Perché è giusto che la presidente Todde si interessi della fabbrica RWM
27 Luglio 2025[Cinzia Guaita e Arnaldo Scarpa]
Le accuse rivolte ieri dai Consiglieri Regionali Truzzu e Rubiu verso la Presidente Alessandra Todde, relativamente alla questione RWM di Domusnovas-Iglesias, per mezzo del maggiore quotidiano della Sardegna, appaiono evidentemente non fondate su fatti concreti, ma risultano particolarmente tristi per il disinteresse che dimostrano verso la pace, la tutela dei valori umani e la legalità.
Ciò che i consiglieri definiscono un “pregiudizio ideologico” è invece a nostro parere un necessario atteggiamento di attenzione al bene comune della Sardegna e del mondo intero.
Per meglio entrare nel dettaglio della questione, il Comitato Riconversione Rwm, come sempre ha cercato di fare, “meritandosi” anche una denuncia intimidatoria per diffamazione a mezzo stampa (archiviata dal Tribunale perché il fatto non sussisteva), ritiene doveroso esplicitare preliminarmente alcuni punti:
– la fabbrica di armi RWM Italia Spa di Domusnovas è uno stabilimento chimico integrato il cui funzionamento è per legge soggetto a Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) da parte del Servizio valutazioni impatti e incidenze ambientali della Regione;
– lo stabilimento negli ultimi anni si è allargato ulteriormente nel territorio confinante appartenente al Comune di Iglesias grazie alla facilità con cui ha ottenuto dallo stesso Comune numerosissime autorizzazioni edilizie;
– dette autorizzazioni sono state in buona parte dichiarate irregolari dal Consiglio di Stato con sentenza definitiva;
– gli esplosivi, le bombe per aereo, le munizioni per cannoni, le mine marine e i droni killer prodotti e stoccati da Rwm Italia Spa in quello stabilimento e negli impianti funzionalmente connessi di Musei e Sa Stoia (Z.I. di Iglesias), sono realizzati, venduti e trasportati in assenza dell’obbligatoria Valutazione di Impatto Ambientale e vengono utilizzati nei peggiori teatri di guerra del mondo, dove producono unicamente morte e devastazione ambientale;
– gli impianti aggiuntivi, realizzati a partire dal 2017, non sono mai potuti entrare in produzione perché privi della regolarità edilizia e ovviamente della VIA.
È doveroso precisare che per realizzarli, col sostegno di varie forze politiche, compresa quella rappresentata da Truzzu e Rubiu, sono state spianate intere colline boscate, in area di pregio ambientale, e si è costruito sull’alveo di fiumi ad alto rischio di esondazione.
Inoltre, le popolazioni di Domusnovas, Iglesias e Musei non sono state messe a conoscenza dei pericoli che potrebbero derivare dallo stabilimento, dichiarato ad alto rischio di incidente rilevante, così come dei comportamenti da mettere in atto in caso di sinistro.
Tutto questo è da stato da tempo segnalato alla Procura e ai Carabinieri forestali e risultano avviate varie indagini.
Di recente, la Rwm ha pure chiesto, attraverso i Comuni di riferimento, all’Autorità di Bacino, di cancellare dalle mappe alcuni affluenti del Rio Figu che attraversano lo stabilimento, in maniera da poter più facilmente ottenere le autorizzazioni prescritte dalla legge, ma l’Autorità non ha concesso la cancellazione.
Di fronte a tale quadro, non può stupire che la Regione, a fronte di una richiesta di VIA ex post, fatta cioè dopo che le opere edilizie erano già state realizzate e dichiarate irregolari, stia valutando la pratica con molta attenzione e abbia più volte richiesto a Rwm le indispensabili precisazioni ed integrazioni documentali.
È del tutto comprensibile che la portata degli interventi da valutare e la complessità della situazione legale abbiano indotto gli uffici preposti ad esercitare una certa cautela.
Uscendo poi dagli aspetti strettamente burocratici e dai tecnicismi delle normative ambientali, occorre però sottolineare alcuni aspetti di fondamentale importanza che riguardano quei valori umani a cui si è accennato precedentemente.
Una serie di evidenze fattuali mette in relazione la Sardegna con le guerre in atto e con quanto di sconvolgente ed efferato sta accadendo nel mondo, non ultimo il genocidio del popolo palestinese, portandolo sempre più vicino alla catastrofe totale.
Ci riferiamo alle esercitazioni belliche che si svolgono continuamente sull’isola, con disprezzo dell’ambiente e della vita dei sardi, alla vicenda dei missili inesplosi dispersi in mare, alla base di Decimomannu in cui piloti militari di numerosi eserciti del mondo vengono addestrati a pilotare mezzi di morte, ai poligoni, all’appoggio alle operazioni di guerra da parte di varie strutture tecniche dislocate nell’isola e, specialmente, alla fabbrica Rwm che produce dolore e orrore per le migliaia di persone vittime dei suoi ordigni di morte, mentre è di scarsa importanza per l’economia sarda.
Già, perché l’importanza occupazionale di Rwm, continuamente sbandierata dai suoi sostenitori, va fortemente ridimensionata, a partire dai dati. L’azienda impiega in Sardegna solo un centinaio di lavoratori diretti, mentre la restante parte (tra 200 e 300 unità) è costituita da personale interinale sostituito frequentemente e tenuto in costante stato di precarietà, al fine di minimizzare il rischio economico della società e massimizzarne i profitti, che non restano sul territorio, ma vanno ad ingrossare i conti degli azionisti del gruppo tedesco Rheinmetall.
Lungi dal contribuire al “progresso materiale e spirituale della società”, come vorrebbe l’art. 4 della Costituzione, e ben lontana dai principi stabiliti dall’art. 41, il quale stabilisce che l’attività economica “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”, Rwm sfrutta la fame di lavoro endemica nel territorio sardo per spingere la Regione a concedere le autorizzazioni necessarie per potersi allargare e diffondere come un cancro in fase espansiva.
La realtà dei fatti, così cruda e difficile da accettare, non può invece non richiamare un attento esame da parte della Giunta Regionale e l’attuazione delle necessarie contromisure, finalizzate, nel breve tempo, a limitare i danni umanitari generati a livello internazionale dalla produzione di armamenti nella nostra isola e, nel medio, a riorientare la politica industriale regionale verso tutt’altra direzione, promuovendo la riconversione al civile sia di Rwm che dei poligoni.
Per questi motivi, riteniamo che un interessamento diretto della Presidente Todde rispetto alla questione Rwm sarebbe assolutamente auspicabile e ci rendiamo disponibili al confronto e al supporto concreto di iniziative nel senso prima auspicato, insieme alle decine di tecnici ed esperti provenienti dal mondo professionale ed accademico che negli anni hanno aderito all’attività di questo Comitato e col supporto del neonato comitato regionale “Insieme per la Pace disarmata” composto da 68 soggetti collettivi della società civile e politica della Sardegna.
Arnaldo Scarpa e Cinzia Guaita sono i portavoce del Comitato Riconversione RWM per la pace, il lavoro sostenibile, la riconversione dell’industria bellica, il disarmo, la partecipazione civica a processi di cambiamento, la valorizzazione del patrimonio ambientale e sociale del Sulcis-Iglesiente