Il Mediterraneo ferito: la Sardegna tra pace dichiarata e fabbriche di morte
1 Ottobre 2025[Aldo Lotta]
Nell’altra sponda del Mediterraneo, ma molto più vicino a noi di quanto la distanza geografica possa indicare, prosegue sempre più efferato quello che è diventato ormai addirittura riduttivo chiamare genocidio e infanticidio, il vero nuovo Olocausto, sempre a guida occidentale: e, guarda caso, a distanza di un secolo, lo zoccolo duro del riconoscimento politico del genocidio e dello Stato palestinese sono di nuovo Italia e Germania.
Tra le tante, tantissime vittime in tenera età di questi giorni vorrei citare tre bambini sotto i 5 anni, colpiti e smembrati dagli ordigni israeliani insieme a due loro familiari. La mamma e un’altra figlia sono ricoverate in gravi condizioni. Questo crimine non sarà conteggiato nelle statistiche del genocidio di Gaza, perché è avvenuto in Libano, in quanto Israele, unico Paese al mondo senza confini ben delineati, può colpire dovunque (un’ulteriore chiara dimostrazione di questo è stata appena fornita, in occasione dell’assalto alla Global Sumud Flotilla, avvenuto nella zona di passaggio tra le acque internazionali e quelle di…Gaza).
Un’indagine delle riviste The Canary e The Lancet calcola che in realtà, solo nella Striscia, le vittime assassinate sotto i 5 anni sono 380.000! Su un totale di 680.000! (E ormai per ogni bambino colpito, quattro ne muoiono a causa della carestia!)
Quasi un anno fa, il 24/10/2024, il Consiglio regionale della Sardegna ha votato una mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina e per l’immediato cessate il fuoco a Gaza e in Libano. Il passo successivo sarebbe dovuto essere l’organizzazione di una conferenza di Pace, per dare voce alle organizzazioni e alle realtà locali delle popolazioni coinvolte.
Il Consiglio Comunale di Cagliari nella seduta del 10 giugno di quest’anno ha approvato un ordine del giorno che ribadisce la ferma condanna per le violazioni dei diritti umani nei territori palestinesi e impegna l’Amministrazione Comunale a sospendere eventuali rapporti e accordi commerciali in essere con soggetti economici israeliani coinvolti nel genocidio.
Sempre il Consiglio Comunale di Cagliari il 23/07/2025 ha accolto una mozione in cui Il primo capoluogo della Sardegna viene dichiarato “città della pace e del dialogo nel Mediterraneo”, segnando una svolta nel posizionamento strategico della città, e dell’isola, rispetto allo scenario internazionale. Intento ribadito la sera del 26 settembre scorso quando gli amministratori della città hanno preso in consegna e esposto fuori dal municipio la bandiera palestinese offerta da una marea di manifestanti.
Ed è proprio la pressione tenace e di una società civile isolana, con sempre meno barriere di appartenenza, ad aver portato, nel giro di pochissimo tempo, a questi fondamentali risultati. Nel corso di un anno sono state sempre più frequenti e partecipate le manifestazioni, dai presidi di fronte alle istituzioni ai cortei chiassosi e colorati. Fino all’attuale stato di agitazione permanente, con estesa partecipazione a scioperi e blocchi di attività indetti dalle sigle sindacali responsabili, che comporta l’immediata scesa in piazza, in qualsiasi momento, di migliaia di persone.
Oggi questa comunità appassionata e progredita, sempre nel tentativo di recuperare le proprie istituzioni al pieno rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, in gravissimo pericolo, vuole partire proprio dai traguardi raggiunti. E lo vuole fare chiedendo fermamente che sia l’Amministrazione regionale sarda che il Consiglio Comunale di Cagliari si dimostrino coerenti, e rompano qualsiasi contraddizione, bloccando l’aberrante commercio di ordigni di guerra a cui da tanti anni la nostra regione e la nostra città si prestano; e assumendo una presa di posizione netta e concreta sia riguardo alla presenza a poche decine di chilometri da Cagliari della fabbrica di morte tedesca RWM sia alla piaga aberrante delle servitù militari.
A segnare con attiva concretezza questa esigenza, il primo agosto di quest’anno si è svolta una fiaccolata davanti ai cancelli dello stabilimento RWM a Domusnovas, con letture, poesie, musica e momenti di riflessione. Successivamente, il 16 settembre, nel corso di un sit-in davanti al palazzo della Regione Autonoma della Sardegna, una delegazione ha consegnato al capo di gabinetto della Presidente Todde una scheda tecnica con le criticità sollevate contro il paventato illegale ampliamento della fabbrica.
A distanza di un mese, il 17 ottobre, è prevista una ulteriore manifestazione, alle 10, a Cagliari davanti al palazzo del Consiglio Regionale, onde richiamare le istituzioni regionali – la Presidente della Regione, la Giunta, il Presidente del Consiglio Regionale e l’intero Consiglio – al dovere di intervenire nei confronti della RWM/Italia, chiedendo la riconversione dell’impianto, e di procedere ad una progressiva dismissione delle basi militari e alla bonifica dei territori inquinati. Il fine dichiarato è quello di costruire un percorso condiviso affinché la riconversione diventi realtà, coinvolgendo istituzioni, sindacati, forze politiche e società civile.
Si vuole dunque mettere le istituzioni che dipingono solennemente Cagliari “città della pace” e la Sardegna regione della pace” di fronte alle loro agghiaccianti, intollerabili contraddizioni e chiedere che esse vengano finalmente affrontate e sciolte!
Perché, se dovesse permanere la vergognosa ferita morale e giuridica insita in queste ambiguità, continuerebbe a prevalere il messaggio istituzionale secondo cui quest’isola continuerà ad inchinarsi di fronte ad un potere distruttivo. Quel potere che persegue il metodo dell’eliminazione fisica di popoli “indesiderati”, la cui sola presenza ostacoli l’espansione economica-finanziaria e politica del sistema capitalistico-coloniale. E allora presto il ruolo di indesiderati potrebbe toccare anche a noi.
Il popolo palestinese è il simbolo delle minoranze e delle classi subalterne contro cui in tutte le società capitalistiche si accentua la repressione, Luigi Pintor, 1972 (cit. da Il Manifesto 2/10/2025)