Contorni. Storie di questo mondo

1 Settembre 2014
dipinto-clandestini
Giulio Angioni

Con questo articolo inizia la collaborazione di Giulio Angioni col manifesto sardo. Nome della rubrica: Contorni (Red)

Francesco Bachis e Antonio Maria Pusceddu, due giovani antropologi dell’Università di Cagliari, hanno curato un libro di saggi sulle migrazioni: Storie di questo mondo. Percorsi di etnografia delle migrazioni, CISU, Roma, 2013.
Io ci ho scritto su queste considerazioni. Storie di questo mondo, percorso da migrazioni. A passo d’uomo, in sella, in barca, in jet, il mondo umano, come ogni mondo di viventi, è stato sempre un mondo di migranti. Per quanto ne sappiamo, il processo ininterrotto di ominazione, cioè del farsi dell’uomo nel tempo e nello spazio, dura da diversi milioni di anni. E in questa prospettiva, temporale e spaziale, tutti i gruppi umani e i loro modi di vita sono, anche quando così non ci appaia, risultato non solo di un’evoluzione bio-culturale più o meno rapida, ma anche di una commistione per vari contatti fisico-culturali, dall’incontro allo scontro cruento.
Il farsi dell’umanità e la sua storia tutta possono essere utilmente visti e sistemati nella prospettiva della mutazione per contatto, del meticciato, dai grandi imperi del passato al colonialismo moderno, all’attuale globalizzazione. Il mescolamento e il sincretismo per contatto, quindi soprattutto di mobilità, di migrazione, sono ‘regola’ di sterminati millenni di modi umani di vita, delle cui eccezioni, cioè conservazioni isolate e inalterate, qualcuno va etnograficamente ancora in cerca senza fortuna, come accadeva tra Settecento e Ottocento per i ‘fanciulli selvaggi’, o più tardi allaTarzan. Ci sono oggi come nel passato luoghi dove la mescolanza di genti e di culture è particolarmente evidente, caratterizzante, come il nostro Mediterraneo, come le Americhe dalla scoperta in poi, in particolare le Antille o Caraibi o Indie Occidentali; o come anche le Indie Orientali, che non sono da meno, per esempio nella loro creazione millenaria di una società, plurale anche per origini, invasioni e mescolanze, in gerarchia di caste. Ma oggi la varietà culturale del mondo si riproduce e si rimescola in ogni luogo, a Manhattan come a Guamaggiore, forse soprattutto in Occidente, meta di migrazioni planetarie, dove chiunque può constatare che, come ho “riletto” poco tempo fa su Facebook, se il tuo Cristo è ebreo la tua democrazia è greca, se la tua scrittura è latina i tuoi numeri sono arabi… E comunque, la varietà domina anche nel sentire e risentire ciò che Jean-Loup Amselle dice “logiche meticce” (1999), o anche e meglio, “sincretismo originario” (2001).
Per restare da queste parti, i siciliani si identificano nel risultato di una gloriosa storia di meticciato siculo-greco-romano-bizantino-arabo-normanno e così via, mentre in Sardegna domina una identificazione etno-storica che, ignorando o rifiutando il meticciato, esalta una continuità o ‘costante resistenziale’, nonostante la non minore molteplicità di contatti acculturanti. Non sempre l’antropologia ha saputo distinguersi dalle logiche classificatorie dominanti nel pensiero occidentale, che hanno costruito e costruiscono confini, anche detti soltanto culturali, fino a naturalizzare o a valorizzare in quanto tali confini, distinzioni, appartenenze, identità. Lo stesso concetto di cultura non di rado è stato oggetto di processi di reificazione, anche da parte di antropologi, tanto da sfuggire loro di mano e diventare strumento di distinzione indebita nell’interazione fra le forze in campo, che tanto spesso è ancora di battaglia. Ma l’idea del meticciato panumano, della mescolanza per contatto e migrazione, è bene sia presente in apertura di questo volume di specialisti e di specialismi, anche come punto di riferimento in un orizzonte spaziale e temporale tanto vasto da essere un sempre e dappertutto, eppure sempre vario e dappertutto nuovo.
L’urgenza di vedere e di studiare l’umana migranza di oggi si deve al fatto che ciò che è sempre accaduto oggi accade in tempi inusitatamente rapidi, per i flussi globali di uomini, di mezzi e di idee, dati i modi nuovi di spostamento e di comunicazione simultanea.
Ma tutta la vicenda umana, per quanto ne sappiamo, per milioni di anni è una vicenda di migranza e di mescolamento, originariamente Out of Africa e poi dappertutto. Già, in Africa e dall’Africa, culla di umanità, ma simbolo moderno occidentale di ogni arretratezza. Dunque è la sua intensificazione che oggi fa problema, non solo agli antropologi. Bisogna studiarla, ma sapendo anche che stiamo riscoprendo l’acqua calda, in un momento in cui scotta molto ed è difficile da maneggiare, non certo per lavarsene le mani. Se fosse troppo dire che fortunatamente il mondo è sempre stato dei meticci, non solo gli antropologi sanno che i frutti puri, o che si vogliono e credono puri, se mai ci sono o ci sono stati, se insistono, presto o tardi impazziscono.

3 Commenti a “Contorni. Storie di questo mondo”

  1. Nicola scrive:

    Ben venuto a Giulio Angioni su questo periodico che vuol essere “sardo” e di sinistra: termini INATTUALI nel loro significato (possibilmente ) autentico?

  2. Valeria Piasentà scrive:

    bentornato!

  3. giacomo oggiano scrive:

    Alla luce dell’intervento di Giulio Angioni, “sardo” risulta essere un termine attualissimo; potrebbe essere assunto come paradigma del meticciato. Una fortuna che stentiamo a valorizzare. Va da se che il meticciato è anche di sinistra, mentre la purezza….

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