Un partito nuovo, non un partito qualsiasi

1 Febbraio 2015
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Franco Tronci

Diverse sono le ragioni che spingono ad una accelerazione del processo di fondazione di un partito della sinistra che operi per il superamento della crisi attuale e per dare rappresentanza politica ad ampi strati della società che da troppo tempo ne sono privati.
In queste brevi riflessioni mi sembra utile sottolinearne due: a)la fine dell’equivoco sulla natura di sinistra del PD (le “riforme” del governo Renzi, l’accordo del Nazareno, lo spirito anti sindacale e anti operaio del leader, ecc.). Questo partito ha infatti dispiegato senza infingimenti la sua vocazione liberista e populista, scimmiottatrice (si pensi all’ingloriosa deriva delle primarie!) del modello americano. Un percorso iniziato da A. Occhetto alla Bolognina e che lo ha condotto al renziano partito della nazione; b) la vittoria di Syriza in Grecia con l’opposizione dei poteri forti internazionali.
E, tuttavia, nonostante l’incoraggiamento che da esse deriva, la realizzazione di un partito di sinistra alternativo continua a presentare notevoli difficoltà. C’è un forte ritardo, da parte delle organizzazioni che hanno presentato La lista Altra Europa per Tsipras, riuscendo ad eleggere tre deputati, nell’esplicitare i contenuti e le soluzioni organizzative che inducano i piccoli partiti della sinistra, i movimenti, i sindacati e le organizzazioni sindacali e ambientaliste a confrontarsi nel merito dei problemi e delle soluzioni organizzative conseguenti. Difficilmente contributi utili potranno, almeno nel breve periodo, pervenire dalla sinistra del PD, così confusa, timorosa, frantumata e imbelle.
Chi crede ancora nella possibilità di una rinascita della sinistra anticapitalista italiana si trova oggi difronte all’alternativa fra il coordinamento delle organizzazioni esistenti e la proposta, più ambiziosa e proiettata nel lungo periodo, di ricostruire dal basso un nuovo soggetto, previo lo scioglimento degli organismi preesistenti.
La seconda alternativa sta incontrando diversi e significativi consensi (Rodotà, Landini, forse Cofferati, ecc.). Essa appare più difficile ma, alo stesso tempo, obbligata. Troppo presente, infatti, è il ricordo delle sconfitte subite in questi anni anche per l’insipienza, il settarismo e il masochismo delle organizzazioni che pretendevano di rappresentare il popolo di sinistra e le aspirazioni di chi (lavoratori, disoccupati, donne, giovani disorientati, soggetti culturali, ambientalisti, ecc.) voleva preservare e potenziare i diritti e le conquiste di tanti anni di lotta.
Ciò detto, dalla scelta in questione deriva logicamente la sottolineatura di uno stretto rapporto tra elaborazione discussione di un programma e forma e metodo di costruzione del partito nuovo.
Non sfugge, come si vede chiaramente, la contestualità dei due momenti che non può, e non deve, essere evitata con soluzioni organizzativistiche né a livello nazionale né in sede locale. Per quanto concerne il programma non ritengo difficile che si trovi l’accordo; vale a dire che si precisie si potenzi nel dibattito quell’insieme di obiettivi che già negli anni passati hanno costituito un terreno unitario di lotta: dalla difesa e attuazione della Costituzione Repubblicana alla strenua difesa dello Statuto dei lavoratori, dalle lotte per l’occupazione a quelle per la difesa dell’ambiente, della scuola,dell’Università, della salute e del patrimonio artistico, ecc. Non è difficile prevedere, semmai, la necessità di un loro rilancio con l’apprestamento degli strumenti organizzativi necessari e facendo ricorso a quella che, un tempo, veniva chiamata “pratica dell’obiettivo”. Più problematico e implicante la messa in campo di una forte capacità immaginativa e creativa risulterà sicuramente lo sforzo per dar vita ad un partito di tipo nuovo da realizzare nel calore del dibattito programmatico e per il quale chiedere l’adesione dei militanti, soprattutto dei giovani. Non possiamo, ottimisticamente, pensarla se non come un’esperienza esaltante.
Il nuovo partito deve essere, nello stesso tempo, costruzione di una casa comune, luogo della solidarietà e della crescita umana e intellettuale, strumento di lotta, scuola di consapevolezza e spirito critico. Lo Statuto che riassumerà tutto questo dovrà anche indicare gli antidoti necessarie ad evitare gli errori del passato, così evidenti, per altro, nelle attuali organizzazioni esistenti.
Non risulti pleonastico, pertanto, ribadire che il partito deve essere luogo di partecipazione e democrazia nel quale le differenze di approccio ai problemi e, le differenti concezioni del mondo possino convivere trovando nella prassi il momento della verifica. Questo per il rispetto delle tradizioni ideologiche che nella sinistra hanno avuto origine, si sono sviluppate e ancora ritengono di avere una parola da dire sui destini del mondo.

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