Perché i bambini hanno bisogno di filosofia

13 Luglio 2025
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[Amedeo Spagnuolo]

E‘ possibile insegnare la filosofia a una bambina di undici anni? Questa sembra essere la domanda principale alla quale il filosofo Vittorio Hosle cerca di rispondere nel libro pubblicato nel 1999 per Einaudi: Aristotele e il dinosauro.

In realtà si tratta di un carteggio tra Hosle e una bambina della quale, per ovvi motivi, si conosce per intero solo il nome, Nora K. In questo scambio epistolare Hosle dimostra che è possibile comunicare filosoficamente con i bambini, basta sapersi adeguare al loro mondo e usare un linguaggio adatto. Nello specifico Hosle sottolinea, tra le altre cose, l‘importanza di esprimersi, quando si tratta di bambini, con il linguaggio della fantasia che è quello che essi preferiscono.

Un linguaggio adeguato non è però da solo sufficiente, è importante anche fare in modo che la filosofia appaia al bambino come uno strumento utile a fornirgli risposte chiare dato che il mondo infantile è molto concreto e, comunque, non ancora pronto per sviluppare raffinate speculazioni astratte. Oltre a queste interessanti osservazioni di Hosle, nel libro troviamo però delle sorprendenti riflessioni di Nora, la bambina con la quale Hosle intrattiene lo scambio epistolare, queste dimostrano quanto sia sbagliato affermare che la filosofia non sia adatta ai bambini.

In più occasioni Nora riesce a rispondere in maniera originale e sorprendente ai quesiti posti da Hosle nelle sue lettere. Il libro in questione è certamente utile ai bambini, ma i bambini si dimostrano utilissimi alla filosofia, infatti ad un certo punto emerge con forza la tesi secondo la quale la filosofia per riprendere vigore ha bisogno di recuperare quella capacità di stupirsi e di meravigliarsi tipica del bambino, infatti molti filosofi (compreso Hosle, per sua stessa ammissione) giunti alla cosiddetta maturità, perdono questa capacità senza la quale il pensiero è destinato ad inaridirsi irrimediabilmente.

Partendo dal libro di Hosle che, nonostante i suoi oltre vent’anni di vita, conserva gran parte della sua attualità e delle sue interessanti riflessioni, mi sembra utile cercare di comprendere in maniera più approfondita quali potrebbero essere i vantaggi che l’insegnamento della filosofia porterebbe ai nostri bambini.

Per la natura stessa che caratterizza le discipline filosofiche non si può non partire da quello che, probabilmente, sarebbe il vantaggio principale di cui beneficerebbero i bambini ovvero contribuire a sviluppare in loro un pensiero critico che mai come i tempi che stiamo vivendo, caratterizzati dal “pensiero unico” dei social, risulterebbe essere un antidoto fondamentale all’omologazione del pensiero. Infatti, grazie al metodo filosofico, i bambini imparano molto presto a chiedersi per quale motivo accadono le mille cose che attraversano la loro vita e che, spesso, provocano in loro disorientamento e disagio proprio a causa dell’assenza di questi necessari strumenti critici che potrebbero alleviare la loro ansia di conoscere il perché delle cose.

Un altro aspetto che non può essere sottovalutato è che grazie all’esercizio filosofico i bambini vengono abituati alla riflessione che li aiuta ad analizzare le tematiche che vengono poste loro e quindi, prima di cercare una risposta a tali problematiche, prendere in considerazione gli aspetti positivi e negativi e quindi individuare una soluzione che sia la più equilibrata possibile. Non bisogna poi trascurare uno dei punti centrali che ha sempre definito la filosofia cioè l’importanza dedicata alla necessaria distinzione tra ciò che è un’opinione diffusa ma non suffragata dai fatti e i fatti nella loro essenza ovvero delle entità che poggiano la loro solidità su prove scientifiche inattaccabili.

Un altro importante vantaggio di cui beneficerebbero i bambini, grazie alla frequentazione del pensiero filosofico, riguarda la comunicazione. La filosofia, infatti, presenta nel suo DNA proprio questo aspetto ovvero facilitare al massimo la comunicazione che quindi, senza dubbio, migliorerebbe nei bambini che hanno dimestichezza con la riflessione filosofica.

Tutto questo perché l’obiettivo principale della filosofia non è tanto trovare la risposta giusta, bensì contribuire a stimolare la capacità di dialogare e quindi imparare a confrontarsi con l’altro. Imparare a dialogare significa anche sforzarsi di esprimere i propri concetti in modo che l’interlocutore possa comprenderli quindi il bambino si abitua ad esprimere i propri concetti con chiarezza e col tempo a evitare d’incorrere in discorsi confusi e poco lineari. Dialogare con chiarezza significa anche stabilire con l’altro un confronto sereno che possa favorire una gestione del disaccordo non in maniera conflittuale ma costruttiva.

La filosofia ha anche il grande merito di riuscire a educare alla complessità del nostro mondo che corre sempre più veloce, soprattutto nelle innovazioni tecnologiche creando non poca ansia nei bambini costretti a rincorrere un mondo che va troppo veloce. La filosofia pone un freno a tutto ciò poiché spinge i bambini a non dare risposte troppo immediate e semplificate, li abitua alla consapevolezza che le tematiche importanti, generalmente, non hanno una sola risposta. Inoltre, non dimentichiamo un elemento fondamentale per la crescita di un bambino ovvero fargli comprendere che dubitare non è un sintomo di debolezza bensì è determinante nel processo di crescita individuale di cui si parlava in precedenza.

Vogliamo poi parlare dell’importanza centrale che assume la filosofia nel campo etico – sociale? La riflessione su questioni fondanti come il bene, il male, la libertà ecc. contribuisce, in maniera importante, a realizzare una coscienza morale autonoma, aiuta il bambino a diventare sempre più empatico e quindi a fare in modo che con il tempo diventi un cittadino partecipe e responsabile.

Insomma, l’introduzione della filosofia nella scuola primaria, ma anche in quella secondaria, rappresenterebbe una vera e propria rivoluzione culturale poiché renderebbe i bambini più aperti e consapevoli e li preparerebbe ad affrontare con strumenti culturali solidi la frenetica e nevrotica complessità del mondo adulto. Il nostro mondo sta scivolando sempre di più nel baratro della velocità tecnologica che non lascia respirare nella maniera giusta i bambini, è necessario cominciare a “frenare” e il freno giusto sembra proprio quello filosofico.         

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