In memoria di Albino Mereu, partigiano di Villagrande Strisaili

7 Maggio 2025
Villagrande Strisaili, paese natale di Albino Angelo Mereu

[Graziano Pintori]

La scuola generalmente non assolve pienamente il compito formativo nei confronti dei giovani studenti, i futuri adulti. Il compianto presidente nazionale dell’Anpi Carlo Smuraglia scriveva su Patria Indipendente:

 “La scuola non ha fatto e non fa il suo dovere fondamentale, che è quello di aiutare a crescere dei veri cittadini che guardano al presente e al futuro, restando ancorati a un passato che conoscono e sul quale riflettono”.

Posso dire, perciò, che Gigi Pirroni con le instancabili ricerche negli archivi di stato, nei comuni, nelle biblioteche e con i tantissimi contatti vocali con i diretti interessati e testimoni, può salire autorevolmente in cattedra per aiutare un po’ tutti a crescere. Egli, con il libro “Il Ventennio Fascista in Ogliastra”, rende disponibile quel tipo di memoria che aiuta ad arricchire la coscienza civile, stimolare l’impegno per la difesa della Costituzione, della democrazia e dell’antifascismo militante. L’Anpi incoraggia i lavori come quello portato avanti da Gigi Pirroni, perché si ergono barriere storiche inconfutabili contro i semplicistici revisionismi della destra. Altresì non posso non menzionare Luigi Vacca, il quale nei mesi scorsi ha percorso in lungo e in largo l’Ogliastra con l’autore del libro e diffondere l’impegno dell’Anpi per la difesa della Costituzione e alimentare l’antifascismo.

Dopo questa doverosa premessa, i saluti dell’Anpi provinciale si rivolgono agli importanti ospiti della città di Alba, ai rappresentanti istituzionali di Villagrande e del territorio in cui si sono forgiati caratteri valorosi come quello del partigiano Albino Mereu, nome di battaglia “Pino”, chiamato “Il Coraggioso” dai cittadini di Alba.

Un saluto particolare ai fratelli centenari del partigiano, ai numerosi nipoti e pronipoti qui presenti, e al numeroso pubblico.

Se dovessi definire il partigiano Albino Mereu in lingua sarda direi: “Omine Balente”, per indicarlo come uomo abile e prode. Che sia stato omine balente lo racconta la sua vita breve ma intensa, che si concluse 80 anni fa con l’estremo sacrificio in difesa della città di Alba. Cadde durante uno scontro a fuoco con i fascisti, a pochi giorni dal 25 Aprile 1945. Albino Mereu, medaglia d’Argento al Valore, a buon diritto sta dentro la cornice dei grandi partigiani della Resistenza italiana, ossia quella rivoluzione popolare di donne e uomini del nord e del sud uniti per spazzare via l’oppressione fascista e gli invasori nazisti.

La conquista della libertà fu per la Resistenza anche il punto di partenza per un’altra rivoluzione: la costruzione della democrazia.

 Infatti, alla base della lotta partigiana ci fu un progetto sociale democratico, libero e antifascista, tanto è vero che diede i suoi frutti nel volgere di poco tempo: l’istituzione del suffragio universale, la Repubblica Italiana sostituì la monarchia e la Costituente elaborò la Carta Costituzionale, quel motore giuridico capace di disciplinare i rapporti fra la società e i suoi componenti.

Con questi pilastri democratici la Repubblica Italiana intraprese il lungo cammino verso la costruzione dell’Italia fondata sul lavoro e sulla sovranità del popolo, espressa tramite l’elezione dei suoi rappresentanti (art. 1); con l’art.3 venne espresso il diritto all’uguaglianza, in cui ciascuna persona essendo diversa dalle altre è consapevole di non dover essere discriminata per la sua diversità. Mentre con l’art. 11 l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri.

In considerazione del principio di uguaglianza la Costituzione pone al centro dei suoi 139 articoli la persona, conseguentemente si promulgarono altri diritti fondamentali per arricchire civilmente la nascente comunità democratica. Ricordo solo alcuni di questi diritti: l’istituzione del SSN, cioè la sanità per tutti e gratuita; il diritto allo studio universalizzato; lo statuto dei lavoratori, il quale contemplava il diritto e la difesa del lavoro e dei  lavoratori.

 Furono diritti garantiti dallo Stato, ottenuti dopo lunghe e impegnative lotte sindacali, insieme a numerosi movimenti politici, compresi quelli giovanili e degli studenti. Tutti furono in grado di unirsi e respingere le dure reazioni antidemocratiche e anticostituzionali della destra stragista e dei corpi separati dello stato.

 La forza di quei movimenti contro il fascismo di ritorno negli anni sessanta e settanta non cadde dal cielo come la pioggia, ma fu il frutto dell’eredità della Resistenza, furono i valori, i cosiddetti fondamentali, ricevuti dai partigiani che si condensarono nelle parole libertà, democrazia e antifascismo. Valori che diedero a quel mondo in lotta la capacità, il coraggio, la forza di resistere e respingere le trame fasciste.

 Ecco perché oggi è importante questo evento: celebrare Albino Mereu, combattente antifascista, omine balente ucciso dai nazifascisti ottanta anni fa, il 15 aprile del 1945, dieci giorni prima della Liberazione.

In questa circostanza è inevitabile volgere lo sguardo sull’oggi, perché costatiamo che la Costituzione è nuovamente offesa, o se volete lesionata e sottoposta a infide iniezioni di revisionismo.

Infatti, il concetto di libertà si restringe sempre più grazie al nuovo Decreto Sicurezza, che introduce 14 nuovi reati accompagnati da 400 anni di galera di aggravio sulle condanne. Un provvedimento che criminalizza certe categorie di persone che palesemente non costituiscono un reale pericolo sociale come i migranti, i tossici dipendenti, i frequentatori dei centri sociali e, più in generale, i resistenti pacifisti ed ecologisti. Mentre sarebbe il caso definirlo decreto sul controllo del dissenso politico, o più specificamente decreto per l’individuazione di persone definite potenzialmente pericolose perché contestano in modo diretto il governo e i gruppi della maggioranza dove il fascismo alligna.

Un altro sguardo va rivolto anche al pericolo nucleare, che ritorna  nella cronaca quotidiana, considerato che la terza guerra mondiale fatta a pezzi è in atto, come dice papa Francesco. Difatti, su questo pianeta sono attivi ben oltre cinquanta teatri di guerra dove si muore, dove si perpetuano stermini, o se volete genocidi nei confronti di popoli inerti. Vedi il popolo palestinese.

Si tratta di conflitti che noi europei sentiamo più vicini solo perché almeno due di questi si svolgono nel cortile europeo: Ucraina e Gaza. Due guerre che si consumano sul filo rosso del sangue degli innocenti, ormai prede di un colonialismo che rende i popoli invisibili per lasciare spazio al mercato e allo sfruttamento delle risorse.

Uno scenario in cui tutti noi sentiamo il peso della preoccupazione, dell’angoscia e della paura: sintomi tipici di chi avverte la negazione del futuro.

A questo punto, nonostante tutto, dobbiamo pensare che un altro mondo è possibile, che va ben oltre quel tragico orizzonte prospettato dai vari Trump, Putin e Netanyau, e nel suo piccolo anche Zelensky. Dobbiamo pensare alla nostra Resistenza, che nonostante il buio del fascismo, del nazismo e dell’orrore scatenato dalla seconda guerra mondiale i nostri partigiani ebbero la capacità di individuare un nuovo mondo, per il quale hanno combattuto. Dobbiamo fare riferimento ai  tanti Albino Mereu, morti per la libertà e per l’emancipazione dei popoli, e contribuirono a scrivere pagine fondamentali della storia d’Italia per renderla libera e democratica. Facciamo in modo che quelle morti condensino le nostre speranze e, soprattutto, che non siano state vane.

Viva i Partigiani!

La lapide in memoria di Albino Mereu e degli altri martiri per la liberazione di Alba

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI