Un confronto per una transizione energetica democratica e sostenibile

20 Luglio 2025
Foto Roberto Pili

[Rita Azteri]

Quello delle energie rinnovabili non è solo il tema del momento, ma è il tema del nostro futuro.

Tra sostenitori e detrattori dell’energia green da un anno e mezzo a questa parte non si parla d’altro. L’argomento interessa tutti, politici, intellettuali, operatori culturali ma soprattutto cittadine e cittadine che sono preoccupati per il futuro della loro terra e rivendicano il diritto di poter dire la loro ed essere ascoltati.

Fare chiarezza sull’argomento non è semplice, dalle pagine del Manifesto Sardo ci piacerebbe aprire un dibattito e poter ospitare gli interventi di politici, studiosi, attivisti, cittadini per tentare di costruire una piattaforma condivisa di idee che ci impegni tutti e tutte nella sua realizzazione.

Proviamo a partire da alcune considerazioni personali di chi scrive. Che sia in atto un cambiamento climatico e che le risorse del pianeta non siano inesauribili è un dato che possiamo dare per assodato.
Lo sviluppo della specie umana si è fondato nei secoli su un surplus gestito da oligarchie politiche, economiche, religiose di cui possiamo dire che in senso generale si è avvantaggiata la specie umana.

Aver affrancato l’intelletto dal problema del sostentamento di sussistenza ha portato al progresso della scienza, della tecnica, delle arti. Ovviamente questo progresso ha richiesto molte vittime, anche in termini di vite umane, non solo del regno animale e vegetale.

Banalmente l’avanzare delle città ha determinato la scomparsa di molte specie viventi ed ha messo e mette quotidianamente a repentaglio la biodiversità, fondamentale per la nostra stessa sopravvivenza.
Il progresso, così come il profitto si vogliono inarrestabili ma di fronte alla previsione di un collasso del pianeta, si cercano soluzioni per rallentare lo sfacelo senza fermare il vapore ed arriviamo così alle fonti rinnovabili di energia.

Produrre energia pulita, green, verde, come si usa dire pare sia indispensabile. Accolto questo assunto come corretto, viene da porsi delle semplici domande. Il pianeta Terra è uno, possono le buone pratiche di alcuni stati salvare il pianeta se in nazioni e continenti più popolose e grandi per estensione della nostra Europa non vengono perseguiti e non si ha interesse a perseguire gli stessi obiettivi?

La risposta a mio avviso è negativa. Ciò non significa che non si debba fare la nostra parte anzi. Semplici principi pedagogici ci hanno reso edotti sull’importanza dell’esempio. Siamo convinti dunque che si debba procedere con la messa in opera di impianti fotovoltaici ed eolici che ci consentano di produrre energia pulita.

Attenzione però che per produrre gli strumenti che mi consentiranno di produrre energia, devo compiere azione di depauperamento e consumo di suolo in altre parti del mondo in cui devo attivare cave da cui estrarre i materiali che mi occorrono.

Si sente uno scricchiolio, per produrre bene da una parte, un bene che abbiamo già visto ancora non può essere assoluto, devo comunque arrecare un danno all’ambiente che vorrei preservare da un’altra parte.
Andiamo avanti. Ho prodotto i miei pannelli fotovoltaici e le mie pale eoliche, ora devo trovare luoghi in cui impiantarli.

Questo è l’altro grosso tema. L’impianto determina nuovo consumo di suolo, vero custode della biodiversità e della vita del pianeta. Vado a consumare suolo anche per i cavidotti necessari a far viaggiare l’energia ed ancora per lo stoccaggio delle batterie necessarie all’accumulo di questa energia. Senza parlare poi delle zone di “rispetto”, che rendono inutilizzabile per qualsiasi uso ancora altro territorio.
Terminato l’uso efficace di questi impianti, inoltre, non viene affrontato il problema del loro smaltimento. Facile immaginare che si creino nuovi mostri ecologici come lo sono le fabbriche abbandonate.

Proseguiamo. La questione è ora dove installare pale eoliche e pannelli fotovoltaici. La legislazione europea da un’indicazione, accanto ai luoghi in cui deve essere utilizzata. Sembra logico, anche per evitare dispersioni nei trasporti. Ma all’interno dello stato italiano questa logica si perde e vengono assegnate quote di produzione alle regioni, che prescindono dall’analisi dei loro fabbisogni.

La Sardegna ne riceve una decisamente sovralimentata, e dal momento che è anche poco densamente popolata viene sommersa di progetti di società di capitali di appena 10 mila euro di denaro solvibile depositato.

Gli interrogativi ora sono davvero numerosi. La regione Sardegna poteva non essere al corrente di quanto si preparava sulla propria testa? Aveva, ha, si doterà di un piano di sviluppo energetico?
Quali sono le aree idonee ad accogliere queste nuove cattedrali del deserto?

Il buon senso comune indicherebbe i cimiteri della petrolchimica o le zone inquinate delle miniere, insomma tutte quelle aree compromesse e mai bonificate. Ma i nomi che si fanno sono altri. Si parla di luoghi identitari forti, la basilica di Saccargia, Barumini, le acque di Carloforte, ora quelle del Golfo degli Angeli.

La gente non ci sta. Si sente nuovamente sfruttata, invasa e si mobilita. Si cerca un dialogo con le istituzioni ma è un dialogo tra sordi. Le parti non si capiscono. Dove stanno i torti e le ragioni?

Siamo di fronte ad un grande tema da tragedia greca, quali ragioni devono prevalere quelle dello stato o quelle dell’amore per la propria terra, per la propria cultura, per le proprie tradizioni?

È possibile che chi amministra cada in contraddizione e non riesca a fare scelte conseguenti su un tema così importante?

Sì, è possibile. A più livelli.

L’amministrazione comunale di Quartucciu, ad esempio, ha deliberato contro l’impianto di pale eoliche sul proprio territorio, ma a favore del BESS, ossia dell’accoglimento, tra l’altro nei pressi di una falda acquifera di batterie d’accumulo. È possibile esprimersi a favore dell’ambiente e non avere un piano di tutela e gestione del verde nella città che si amministra?

Sì, è possibile. A quante potature dissennate e fuori tempo abbiamo assistito!

È possibile dirsi a favore della tutela dell’ambiente e continuare a consumare suolo costruendo scuole o case, quando non nascono bambini, i paesi stanno invecchiando e diventando fantasma e non si hanno piani di recupero dei centri storici?

Sì, è possibile. Avviene e gli esempi si sprecano.

Questi sono alcuni dei temi sui quali sollecitiamo l’intervento.

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