Terrorismo suprematista e odio razzista

16 Marzo 2019

Brenton Tarrant

[Marco Sini]

Con la notizia dell’attentato terroristico compiuto da Brenton Tarrant, il 28enne australiano che ha fatto fuoco in due Moschee in Nuova Zelanda uccidendo 49 persone e ferendone 48, abbiamo appreso delle differenti politiche di accoglienza tra Australia e Nuova Zelanda. In Australia non esiste una degna accoglienza e neanche rispetto dei diritti umani, ma segregazione e internamento temporaneo dei migranti e profughi, mentre in Nuova Zelanda il rapporto tra “stranieri” immigrati e locali ci offre un ottimo esempio di integrazione e coabitazione ed è questo modello che Tarrant ha inteso colpire.

Tarrant si autodefinisce fascista e si è alimentato alla fonte di quel composito movimento di ispirazione neonazista che da tempo sta infestando gli USA, l’Europa e l’Australia col portato di odio razzista, xenofobo, islamofobico, antisemita, omofobo. Dal corpo di questo movimento sono nati diversi attentati terroristici, spesso sottovalutati, che a scadenze seminano morte. Negli USA da tempo agisce il terrorismo di matrice neonazista e suprematista bianco che si nutre di islamofobia, antisemitismo e omofobia e che «La retorica di Trump su migranti e musulmani incoraggia i razzisti all’azione”, come chiarisce l’Anti-Defamation League che non lascia spazio a interpretazioni tranquillizzanti.

In un suo rapporto la League parte dall’ attentato di Oklahoma City del 1995 e arriva alla strage della chiesa afroamericana di Charleston, in South Carolina, compiuta nel 2015 da un giovane suprematista bianco. Quel rapporto ricorda anche gli attentati contro le cliniche e i medici che praticano l’aborto, le violenze, spesso mortali, di cui sono state vittime afroamericani o ispanici, gli incendi e le esplosioni che hanno avuto come obiettivi sinagoghe e soprattutto luoghi di culto e centri culturali musulmani. Anche in Europa oltre al caso clamoroso di Traini a Macerata sono numerosi i casi di attacchi, aggressioni e violenze nei confronti di cittadini musulmani.

Ma l’attacco in Nuova Zelanda, per le modalità di esecuzione, mi ha ricordato un attacco terroristico che più assomiglia, quello compiuto dall’estremista ultra-nazionalista israeliano Barouch Goldstein, che venticinque anni fa a Hebron entrò vestito da militare in assetto di guerra nella Moschea di Abramo attigua alla Sinagoga ebraica, che insieme costituisco il complesso “La tomba dei Patriarchi”, e fece fuoco uccidendo 29 palestinesi e ferendone 150. Il tutto “in nome di Dio”, prima di essere abbattuto dai soldati israeliani. I coloni ebrei insediatisi prepotentemente e con la forza a Hebron sono in prevalenza coloni ultra-nazionalisti e religiosi ortodossi, di quelli che dicono “Dio ci ha dato Hebron” e che hanno espresso quel fanatico dr. Barouch Goldstein.

Quando nel maggio del 2013 mi sono trovato personalmente all’ingresso della Moschea di Abramo ricordavo bene l’episodio accaduto nel febbraio del 1994 anche se, col passare del tempo, non potevo ricordare tutti i dettagli. Il Dr. Baruch Goldstein era un dirigente della organizzazione di estrema destra “Lega di difesa ebraica” e compì la strage il 25 febbraio 1994 all’interno della Tomba dei Patriarchi, nel luogo santo conteso a lungo tra ebrei e musulmani.

Questo fanatico era un medico nato a Brooklyn negli Stati Uniti ed immigrato in Israele. Superato senza alcuna difficoltà il controllo del posto di blocco posto all’ingresso del Santuario, perché conosciuto dai soldati di guardia e perchè vestito da militare, entrò nella parte del santuario che custodisce la Tomba di Abramo e fece fuoco sui musulmani in preghiera prima di essere a sua volta ucciso dalle raffiche dei soldati israeliani.
Questo episodio avvenne quando il processo di pace avviato con la trattativa di Oslo tra israeliani e palestinesi era ancora agli inizi.

Le ripercussioni e lo sdegno per quella strage furono notevoli, ampie e anche drammatiche, sia, com’era naturale, tra i palestinesi e nel mondo mussulmano, sia anche nella società israeliana dal cui interno si erano levate molte voci di condanna per l’atto criminale ed anche per la mancata vigilanza da parte delle autorità militari israeliane. Non mi avrebbe sorpreso se Tarrant, oltre al nome di Traini e degli altri a cui ha dedicato la sua azione scrivendo i loro nomi sulla mitragliatrice che ha utilizzato per compiere la strage, avesse scritto anche il nome di Goldstein. Ma Goldstein era un ebreo e forse ciò è stata una remora per Tarrant, anche se “un ebreo fascista”, come lo aveva definito Uri Averni, deputato della sinistra pacifista israeliana.

In Italia il Ministro Salvini, la cui retorica anti migranti e anti islam è ben nota, non ha perso l’occasione per ribadire che il pericolo è solo il terrorismo di matrice islamista mentre del terrorismo di matrice “suprematista” dovremo preoccuparci solo di eventuali squilibrati che potrebbero compierli per emulazione o, aggiungo, per “eccesso di vendetta” come Traini.

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