Conversando con Rita Atzeri

1 Agosto 2011

Francesco Mattana

Il 20 luglio ha condiviso, con Iaia Forte, il magico palcoscenico del Teatro Civico di Cagliari. L’occasione era la rassegna La notte dei poeti, una rassegna con un’importante storia trentennale alle spalle. Lo spettacolo era Fuochi, con la regia di Serena Sinigaglia. Fuochi è un ‘crogiuolo’ di storie femminili, storie di donne che hanno segnato la Storia dell’umanità. Donne fotografate nella loro forza e nelle loro fragilità.
Un crogiuolo di emozioni insomma. Chi conosce la storia di Rita e della sua compagnia teatrale, non deve stupirsi che anche il nome della compagnia sia appunto Il crogiuolo.

Rita, cominciamo a raccontare la tua avventura del Crogiuolo.
Credo sia fondamentale anzitutto ricordare la personalità carismatica del fondatore, Mario Faticoni. Mario è uno dei padri fondatori del teatro in Sardegna: attraverso il Teatro dell’Arco è stato un grande scopritore di talenti, e per paura di dimenticarmene qualcuno non cito i nomi, che meriterebbero di esser citati uno per uno. Io l’ho incrociato per la prima volta nel ‘95. Sono arrivata qui in seguito a un annuncio per un corso di dizione. Non appena arrivata, Mario ha cominciato a coinvolgermi immediatamente nella realizzazione dello spettacolo che allestivano, La città morta, dedicato ai bombardamenti di Cagliari nel ’43. E’ una scelta, quella del teatro, che ho fatto in assoluta autonomia, resistendo alle lamentele della famiglia che non era d’accordo, poiché comprensibilmente preferivano il posto fisso.

Con ‘La notte dei poeti’ è stata la tua prima esperienza?
Come attrice è il secondo anno di fila. Come compagnia invece siamo stati ospiti anni fa con L’Erodiade in veste di produttori. Come attrice l’anno scorso sono stata coinvolta da Giancarlo Biffi per Ecuba, un’esperienza emozionante anche per l’affetto e la complicità instaurato col regista e gli interpreti. L’incontro con Iaia Forte è avvenuto tempo fa. La coinvolgemmo la prima volta per una rassegna da noi curata di teatro civile , La mutazione. L’idea di fare questo spettacolo in tandem è stata di Iaia, poi a distanza di mesi l’ho richiamata per capire se realmente era interessata a lavorare con me. La risposta è stata affermativa, ed è nato Fuochi, lo spettacolo proposto nel cartellone della Notte dei poeti

Uno spettacolo che pone il suo accento principale sul racconto della condizione femminile nella Storia.
Il senso dello spettacolo era appunto questo. Ognuna di quelle figure (Penelope, Cassandra, Antigone, ma anche Rita Borsellino, le madri di Plaza De Majo), ha dentro di sé un caleidoscopio in cui identificarsi. Mi riconosco in Penelope, che nella nostra rilettura moderna non aspetta Ulisse, ma aspetta Godot. Come ho cercato di identificarmi con l’impegno delle madri di Plaza de Majo. E questo è un po’ il senso del teatro se ci pensi: sollevare il velo di Maja, permettendo all’attore e allo spettatore di trovare un senso alla propria vita, specchiandosi l’uno nell’altro. Per quanto riguarda la qualità complessiva dello spettacolo, devo dire che sono d’accordo col recensore dell’Unione sarda, che ha parlato dello spettacolo come promessa non mantenuta. La verità però è che la nostra era soprattutto una scommessa di carattere tematico, mentre il recensore ha ravvisato dei limiti soprattutto riguardo alla spettacolarizzazione. E ha ragione lui in questo senso: effettivamente abbiamo avuto poco tempo per la preparazione, e lo spettacolo ha dunque degli evidenti limiti drammaturgici.

Quale delle figure che avete messo in scena, dovrebbe secondo te rappresentare un punto di riferimento per le donne di oggi?
Fuor di dubbio che Antigone e Cassandra, con la loro forza, rappresentino un modello da seguire. Però attenzione a non trascurare la ‘leggerezza’di Elena. Bisogna rapportarsi al nostro tempo con impegno ma anche con leggerezza: con la leggerezza, ci si può muovere anche accettando gli step negativi, che la vita e il lavoro inevitabilmente riservano

Com’è il pubblico cagliaritano?
Non è facile fare una radiografia complessiva del pubblico cagliaritano. Posso dire che Cagliari è sicuramente una città che ama il teatro. Il mio rammarico è che il nostro rapporto col pubblico è reso complicato dall’aver perduto un teatro di riferimento. E’ difficile convogliare persone nuove, se non hai una struttura fisica di riferimento. Abbiamo un pubblico di affezionati, ma ci piacerebbe poterlo fidelizzare meglio attraverso un teatro nostro

Nota dolente, dolentissima. I finanziamenti regionali e comunali alle attività teatrali…

Purtroppo va denunciata una grossa carenza delle istituzioni in questo senso. Sia la Regione che il Comune deliberano il contributo per l’attività dell’anno solare ad anno più che iniziato. Siamo quasi ad agosto e ancora non abbiamo la delibera né del comune di Cagliari né dell’assessorato alla cultura della regione Sardegna. Il guaio è che impegniamo risorse personali senza avere nessuna certezza sul futuro. Senza entrare nel dettaglio dei meccanismi di finanziamento, il problema nodale è che i contributi vengono dati a pioggia, senza valutare seriamente la qualità delle proposte che arrivano sul tavolo. Non solo dal punto di vista artistico, ma anche sotto il profilo più largo dell’economia, bisogna sempre privilegiare la qualità, rispetto alla quantità. Ad ogni modo, abbiamo appoggiato questa nuova amministrazione di Cagliari perché eravamo convinti che Cagliari dovesse cambiare. I problemi di politica culturale sono complessi e profondi. Ho incontrato l’assessore, e ho intravisto una grande volontà nel voler incontrare i lavoratori del settore.

Mal comune mezzo gaudio, immagino che i problemi del Crogiuolo siano in realtà problemi endemici di tutta la Regione…
Le difficoltà del Crogiuolo sono le difficoltà di tutti i gruppi. Apparentemente, aprendo i giornali, sembra che le iniziative culturali proliferino. Ma la verità è che c’è una volontà politica a bloccare la forza rivoluzionaria del teatro. Poi c’è anche il problema di un certo pubblico, che tende a omologarsi verso il nome televisivo più popolare. Per quanto riguarda l’atteggiamento degli organi culturali, come la stampa, non sempre sono dei buoni compagni di viaggio. Un po’ perché devono soddisfare le direttive, per cui danno più spazio alle notizie di gossip. Ma anche quando fanno scelte loro, c’è poca attenzione verso la produzione locale, sempre ritenuta povera e insoddisfacente. E’ un atteggiamento poco propositivo verso le realtà locali, non ci danno consigli in maniera costante e continuativa

Finiamo con un tuffo al cuore. Lo spettacolo che ti ha emozionato di più, in questi quindici anni di attività teatrale.
Lo spettacolo che mi ha segnato particolarmente è ‘Aspettando Godot’, realizzato una decina d’anni fa: avevamo una paura matta perché le difficoltà erano davvero tante, poi il risultato è stato molto positivo.
Mentre il mio primo debutto in assoluto è stato panico puro, che si è sciolto poi durante la rappresentazione, trasformandosi in gioia e in spossatezza. Il debutto di Fuochi l’ho vissuto con molta preoccupazione, ma la risposta del pubblico finora è stata positiva, e questo mi conforta molto

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