Centrale solare termodinamica di Decimoputzu Villasor: ora la Giunta Pigliaru dimostri di rappresentare la Sardegna

1 Settembre 2016
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Stefano Deliperi

Il caso relativo al progetto di centrale solare termodinamica a concentrazione (potenza complessiva lorda 55 MWe) su 269 ettari di terreni agricoli fra Decimoputzu e Villasor non riguarda solo aspetti ambientali. Nemmeno può esser limitato a una disputa fra società energetica e proprietari terrieri.

Rappresenta uno snodo importantissimo per il futuro della Sardegna al pari della “battaglia” per ora vinta contro il progetto Saras s.p.a. di ricerche energetiche sulle rive dello Stagno di S’Ena Arrubia, nelle aree agricole di ArboreaChe cosa vogliamo fare delle nostre terre? Quale futuro vogliamo avere come comunità regionale? In un’Isola che importa circa l’80% di quello che mangia ogni anno non sarebbe meglio salvaguardare e migliorare la qualità dei propri suoli agricoli? Non tutti sono d’accordo.

Nelle scorse settimane, infatti, la Commissione tecnica VIA/VAS ha espresso il proprio parere conclusivo – probabilmente positivo – nell’ambito del procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) avviato nel dicembre 2013 su impulso della Società Flumini Mannu ltd, con sede legale a Londra, in Bow Road n. 221, e sede fiscale a Macomer, in Corso Umberto I n. 226.

Il Ministero dei Beni e Attività Culturali e del Turismo ha espresso il proprio parere negativo (nota D.G. Paesaggio, Belle Arti, Architettura, Arti Contemporanee n. 16716 del 3 luglio 2014), così come ha espresso parere negativo la Regione autonoma della Sardegna (vds. note Ass.to reg.le Difesa Ambiente prot. n. 3712 del 23 febbraio 2015 e altre).

Siamo all’assurdità: anziché individuare una delle tante aree industriali già dotate di infrastrutture e sottoutilizzate, dove avrebbe senso ubicare progetti industriali di questo tipo, si pretende di utilizzare aree agricole, anche mediante lo strumento dell’esproprio, vista la decisa opposizione dei proprietari delle aziende agricole che su quei terreni lavorano da generazioni. Perché?

Ce lo spiega direttamente dalle colonne de L’Unione Sarda (“Energia solare? Non molleremo”, 26 agosto 2016) l’arch. Luciano Lussorio Virdis, della Società energetica proponente: “Lo consente la legge” e poi i terreni agricoli costano di meno, “ma non è l’unico motivo. Servono aree pianeggianti, avremmo potuto farlo solo a Macchiareddu, ma sono andato a parlare con i vertici del Cacip e ci potevano mettere a disposizione solo 30 ettari: ne servivano 269”.

Capito?   L’arch. Virdis è “andato a parlare con i vertici del Cacip”, non c’è una richiesta scritta, non c’è una risposta scritta, non c’è un pezzetto di carta che dimostri che questo progetto di centrale solare termodinamica non si possa realizzare in area industriale.  Così come non c’è nella documentazione depositata in sede di procedura di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.)Ma è poi vero che la legge consenta questo tipo di impianti industriali in area agricola?

Sul piano strettamente giuridico, per normativa e giurisprudenza costante, nelle aree agricole sarde non possono essere ubicati impianti industriali di produzione energetica di tali dimensioni: l’art. 13 bis della legge regionale Sardegna n. 4/2009 e s.m.i. (introdotto dall’art. 12 della legge regionale Sardegna n. 21/2011), l’art. 3 del D.P.G.R.  3 agosto 1994 , n. 228 (direttive per le zone agricole, criteri per l’edificazione nelle zone agricole) prevedono che nelle zone agricole “E” degli strumenti urbanistici comunali, possano essere autorizzati soltanto interventi relativi ad attività agricole e/o strettamente connesse, non attività di produzione energetica di tipo industriale – come quella in progetto – slegata da attività agricole in esercizio nel sito. Parte delle aree sono, poi, tutelate con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e nel piano paesaggistico regionale sono individuate come a utilizzazione agro-forestale, dove l’art. 29 delle N.T.A. vieta “…trasformazioni per destinazioni e utilizzazioni diverse da quelle agricole di cui non sia dimostrata la rilevanza pubblica economica e sociale e l’impossibilità di localizzazione alternativa, o che interessino suoli ad elevata capacità d’uso, o paesaggi agrari di particolare pregio o habitat di interesse naturalistico…”.

Non si tratta dell’unico progetto di centrale solare termodinamica a concentrazione presentato in Sardegna. La Gonnosfanadiga ltd, sempre con sede legale a Londra, in Bow Road n. 221, e sede fiscale a Macomer, in Corso Umberto I n. 226, propone anche un progetto (potenza complessiva lorda 55 MWe) su 232 ettari di terreni agricoli fra Gonnosfanadiga e Villacidro (in precedenza Guspini e Villacidro, avviato nel marzo 2014).

In ambedue i casi – analogamente agli altri casi di Cossoine-Giave-Bonorva (SS), di Vallermosa (CA) e di San Quirico (OR) – il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus è intervenuto più volte per difendere le aree agricole interessate da progetti di vera e propria speculazione energeticaE’ netta la contrarietà di amministrazioni comunali, associazioni di categoria dell’agricoltura e dell’allevamento, docenti universitari, associazioni e comitati espressione dei residenti delle zone interessate.

Ora è il momento per la Giunta Pigliaru, che da anni amministra la Regione autonoma della Sardegna e ha recentemente approvato il Piano energetico regionale (P.E.A.R.S.), di dimostrare concretamente la propria rappresentatività della collettività sarda e la propria capacità decisionale presso il Ministero dell’ambienteSe c’è, batta un colpo. Dimostri di rappresentare davvero la Sardegna.

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