Charles de Foucauld, l’uomo del dialogo con i musulmani e della fraternità universale

1 Giugno 2022

[Franco Meloni]

Martedì 7 giugno, alle ore 18, nei locali della Parrocchia di S. Anna, in via Fara 19 a Cagliari si svolgerà un convegno sulla figura di Charles de Foucauld.

Si confronteranno Ettore Cannavera, che ne illustrerà la vita e il percorso umano e religioso; Claudia Zuncheddu, che si soffermerà sugli ambienti del deserto dove ha operato, sulle piste dei tuareg dell’Hoggar verso l’Assekrem (l’Hoggar è tutta la catena montuosa Sud Algeria e nella cima del monte Assekrem, l’heremitage di C. de Foucauld). Infine, Margherita Zaccagnini parlerà della presenza in Sardegna dei “Piccoli Fratelli” che hanno ispirato la loro missione all’insegnamento del santo eremita. L’attore Marco Bisi leggerà alcuni brani degli scritti di Charles De Foucauld. L’iniziativa è organizzata dall’Associazione Giuseppe Toniolo, in collaborazione con gli Amici sardi della Cittadella di Assisi. Introdurrà i lavori il parroco di Sant’Anna don Franco Matta. Coordineranno, in rappresentanza delle associazioni promotrici, Gianni Loy e Franco Meloni. Pubblichiamo una riflessione di Franco Meloni.

Il nostro incontro si propone sostanzialmente  tre obiettivi, condensati in altrettanti punti:
. conoscere in modo essenziale ma significativo la personalità di Charles de Foucauld, i luoghi da lui abitati, le persone che lui amò  e che lo amarono, soprattutto nell’ultimo periodo della sua vita nel deserto algerino; Conoscere il suo messaggio fondamentale, di uomo di pace, “fratello universale”; Cercare di capire le ragioni del perché il suo messaggio affascini ancor oggi, soprattutto oggi, molti credenti e non credenti.

I relatori daranno risposta a questi diversi interrogativi sulla base delle proprie conoscenze ed esperienze nel loro incontro con il pensiero di C. de Foucauld. Quelli che seguono sono solo personali contributi preliminari al dibattito di martedì. Sul primo punto vale la pena riportare una sintesi efficace della biografia di Charles de Foucauld, fatta dal teologo Brunetto Salvarani, che ha scritto un libro sulle somiglianze di San Carlo de Foucauld a San Francesco d’Assisi, ambedue citati da Papa Francesco nella sua ultima enciclica “Fratelli tutti” come pilastri “architettonici” della fraternità.*

“Charles-Eugène de Foucauld nasce a Strasburgo, in Alsazia, il 15 settembre 1858, da un’antica famiglia nobiliare il cui storico motto è “Mai ritirarsi!”; morirà in circostanze drammatiche, nel deserto algerino in cui si era spinto (e non ritirato) per seguire quella che aveva finalmente intuito essere la sua definitiva vocazione, il 1° dicembre 1916. Ebbe una vita piuttosto breve, dunque, appena cinquantotto anni: eppure, le definizioni che gli si potrebbero attribuire sono tante, e variegate. Ufficiale di cavalleria ben disposto all’azione, brillante esploratore in terra africana, stimato geografo ed etnologo, meticoloso linguista, e naturalmente uomo dello Spirito, presbitero, monaco e poi eremita in Dar al-Islam. A dispetto di ciò e di un’esistenza quanto mai poliedrica, in realtà, di tutti gli obiettivi che si era dato, egli non ne raggiunse nemmeno uno: avrebbe voluto fondare un ordine religioso, o almeno un istituto di fratelli, ma nonostante ripetuti tentativi e sperimentazioni non ci riuscì. Rifiutò d’altra parte, inoltre, di diventare ciò che di volta in volta gli veniva richiesto dalla famiglia e dalle occasioni che gli si pararono davanti, dapprima studente modello e poi soldato di carriera, scegliendo di rimanere costantemente ai margini, per consegnarsi alla fine al silenzio, all’ascolto e alla preghiera. Pur abitando nel deserto profondo fianco a fianco con i Tuareg, tradizionalmente musulmani sunniti, non determinò in loro alcuna conversione al Vangelo, fino a trovare la morte, assassinato per futili ragioni, quando ancora era nel pieno della sua maturità intellettuale e spirituale”. 

I frutti della sua vita arrivarono copiosi diversi anni dopo la sua morte.

Sul secondo punto, possiamo sintetizzare la missione di C. de Foucauld, nelle sue stesse parole riportate in una lettera per la cugina Marie, del 7 gennaio 1902: “Voglio abituare tutti gli abitanti, cristiani, musulmani, ebrei e idolatri, a considerarmi come loro fratello, il fratello universale”

Sul terzo punto sembra pertinente rifarsi al pensiero del cardinale Carlo Maria Martini sul rapporto tra credenti e non credenti**, il quale sosteneva che dentro ciascuno di noi convivono distinti un credente e un non credente che lottano quotidianamente, a volte prevalendo l’uno, a volte l’altro. Cogliendo questo concetto, sommessamente aggiungo che dentro ciascuno di noi agiscono forze del male e forze del bene. Nei nostri comportamenti a volte prevalgono le une, a volte le altre. Ovviamente saremo felici se a prevalere in noi fossero sempre le forze del bene, ma purtroppo non è così (la guerra è un terribile esempio del prevalere del male nei comportamenti singoli e di intere aggregazioni umane). Carlo de Foucauld evidentemente rappresenta la forza del bene, quella che più si avvicina al modello di Gesù Cristo. Così come fu per San Francesco d’Assisi. I due santi, non a caso, sono riferimenti espliciti di Papa Francesco, come mirabilmente ripresi e proposti nella sua enciclica “Fratelli tutti”. 

Siamo coscienti della nostra piccolezza rispetto a questi giganti della spiritualità. Ma tuttavia non desistiamo dal confrontarci.

In particolare, come afferma Brunetto Salvarani di Carlo de Foucauld: “imbattendosi in lui e nella sua storia da moderno padre del deserto, è impossibile rimanere indifferenti: o ci si innamora ingegnandosi a conoscere tutto di lui, o ci si rifiuta di farsi coinvolgere, di fronte a quello che potrebbe anche apparirci un idealista un po’ folle, incapace di fare i conti con la dura realtà”.

Forse per noi l’alternativa non è così secca, ma tuttavia cerchiamo di riflettere insieme e di capire per quanto riusciamo a farvi tesoro per la nostra vita.

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* Brunetto Salvarani “Fino a farsi fratello di tutti. Charles de Faucauld e Papa Francesco”. Cittadella Editrice. Aprile 2022.

** Al riguardo una riflessione condivisa dal cardinale Carlo Maria Martini e dal filosofo Norberto Bobbio: «la differenza più importante non è tra chi crede e chi non crede, ma tra chi pensa e chi non pensa ai grandi interrogativi dell’esistenza»

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