Un liberto dimezzato

1 Ottobre 2011

Marco Ligas

In epoca romana veniva definito liberto un servitore liberato che però manteneva nei confronti del suo protettore obblighi di natura economica e conservava la residenza nella stessa casa.
Si può attribuire questa definizione all’attuale Presidente della Regione Sarda? 
Ritengo di sì, soprattutto per due ragioni anche se, vivendo nel terzo millennio, le analogie tra le due epoche vanno fatte con duttilità. 
In primo luogo sì, se ci riferiamo agli obblighi di natura economica. Il nostro Governatore li rispetta puntualmente, naturalmente seguendo le modalità della gestione del potere così come si sono affermate in epoca moderna; questi obblighi non sempre sono indirizzati direttamente al suo patrocinatore ma il suo clan ne è sempre e comunque destinatario. Gli esempi in tal senso non mancano, anzi diventano via via più numerosi; pensiamo ai progetti relativi al parco eolico, ai radar, ai campi da golf e all’ultimo tentativo di demolizione del PPR. I personaggi al centro di questi progetti non lasciano dubbi: è sufficiente citare Flavio Carboni, Denis Verdini e Marcello Dell’Utri per capire di chi e di che si tratta. Il settore delle opere pubbliche e degli appalti è sempre prevalente negli interessi di questi signori sia che si operi su scala nazionale, sia che si operi in Sardegna. Il paesaggio, al contrario, è un aspetto ininfluente, non un bene da salvaguardare con estrema oculatezza così come suggeriscono e impongono le leggi sulla tutela.
Secondo sì, anche per quanto riguarda la residenza/appartenenza alla stessa casa: il PDL continua ad essere il punto di riferimento di Cappellacci nonostante la farsa delle dimissioni e la conflittualità con alcuni esponenti dello stesso partito. Gli ultimi tentativi di nuove alleanze non lo allontanano dalla sua area di appartenenza politica, semmai mettono in evidenza la sua predisposizione al trasformismo finalizzata comunque al mantenimento di alcune posizioni di privilegio. 
Al di là delle analogie tra epoche storiche, rimane più di un dubbio sulla possibilità che Cappellacci possa governare da uomo politico libero. I suoi comportamenti e le sue scelte danno di lui l’immagine di un Presidente incapace di assumere posizioni autonome. Agisce non per tutelare gli interessi del popolo sardo ma per proteggere le corporazioni di cui fa ancora parte. E non a caso spesso trova difficoltà a venir fuori dal pantano da lui stesso creato, tanto da ritenere possibile uscirne indenne definendosi babbeo e vittima di raggiri.
Per queste ragioni è d’obbligo un interrogativo fondamentale: un Governatore che mette al primo posto del suo programma la realizzazione di opere che poco hanno a che fare con i bisogni del popolo sardo può ricevere ancora la fiducia dei cittadini e delle formazioni politiche che lo sostengono nel Consiglio Regionale? Certamente non dovrebbe ricevere alcuna fiducia. 
Nei giorni scorsi Asor Rosa, sulle colonne del Manifesto, si poneva e poneva a tutti questa domanda: è mai possibile che alla Camera dei deputati non ci sia un componente della maggioranza che trovi il coraggio di dire io non ci sto, non posso più appoggiare questo governo che sta portando il paese allo sfascio? Ebbene sì, non c’è nessuno cha trovi la dignità di dissociarsi dallo scempio che sta commettendo il governo.
In realtà non solo in Parlamento ma anche in Consiglio Regionale abbiamo rappresentanti che non intendono farsi da parte, non consentono quel cambiamento che ristabilisca la legalità e favorisca di nuovo la partecipazione dei cittadini alla vita democratica.
Parliamo spesso della durezza della crisi e sottolineiamo la necessità di alcune riforme che andrebbero realizzate con la massima tempestività per evitare un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita di molti cittadini. 
In Sardegna non possiamo non ricordare l’inefficienza con cui la Giunta regionale rivendica la restituzione del debito che lo Stato (governato da amici) ha nei confronti della Regione. Sono cifre considerevoli, che potrebbero garantire servizi ai cittadini e al tempo stesso avviare nuove attività produttive soprattutto nel settore agropastorale, finalizzate alla difesa e alla crescita dell’occupazione. Naturalmente sarebbe necessario convincersi che le attività che hanno un avvenire sono quelle che corrispondono a nuovi orientamenti: alla valorizzazione delle risorse dei territori e alla riconversione dei consumi e delle produzioni.
Ma abbiamo anche problemi contingenti, apparentemente più modesti, che richiederebbero una maggiore sensibilità da parte di chi governa.
Ne cito uno per tutti; riguarda la scuola che, in Sardegna più che altrove, sembra avviata verso il disfacimento. Classi che vengono ridotte e paradossalmente sono sempre più affollate, insegnanti sempre più precari e perciò preoccupati del loro futuro, una qualità dell’insegnamento che peggiora inesorabilmente e, dulcis in fundo, alunni portatori di handicap che vengano privati degli interventi di sostegno effettuati dagli insegnanti specializzati. Sarebbe possibile senza appesantire il debito pubblico il ripristino di alcuni servizi di competenza della Regione, basterebbe correggere alcuni indirizzi scandalosi della spesa, scandalosi come le sponsorizzazioni  delle proprie politiche fallimentari (promosse col denaro pubblico) o eliminare le donazioni alle organizzazioni collaterali che poi sapranno ricompensare con l’applicazione del voto di scambio. 
Sono poche cose ma significative di ciò che potrebbe fare la Giunta; soprattutto potrebbero dirci se il Governatore intende comportarsi ancora da liberto dimezzato.

3 Commenti a “Un liberto dimezzato”

  1. Marcello Madau scrive:

    Un liberto dimezzato nella Sardegna romana è ancora più degno di nota! E l’accoppiata Cappellacci-Don Backy è davvero impressionante.

  2. Natalino Piras scrive:

    Mi pare fosse dalle parti della cena di Trimalcione. E Don Backy a un certo punto aprì bocca: non per parlare, non per cantare, lascio immaginare a voi cosa. Che sia questa la sorte dei sardi? Neppure Tigellio ci considerano, il poeta che Orazio non è che avesse in grande stima.

  3. Stefano Deliperi scrive:

    ci sono però 1,3 milioni di elettori sardi, più di 40 milioni di elettori italiani: spetta a noi liberarci di liberti, satrapi, servi, incapaci, cialtroni vari.

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI