Abusivi
16 Giugno 2010Marco Ligas
Solo un terzo degli elettori, forse anche meno, è andato a votare: questo il risultato dei ballottaggi. Dunque nessuna inversione di tendenza rispetto al primo turno ma una crescita ulteriore dell’astensionismo. Chi si aspettava un atteggiamento diverso degli elettori farà bene ad accettare una verità che sembra ormai consolidata: la politica così come viene proposta e praticata non piace, non viene accolta come occasione di partecipazione alla vita democratica del paese, non è vissuta come impegno teso ad affrontare i problemi dei cittadini. Sono sempre più numerose le vicende che vedono i rappresentanti delle istituzioni coinvolti in operazioni torbide, dove l’uso del denaro pubblico è funzionale alla creazione di nuove reti clientelari e al mantenimento dei privilegi dei gruppi di potere; tutto ciò mentre si impongono ai lavoratori e al paese restrizioni sempre più pesanti.
Un uso così impudente della politica, sempre disponibile a superare i baluardi della legalità, non può non provocare conseguenze deleterie.
Certo, centro destra e centro sinistra non si dividono in parti eguali le responsabilità di questo degrado. Ma è ormai evidente che la questione morale richiamata a suo tempo da Enrico Berlinguer riguarda anche le formazioni del centro sinistra. Ed è all’interno di questo imbarbarimento che trova alimento il disincanto e la repulsione della politica. Forse l’unico dato positivo dell’astensionismo verificatosi in queste elezioni va riscontrato nella sua dimensione allargata: non sono stati solo gli elettori del centro sinistra a disertare le urne, delusi più che mai della inadeguatezza dei propri rappresentanti, ma anche quelli del centro destra. Fra questi ultimi ha avuto un peso rilevante la guerra per bande che si è protratta per tutta la campagna elettorale. Non escludo però che almeno una parte di quell’elettorato stia prendendo coscienza che Berlusconi e il gruppo dirigente che lo sostiene non governano certo nell’interesse del paese.
Sono numerosi i segnali allarmanti che l’esecutivo, nel corso degli ultimi mesi, ha inviato in modo inequivocabile: si va dai tagli delle retribuzioni e della spesa pubblica ai decreti che limitano le libertà di informazione e i controlli delle attività delle organizzazioni criminali. I problemi dell’occupazione sono sempre sacrificati davanti alle esigenze del rilancio delle imprese in difficoltà. Clamoroso il caso della Vinyls che rischia la chiusura nonostante la lotta dei lavoratori e le ripetute promesse di un impegno teso alla prosecuzione delle attività. In verità è sempre la grande impresa al primo posto quando si parla di sostegni pubblici, anche quando Marchionne decide di ricattare i lavoratori con ultimatum che non rispettano neppure la carta costituzionale.
Ecco, non credo che tutto ciò non abbia influito sul comportamento elettorale: da una parte l’arroganza del potere, dall’altra l’inadeguatezza dell’opposizione manifestatasi sia nella individuazione di una politica capace di contrastare quell’arroganza sia nella scelta di candidati non condivisi, hanno prodotto i risultati che abbiamo davanti. In qualche provincia (Cagliari), complice anche una legge elettorale quanto mai opinabile, risulta eletto un Presidente con meno del 13% dei consensi fra gli aventi diritto al voto.
C’è da cantare vittoria perché il centro sinistra ha difeso le sue postazioni o siamo vicini alla morte della democrazia? Con amarezza mi sento di dire che i palazzi delle istituzioni saranno occupati da abusivi. Non è ammissibile che gli istituti della rappresentanza popolare subiscano questa mortificazione.
Si può fare qualcosa per uscire da questa situazione? Bisogna fare qualcosa!
10 anni fa, Luigi Pintor, partendo dalla crisi della sinistra, fece una proposta a tutte le sue componenti. Provo a sintetizzarla in modo schematico:
Perché non proponiamo una costituente da cui far nascere una formazione politica capace di raccordare le potenzialità che sono presenti nella sinistra , offrendo qualche possibile risposta? Non dico una federazione o un partito ma una “formazione politica” con forme organizzative elastiche di nuovo conio, su cui misurare la nostra fantasia.
La proposta si arenò per ragioni molteplici. Purtroppo in questo decennio è andata avanti la crisi della sinistra che ha prodotto persino la sua esclusione dal Parlamento. Se guardiamo con attenzione l’elenco delle liste presenti in queste elezioni amministrative ci rendiamo conto che sono un’infinità. Se poi controlliamo i risultati ottenuti vediamo quanto tutto ciò sia paradossale: percentuali che oscillano tra lo 0,…1 e l’1 o il 3%. Spesso le liste che ottengono questi risultati rappresentano gruppi di sinistra. È evidente come siano indicatrici di un malessere profondo. Al tempo stesso, fuori dai partiti, esistono forze consistenti che si battono per la difesa delle libertà, dei diritti del lavoro ecc.; si chiamano di volta popolo viola o dei girotondi o dei forum sociali e in tanti altri modi ancora. Tutte queste forze non riescono a dare continuità al loro impegno e non trovano un referente politico capace di sedimentare queste potenzialità.
Perché non provarci ancora? E chi deve provarci? Persone singole e associazioni e formazioni politiche che avvertano il bisogno di una fuoriuscita da questa palude.
17 Giugno 2010 alle 03:13
Che dire del risultato elettorale? Il centrosinistra vince i ballottaggi sia nelle provinciali che nelle comunali. Fa l’en plein. Il centrodestra ne esce bastonato e con le ossa rotte, per le gravi fratture interne. Ma possiamo gioire per questo succeso del centrosinistra nel disinteresse generale? E’ un’impresa quella di Milia, Deriu e Pilia, caratterizzata da un tasso d’astensionismo mai registrato in Italia? Cosa sono diventate le elezioni senza partecipazione? Un fatto tecnico di individuazione di qualcuno che amministri, senza alcuna scelta di valore? Senza alcuna reale alternativa programmatica? Ma forse, è proprio vero che, guardando alla fuga dalle urne, e alla sostanziale vacuità di idee e programmi dei diversi candidati oramai non si sà più chi è di destra e chi è di sinistra, anche se – diversamente dalla nota canzone – guardando alla condizione materiale dei lavoratori, e ancor più dei non lavoratori, è possibile dire cosa è di destra e cos’è di sinistra. Ha ragione Marco: l’esito di queste elezioni, un vero e proprio funerale della democrazia, non consente alcun festeggiamento. Al contrario, mette prepotentemente al primo posto la questione democratica, l’esigenza di salvare la Costituzione non a parole, ma inverando la partecipazione dei lavoratori all’organizzazione sociale, economica e politica, come dice l’art. 3 della Carta. E rilancia la questione del partito della sinistra. Marco, io ci sto, ma per ragioni anagrafiche aspetto segnali da forze più fesche.
17 Giugno 2010 alle 21:43
Fatto salvo il discorso politico “alto”, vi siete mai chiesti (entrambi) se attualmente i cittadini (soprattutto i giovani) possiedano gli strumenti critici necessari per capire il senso del voto?
In altri termini: non è che il mondo politico trae giovamento dall’astensionismo e lo sostiene deprimendo per quanto possibile il livello culturale e la capacità critica dei cittadini?
Per cui: non sarebbe l’ora di pensare a questo piuttosto che continuare a parlare all’interno di un mondo che appare sempre più chiuso e impermeabile?
PS – Possibile che non vi arrivi alcun suggerimento dal fatto che l’astensionismo è diffuso ovunque, a dimostrazione che è la politica ad essere in crisi e non “le politiche”?