Dotzentes sardos pro sa Palestina

22 Febbraio 2024

[red]

L’appello dei docenti sardi per la Palestina, che attraverso questa lettera aperta vogliono esprimere la loro posizione e il loro sdegno di fronte alla tragedia che si consuma a Gaza, sotto gli occhi del mondo intero. La loro prima azione sarà scioperare il 23 febbraio e scendere in piazza al presidio a Cagliari in Piazza del Carmine alle 9.30 e al corteo di Sassari con concentramento alle 9.30 in Piazza Azuni.

Dal 7 ottobre, oltre 2 milioni di Palestinesi – rinchiusi in una gabbia di 10 per 40 km, sono sottoposti a bombardamenti incessanti che hanno sinora causato 30.000 morti, di cui almeno 15.000 bambini, mentre il bilancio di feriti è di 68.883 (dati diffusi dal Ministero della Sanità di Gaza e confermati da tutte le agenzie internazionali).

La popolazione è in condizioni di disperazione estrema: a Gaza mancano cibo, acqua, servizi igienici, medicinali, in un contesto abitativo e civile che vede il 90% degli edifici distrutti e la popolazione accampata in alloggi di fortuna, senza alcun tipo di servizio e di assistenza.

Tutti gli ospedali, dove fino all’ultimo i medici hanno operato senza anestesia e facendosi luce con le torce per via dell’embargo, sono stati distrutti e resi inattivi; l’ospedale Nasser, l’ultimo attivo, dopo una settimana di assedio non è più in grado di fornire alcun tipo di assistenza ai feriti e ai malati.

Nelle carceri israeliane sono rinchiusi circa 7000 palestinesi, tra cui 200 bambini, gran parte dei quali in regime di detenzione amministrativa, cioè senza processo e senza accuse. Dopo il 7 ottobre le misure di emergenza che facilitano il trattamento inumano e degradante dei detenuti sono state ulteriormente inasprite; prove e filmati testimoniano l’esistenza di forme di tortura e maltrattamento sistematico, con pestaggi brutali, umiliazioni, obbligo di inginocchiarsi a terra durante la conta dei detenuti e di cantare canzoni israeliane. (Per approfondimenti in merito rimandiamo al sito di Amnesty International, amnesty.it)

Tra le azioni più scellerate e indicative della violenza dello Stato di Israele vi è anche la sistematica distruzione delle scuole, delle università, delle biblioteche e la negazione del diritto allo studio dei bambini e ragazzi palestinesi.

Questa azione evidenzia ancora una volta l’intento di cancellazione di un popolo, colpendo quei centri culturali deputati alla trasmissione della lingua e dell’identità palestinesi

Un abominio di queste dimensioni, di cui abbiamo tratteggiato solo i contorni essenziali, si configura in maniera ormai inequivocabile, come sistematica distruzione di un popolo e non può essere in nessun modo giustificata da alcun generico richiamo al legittimo diritto di difesa invocato da Israele in risposta ai fatti del 7 ottobre.

La Corte Internazionale di Giustizia – sulla base delle prove documentali fornite dal Sudafrica e la testimonianza del Segretario Generale delle Nazioni Unite e dei funzionari ONU presenti sul campo – ha ritenuto credibile il rischio di un genocidio a carico del popolo palestinese, riconoscendo il diritto dei palestinesi ad essere protetti da atti di genocidio e imponendo ad Israele di adottare tutte le misure per evitarlo.

Il pronunciamento della Corte Internazionale di giustizia, in data 26 gennaio 2024, con l’ordinanza n. 192, è stato il seguente: “La Corte ritiene che (…) Israele debba, in conformità ai suoi obblighi ai sensi della Convenzione sul genocidio, nei confronti dei palestinesi a Gaza, adottare tutte le misure a sua disposizione per impedire la commissione di tutti gli atti rientranti nel campo di applicazione dell’articolo II di questa Convenzione, in particolare:

(a) uccidere membri del gruppo;

(b) arrecare gravi lesioni corporali o mentali ai membri del gruppo;

(c) infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita atte a determinarne la distruzione fisica totale o parziale; e

(d) imporre misure intese a prevenire nascite all’interno del gruppo.

… La Corte ritiene inoltre che Israele debba garantire con effetto immediato che le sue forze militari non commettano nessuno degli atti sopra descritti.

… che Israele debba adottare tutte le misure a sua disposizione per prevenire e punire l’istigazione diretta e pubblica a commettere genocidio nei confronti dei membri del gruppo palestinese nella Striscia di Gaza.

… che Israele debba adottare misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura di servizi di base e assistenza umanitaria urgentemente necessari per affrontare le avverse condizioni di vita dei palestinesi nella Striscia di Gaza.

… Israele deve anche adottare misure efficaci per prevenire la distruzione e garantire la conservazione delle prove relative alle accuse …

Alla luce degli eventi in corso in queste ore, è evidente Israele non ha riservato alcuna attenzione alle richieste della Corte dell’Aia, accentuando se possibile il suo comportamento genocidario.”

Il governo italiano in tutte le sedi internazionali ha sostenuto l’azione di Israele, con cui ha rapporti economici e soprattutto militari.

La nostra isola, vista la presenza dei tre poligoni militari più grandi d’Europa, è sede delle esercitazioni dell’aviazione israeliana.

Gli atenei sardi collaborano con la società “Leonardo s.p.a.” e altre entità del complesso militare industriale che hanno strette collaborazioni col governo israeliano.

A Domusnovas (Provincia del Sud Sardegna) è presente la fabbrica RWM Italia Spa, costola italiana di Rheinmetall, colosso tedesco di produzione di armi con sede a Dussendolf, fabbrica di munizioni e testate di calibro medio-grande in vari contesti di guerra.

Preso atto di queste premesse fattualitutti noi docenti, nell’ambito del nostro ruolo intellettuale e mossi da una spinta deontologica improntata all’educazione alla pace, alla cooperazione e al rispetto dei diritti umani, desideriamo contribuire al consolidamento di un movimento di opinione a sostegno della cessazione del fuoco e del riconoscimento dello Stato palestinese.

A tal fine ci impegniamo:

– a creare nelle scuole momenti di informazione e discussione sulla realtà della Palestina e sulle origini storiche del conflitto e dell’occupazione israeliana del territorio palestinese

– a informare la cittadinanza della presenza nella nostra isola delle fabbriche di bombe e strumenti atti alle infamie di questa e di altre guerre, nonché della destinazione del nostro territorio ad esercitazioni militari in generale e in particolare dell’esercito israeliano

– a denunciare attraverso canali di stampa ancora liberi e proteste pacifiche, tutte le azioni del Governo italiano che fino ad ora, sostenendo incondizionatamente lo Stato di Israele, si sta rendendo corresponsabile di quella che riteniamo a pieno titolo un’azione genocida nei confronti del popolo palestinese

– a chiedere che il governo italiano si attivi in tutte le sedi internazionali con azioni che portino ad un’effettiva e reale cessazione del massacro in corso in Palestina.

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