Il 25 Aprile 2014 a Nuoro

1 Maggio 2014
Anti_Fascism_by_BenHeine
Pietro Dettori*

Che significato ha celebrare il 25 Aprile, giorno della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, a Nuoro? In Sardegna, a parte pochi sporadici episodi, ma molte manifestazioni di antifascismo, non c’è stata guerra di liberazione e tantomeno a Nuoro e nel nuorese. Concetto questo e credenza diffusa da sfatare perché se è vero quanto detto, è anche pur vero che molti nuoresi, non solo della città ma anche dei paesi della provincia, hanno combattuto nell’Italia continentale e in vari paesi europei contro il nazifascismo. Molti dei nostri giovani pastori, muratori, studenti, militari, falegnami, minatori e anche, ma guarda un po’, donne che furono resistenti antifasciste e anche partigiane in armi, combatterono con coraggio, eroismo, disinteresse e spirito di sacrificio contro i nazifascisti. Molti di loro tornarono ai mestieri che esercitavano prima della guerra, in silenzio per sessant’anni, altri furono mutilati, torturati, fucilati, impiccati, altri ancora morirono in combattimento. Molti furono insigniti di medaglia d’oro, altri d’argento al valor militare della Resistenza ma la maggior parte tornarono senza alcun riconoscimento. Negli anni ottanta iniziarono ad arrivare i Diplomi d’Onore al Combattente per la Libertà d’Italia 1943-1945; per i caduti arrivarono i certificati al Patriota.
Non so ancora quantificare i partigiani di Nuoro città e quelli della provincia; la nostra ricerca è ancora incompleta. Man mano che presentiamo il libro dell’ANPI di Nuoro “Pitzinnos Pastores Partigianos eravamo insieme sbandati”, autori Piero Cicalò, Pietro Dettori, Salvatore Muravera e Natalino Piras, altri partigiani ci vengono segnalati, altri appunti, altre ricerche, altre vicende umane mai raccontate, mai conosciute. Quando abbiamo celebrato questo 25 Aprile, parlando di Piero Borrotzu “Tenente Piero”, nel 70° del suo sacrificio, nato a Orani e cresciuto a Nuoro, medaglia d’oro della Resistenza, torturato e poi fucilato dai nazifascisti a Chiusola, La Spezia, dopo essersi spontaneamente consegnato agli aguzzini per salvare gli abitanti di quel paese dal massacro; parlando di Antonio Mereu “Attila” di Nuoro, ucciso dai nazisti a Santa Maria di Purocielo, Ravenna, Linea Gotica, nell’estremo tentativo di salvare i partigiani della sua compagnia che erano stati circondati, pensiamo e parliamo anche a nome degli altri nuoresi che hanno combattuto contro il fascismo e l’occupante nazista, Claudio Deffenu medaglia d’argento, Francesco Piredda, Mariangela Maccioni, Dino Giacobbe e la moglie Graziella Sechi, Marianna Bussalai, Diddino Chironi.
Quando la sera del 25 Aprile a Bitti, nella chiesa della Pietà, di fronte all’urna contenente le spoglie mortali di Giorgio – Joglieddu – Sanna “Varadda”, riportate dopo settant’anni dalla Slovenia, leggiamo le sue lettere e quelle di Nenneddu Sanna ancora sepolto in quel paese di confine, pensiamo e leggiamo le lettere non ritrovate e anche quelle mai scritte dagli altri loro compagni mai tornati nei loro paesi per essere pianti dalle loro madri. Insieme a loro ricordiamo Chircheddu Coccu “Balosso”, Mauro Antonio Fancello, Giorgio Delogu “Lucertola”, Giovanni Sanna di Bitti. A Orgosolo si ricordano agli alunni della Scuola Media gli eroi di cui non hanno mai sentito parlare e che neanche i loro genitori conoscono, Carmine Congiargiu “Cervo”, Peppeddu Cuccu “Barbarossa” ed Egidio Mesina “Murrette” e le celebrazioni e i ricordi risuonano a Dorgali per raccontare le storie di Salvatore Pira Canu, di Francesco Cuccu e di Billia Malatesta; risuonano a Pattada per parlare di Pietro Maria Campus “Rino” e di Giovanni Baruzzu “Stretto” e a Galtellì per Anzelinu Soro “Renzo” e ancora per parlare di Luigi Podda “Corvo”, di Perdu Maria Corraine “Piemonte”, di Antoni Micheli Mesina “Onorato”, di Corraineddu “Cavallo”, di Giovanni Antonio Catgiu “Crudu” ancora di Orgosolo; a Orune per ricordare Michele Zidda “Macario”, medaglia d’argento e Bernardino Ruiu “Mignolo”, della GAP di Gorizia, Udine e Monfalcone, terrore dei nazifascisti. Ad Aritzo Gianluca Medas ha letto brani sull’anarchico Schirru, tratti dal libro di Giuseppe Fiori e da altri testi, nella piazza dove qualche anno fa è stata messa una lapide per ricordare Liberato Pranteddu “Libero” e il pensiero è andato ad Antonio Moi, antifascista aritzese, industriale a Monza, venduto dai fascisti ai tedeschi, internato e morto a Mauthausen.
A Siniscola si leggono le lettere dei condannati a morte della Resistenza Europea e il pensiero va a Stefano Porcheddu “Monello” di Olbia , macellaio a Siniscola che ha combattuto da partigiano in Friuli e in Slovenia insieme ai nostri pastores partigianos e a Remo Aldo Tosi assassinato per rappresaglia dalle camice nere, insieme ad altri sette partigiani, alla Pedagna, Chiavari. Ma il pensiero è anche andato, indignato, a Carmelo Cottone di Nuoro e vissuto a Siniscola, perfetto fascista, braccio destro del ministro dell’Istruzione Bottai, autore di testi scolastici di fedele dottrina del regime, persecutore della maestra antifascista nuorese Mariangela Maccioni, al quale ancora oggi è intestata vergognosamente la scuola elementare del paese. Così come si pensa a Borore dove ancora esiste una via intestata a Lussorio Cau, membro di quel Gran Consiglio che condannò e fece marcire in carcere Antonio Gramsci e fece fucilare l’anarchico Schirru.
Il nostro è stato un 25 Aprile caratterizzato molto dal rientro a Bitti delle spoglie mortali di Joglieddu “Varadda”, pastore partigiano caduto in Slovenia dove è rimasto settant’anni sepolto nel cimitero di Kanalski Lom. Molti altri partigiani dovranno rientrare nei cimiteri dei loro paesi per essere pianti e glorificati. Il 30 aprile si sono svolti a Bitti i funerali in forma solenne di Giorgio Sanna, Joglieddu, “Varadda”, presente a piangerlo tutto il paese, il fratello, i nipoti che ne portano il nome, le autorità e l’ANPI di Nuoro che ha creduto e voluto, insieme alla famiglia, riportarlo nella sua terra. Nella stessa occasione è stata scoperta, nella tomba senza corpo, una targa per ricordare Nenneddu Sanna, partigiano insieme a lui, sergente maggiore, caduto a Ranziano, Renče, in Slovenia il 13 febbraio del ’44.
Nostri eroi, loro e gli altri, ricordati e tanti altri da scoprire e ricordare, caduti per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, per la nostra Democrazia e per la nostra Costituzione ancora da attuare. Perché anche se l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, il lavoro manca e i giovani non possono proseguire gli studi perché i genitori non lavorano e tantomeno i giovani e le donne. I finanziamenti per l’istruzione vengono tagliati, così come quelli per la sanità, mentre si spendono miliardi per l’acquisto di strumenti di morte e di guerra, mezzo che l’Italia deve ripudiare per la risoluzione delle controversie internazionali. I cittadini non hanno ancora pari dignità e non sono ancora uguali davanti alla legge perché pesa ancora la distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche e di condizioni personali e sociali. La Repubblica non rimuove ancora gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini.
Nel nostro 25 Aprile si sono glorificati i partigiani e i valori della Resistenza. Ancora si faranno innumerevoli 25 Aprile affinchè la Costituzione venga attuata a pieno e le svastiche e i saluti romani scompaiano per sempre dalla storia dell’Uomo.

*Presidente provinciale dell’ANPI di Nuoro

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