Il rogo dell’oggettività

1 Maggio 2014
bruciati vivi
Gian Nicola Marras

“La verità e la comprensione non sono articoli tali da essere monopolizzati e mercanteggiati con licenze e patenti garanzie. Non dobbiamo pensare di rendere tutta la conoscenza nel paese un genere controllato, di marchiarla e patentarla come il nostro panno largo e le nostre balle di lana.” Milton, Areopagitica. Discorso sulla libertà di stampa.

È davvero così difficile trovare un nome, un aggettivo per sintetizzare ciò a cui assistiamo o veniamo a conoscenza? Ridurre in sintetici “tweet” i fatti del mondo è la nuova regola impostaci dall’evoluzione tecnica degli strumenti del comunicare. Il potere ammanta il mondo dell’informazione e lo divide in compartimenti stagni rendendo difficile decifrare con immediatezza anche fatti che posseggono nitidi contorni, come per i fatti ucraini. Il silente plauso dei gruppi di potere europei è sconcertante. Alla potenza della narrazione delle immagini viene anteposta una prassi censoria, perpetuata dall’industria culturale generalista finisce col promuovere un comodo distacco e una conveniente indifferenza. Distorsioni di realtà e creazioni artificiose di interpretazioni alternative e errati convincimenti. L’oggettività, questa sconosciuta, muore nel rogo di Odessa. Ma è davvero possibile nutrire dubbi su avvenimenti come questo? Roghi, rapine, violenze, stragi, guerra: questo è il portato dei fascismi in tutte le loro vesti, vecchie e nuove. Il rosso del sangue versato oggi non riuscirà a coprire il nero degli stendardi nazisti del Settore destro. Quanto sarà largo e permeabile il panno dei governi e dell’informazione nel mondo occidentale?

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