La purezza della scrittura di Jean-Claude Izzo in ‘’Lontano da ogni riva’’, versi dal Mediterraneo struggenti e sognanti

27 Novembre 2025

[Mattia Lasio]

La purezza di un sentimento cristallizzato nella parola. Parola che si fa verso, a sua volta in grado di andare oltre le barriere, capace di oltrepassare gli steccati e di andare al di là dei preconcetti di una società che, da troppo tempo, alza i toni a discapito di un dialogo e un confronto costruttivi.

Purezza, si diceva: proprio questo elemento contraddistingue la scrittura di Jean-Claude Izzo e la sua poetica, sia per ciò che concerne l’arte del poetare che la sua produzione letteraria in prosa. Una scrittura quella di Izzo che, a ottant’anni esatti dalla sua nascita e a un quarto di secolo dalla sua prematura scomparsa, si nutre dei profumi di Marsiglia e del Mediterraneo ovvero i due tratti distintivi e caratterizzanti l’impegno intellettuale di uno dei narratori più raffinati di sempre, ideatore di quel filone letterario passato alla storia come ‘’noir mediterraneo’’ grazie alla realizzazione della sua celebre trilogia marsigliese – costituita dalle opere ‘’Casino Totale’’, ‘’Chourmo’’ e ‘’Solea’’ – avente come protagonista il commissario Fabio Montale in cui è non è difficile riscontrare dal cognome l’influenza che la poesia italiana con la sua carica intensa di significati profondi ha avuto nella formazione di Izzo.

Poesia e Jean-Claude Izzo: un connubio indissolubile, un connubio che meriterebbe molta più attenzione e che si mantiene sullo stesso livello dei grandi successi letterari in prosa dell’autore di Marsiglia, tra cui spiccano anche lavori come ‘’Marinai perduti’’, ‘’Il sole dei morenti’’, ‘’Vivere stanca’’ e ‘’Aglio, menta e basilico’’. Questo perché la poesia ha rappresentato per Izzo un punto di inizio fondamentale, sancito  dalla prima raccolta risalente al 1970 dal titolo ‘’Poesie a voce alta’’, la prima di una serie abbastanza nutrita di altre raccolte pubblicate successivamente nel corso degli anni.

Di particolare rilievo risulta ‘’Lontano da ogni riva’’, opera data alle stampe nel 1997, tradotta in italiano da Annalisa Comes che ha permesso di conoscere al pubblico italiano il cristallino dell’autore marsigliese anche per ciò che concerne la sua produzione artistica in versi, ambito della sua produzione letteraria che in Italia è praticamente sconosciuta. Una raccolta, ”Lontano da ogni riva”, pubblicata per la casa editrice ‘’Ensemble’’, arricchita dalle illustrazioni di Jacques Ferrandez, costituita da dodici componimenti in versi che strizzano l’occhio all’andamento ritmico della prosa, riuscendo al contempo a librarsi in quella dimensione sospesa tra astrazione, fantasia e fuggevolezza che solo la dimensione poetica consente di ideare.

La raccolta presenta degli elementi ricorrenti che permeano tutte le poesie contenute al suo interno: pietre, rovi, attesa e silenzio. E proprio in questo silenzio che Izzo tratteggia con una delicatezza rara il suo io interiore più autentico, in cui è possibile cogliere l’innocenza e la purezza più spiccate del suo modo di scrivere che, in ogni frangente e in ogni pausa, si nutre delle suggestioni donate dal Mediterraneo a cui lo scrittore sentiva di appartenere in maniera viscerale. La raccolta si apre con ‘’Braci della memoria’’ con riferimento a un silenzio struggente che reclama ulteriore silenzio.

Da questa prima poesia sono tratti i versi che danno il titolo all’opera, un’opera il cui filo conduttore è rappresentato da un’analisi introspettiva a tratti anche feroce ma preziosa per conoscersi in maniera non superficiale. Il silenzio torna prepotentemente anche in ‘’Fedeltà’’ dove Izzo si chiede se la sua vocazione sia proprio quella di tacere in un mondo dove la parola rischia di essere lacerazione. Il mare è uno dei topoi ricorrenti, così come la contrapposizione tra l’io e il noi, tra il desiderio di uscire dalla propria solitudine e il timore di compiere questo passo.

Il silenzio ritorna anche in ‘’Leggi’’ in cui a esso di allude come colui che porta con sé anche il ricordo, in ‘’Giustificazione dell’attesa’’ ci si scaglia contro la pochezza di significato dei giorni odierni, dove a regnare è una confusione distruttiva. In ‘’Terra profana’’ si fa riferimento a viaggiatori smarriti che nonostante tutto proseguono nel loro cammino, così come a una eternità che a causa di aprile colpevoli, ingannevoli e maligne finisce per disperdersi verso un dove incerto che non è dato conoscere ma solamente immaginare.

Ne ‘’L’ora traversa’’ a dettare il ritmo del componimento è una solitudine descritta come solare e sovrana, accompagnata da un silenzio che si accumula e che sogna. Tra solitudine e silenzio Izzo si domanda: «come uscire dal cerchio della paura e del niente dove noi bruciamo?». Trovare una risposta a questo interrogativo è compito arduo ma ci si può affidare alla bellezza del sogno protagonista in ‘’Da un esilio trasparente’’. Un sogno che nasce «là dove il cuore non sa più niente».

Proprio così, un cuore che non sa più niente se non che, come ricordato né “L’ambizione del cielo: sciogliersi in acqua e portarsi via la propria morte’’, «l’amore prevede la pazienza». Pazienza che accompagna costantemente, come traspare da ‘’Territorio dell’uomo’’, la solitudine del camminatore che incessantemente affronta il proprio viaggio sino alla rivelazione del sogno a cui spesso si è fatto riferimento. Un viaggio grazie al quale si comprende, come sottolineato nella poesia conclusiva della raccolta ‘’In margine a ciò che è immobile’’, che le parole devono essere continuamente apprese, disapprese e riapprese.

Parole da imparare e da disimparare per poi riapprenderle di nuovo, in modo da capire che dietro di esse si cela una purezza che vale la pena salvaguardare dal clamore assordante di un mondo dove ci si grida sempre più addosso, incapaci di mettere da parte le proprie futili ragioni e le proprie vacue pretese.

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