci venute dal mondo cattolico, ha scritto in un editoriale: “Un’assoluzione con le motivazioni sinora conosciute non coincide con un diploma di benemerenza politica e di approvazione morale“.
Meglio i vescovi vien da dire che i preti della ex sinistra locale. Ma, volendo rimanere, in ambito laico, a costoro un consiglio: rileggete e meditate sull’art. 54, cpv., della Costituzione: ”I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore…”. A ben vedere, nel significato profondo di queste parole, si può trovare il corretto modo di condotta per chi governa e il giusto metro di giudizio per noi.

Da Democrazia Oggi

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