Buoni motivi per sostenere lo sciopero generale che vuole fermare il genocidio in Palestina

22 Febbraio 2024

[red]

Dopo quasi quattro mesi, la situazione in Palestina è drammatica e si moltiplicano le mobilitazioni a livello internazionale per portare sostegno concreto alla popolazione e per fare pressione su Israele perché cessi il fuoco e rispetti le risoluzioni ONU sul ritiro da Gaza e dai territori occupati.

A Sassari, gli Studenti per la Palestina e l’Assemblea cittadina per la Palestina, presso la libreria Dessì in Largo Cavallotti, hanno presentato il programma dello sciopero generale del 23 febbraio e, contestualmente gli obiettivi del corteo che si concentrerà in piazza Azuni a Sassari alle 9:30, per poi dirigersi verso il Rettorato in piazza Università. «Il nostro obiettivo è chiaro» – hanno detto Ilenia Pisano e Pierluigi Cocco dell’Assemblea Studenti per la Palestina Sassari – «chiedere al Senato accademico e al rettore Mariotti di recidere ogni rapporto con Leonardo S.P.A., azienda italiana strettamente legata a Israele e una delle massime produttrici di armi d’Europa, nonché fornitrice degli armamenti con cui Israele sta compiendo un vero e proprio genocidio».

Allo sciopero indetto dal sindacato di base S.I. Cobas hanno aderito anche numerosi docenti che si sono organizzati in un coordinamento: «In Palestina, uno dei volti più inquietanti della cancellazione del popolo palestinese è quello che i Giovani Palestinesi chiamano giustamente “scolasticidio”, cioè la sistematica demolizione delle scuole e delle università palestinesi» – ha spiegato Giovanna Bonu, insegnante di storia e filosofia. «Quando la guerra arriva a radere al suolo sistematicamente scuole, università e ospedali, significa che persino parlare di “guerra” risulta fuorviante, perché siamo di fronte ad un’opera di consapevole annientamento identitario di un popolo e di un genocidio».

In prima linea anche le comunità migranti di Sassari che da mesi sono mobilitate per tenere alta l’attenzione su quanto avviene in Palestina: «Non è vero che da qui non possiamo fare nulla», sottolinea Dahood Jamal, studente palestinese di medicina. «Possiamo boicottare le aziende che hanno nessi economici con Israele, possiamo chiedere alle istituzioni di prendere posizione e possiamo rompere i vincoli tra la nostra università e tutte quelle strutture che in un modo o nell’altro collaborano con Israele. E soprattutto possiamo creare un fronte unico, perché soltanto l’unità potrà bloccare la logica della guerra e della distruzione tanto in Palestina quanto qui in Sardegna». Il concentramento del corteo è previsto per venerdì 23 febbraio in Piazza Azuni alle 9 e 30.

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