Iglesias, quando il vandalismo dei giovani chiama la scuola a educare alla responsabilità

14 Settembre 2025

[Romano Pesavento]

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani manifesta profonda preoccupazione per quanto accaduto a Iglesias nella notte tra giovedì 11 e venerdì 12 settembre 2025, quando un gruppo di giovanissimi ha preso di mira il supermercato Conad di via Monsignor Saba e un locale di via Cappuccini, causando danni materiali e preoccupazione nella comunità.

Questi gesti non sono solo reati perseguibili dalla legge, ma segnali evidenti di un disagio che richiede attenzione e interventi concreti. Dietro comportamenti come questi si intrecciano dinamiche psicologiche complesse: la pressione del gruppo, il desiderio di appartenenza e la ricerca di visibilità possono amplificare impulsività e ridurre la percezione delle conseguenze.

Quando a tutto questo si aggiunge la difficoltà di gestire emozioni come rabbia e frustrazione, il vandalismo diventa una modalità espressiva distorta di un malessere interiore. Sanzionare gli episodi è necessario, ma da solo non basta. Senza percorsi di ascolto e supporto, i ragazzi rischiano di sentirsi esclusi e incompresi, aumentando la probabilità di comportamenti simili in futuro.

Ed è qui che la scuola svolge un ruolo centrale. Non si limita a insegnare nozioni, ma funge da presidio di legalità, educazione civica e crescita personale. È lo spazio in cui intercettare segnali di disagio, offrire sostegno emotivo e guidare i ragazzi verso la responsabilità, l’empatia e il rispetto del bene comune. Laboratori di cittadinanza, progetti di giustizia riparativa e momenti di confronto permettono di trasformare la trasgressione in esperienza educativa concreta.

La Costituzione (artt. 2, 3, 31 e 34) ricorda che lo Stato ha il dovere di proteggere e formare le nuove generazioni, e la scuola è il luogo privilegiato per tradurre questo principio in pratica. Docenti preparati e attenti possono creare ambienti inclusivi, promuovendo comportamenti consapevoli e partecipativi.

Allo stesso tempo, la scuola non può agire da sola. È fondamentale una rete che includa famiglie, servizi sociali e forze dell’ordine, capace di intercettare precocemente segnali di disagio e proporre percorsi concreti di recupero. Sportelli psicologici, mentoring tra pari e attività di ascolto attivo diventano strumenti preziosi per accompagnare i giovani verso scelte più consapevoli.

Il territorio deve poi offrire alternative positive, spazi in cui i ragazzi possano investire energia ed entusiasmo in modo costruttivo. Centri sportivi, biblioteche e laboratori creativi rappresentano luoghi di aggregazione sani, in cui costruire relazioni e competenze sociali.

Iglesias non deve essere ricordata per gli episodi della notte tra l’11 e il 12 settembre 2025, ma come occasione per rilanciare la centralità della scuola e della comunità come luoghi di crescita, democrazia e inclusione.

Il CNDDU ribadisce che solo integrando diritto, educazione e supporto psicologico, con la scuola al centro di questo percorso, si può contrastare efficacemente la devianza giovanile e restituire ai ragazzi la possibilità di sentirsi parte attiva della società, protagonisti della propria crescita e rispettosi della dignità altrui.

Il prof. Romano Pesavento è il presidente CNDDU

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