L’arresto della normalità

16 Aprile 2010

Alice Sassu

Capita che i film dell’assurdo assomiglino alla realtà. Capita che una compagna e redattrice del Manifesto Sardo in Palestina venga arrestata. Capita che si venga arrestati per ciò che si sembra, e che perciò risultino arrestate persino le apparenze. Capita che uno scrittore come Franz Kafka si dimostri più vicino alla sorte dei palestinesi nonostante i tentativi del suo amico Max Brod. (m.m.)

Essere arrestati, scortati e trattenuti dalle forze militari israeliane in Palestina è normale anche per dei turisti. Essere arrestati violentemente dalle forze militari israeliane se si hanno dei tratti somatici arabi è normale in Palestina. Essere arrestati dai militari israeliani senza che vengano richieste le proprie generalità o spiegate le ragioni dell’arresto, è normale in Palestina.
La Cisgiordania, o come viene chiamata in inglese “Palestinian Occupate Territories”, in seguito agli accordi internazionali di Oslo, è divisa in circoscrizioni di controllo: area A, B e C. L’area A è sotto il totale controllo palestinese, la B è gestita dall’Autorità Palestinese e militarmente anche da Israele, e l’area C (che è circa il 70%) è controllata completamente dalle forze militari israeliane. Il 31 marzo 2010 nei pressi dell’illegale colonia israeliana di Har Homa, insediatasi nelle terre del distretto di Beit Sahour (Betlemme), un gruppo di turisti viene arrestato dai militari israeliani in area A, che appunto secondo gli accordi è sotto totale controllo palestinese.
Durante un tour organizzato dalla Ong palestinese ATG, l’Alternative Tourism Group, sei turisti inglesi, una svedese e una volontaria italiana presso l’ATG, vengono arrestati e scortati dentro la barriera militare che delimita la colonia israeliana. I turisti seguivano la guida palestinese che, nei pressi della linea di separazione militare, in area A sotto controllo palestinese, mostrava le terre sottratte ai cittadini di Beit Sahour in seguito all’insediamento della colonia. Mentre il gruppo si accingeva ad andare via dalla zona, una pattuglia militare israeliana ha segnalato la sua presenza e aprendo rapidamente il cancello, ha rincorso il gruppo che nel frattempo tentava di allontanarsi dalla zona. Per la guida palestinese rischiare l’arresto in quella situazione avrebbe comportato probabilmente diversi anni di carcere, cosicché muovendosi velocemente insieme a buona parte del gruppo è riuscita ad allontanarsi dalla zona. Nel frattempo i militari raggiungevano un turista inglese dai tratti somatici arabi (o semplicemente mediterranei) e strattonandolo violentemente intendono arrestarlo. Questo accadeva senza nessun accertamento dell’identità e senza spiegare le ragioni dell’imminente arresto. A sostenere il ragazzo e ad opporsi all’arresto rimanevano sulla scena: sette ragazzi del gruppo turistico e la volontaria dell’ATG, che nello stesso momento filmava l’accaduto. Il gruppo, minacciato dal lancio di lacrimogeni, viene obbligato a seguire i militari dentro la barriera metallica che delimita la colonia israeliana, in attesa di ulteriori ordini e dell’arrivo del capitano. Giunto il capitano insieme a rinforzi militari, i due ragazzi inglesi dai tratti somatici arabi vengono interrogati in particolare sulla loro nazionalità e sulla conoscenza della lingua araba. Quando uno dei ragazzi scopre di non avere con sé il proprio passaporto, tutto il gruppo viene scortato in un auto militare presso il checkpoint di Betlemme, Gilo, dove rimangono per ore in attesa e sotto un sole cocente, scortati anche per andare in bagno.
Gli arrestati hanno chiamano le loro rispettive ambasciate e raccontato dell’accaduto, ma dopo qualche altra domanda, è arrivato l’ordine di rilascio. Tutto finisce in qualche ora, ma agli arrestati non viene data nessuna spiegazione dell’arresto.
In Palestina anche dei turisti possono essere arrestati violentemente dai militari israeliani senza che vengano richieste le generalità o spiegate le ragioni dell’arresto. Anche dei turisti possono essere arrestati se hanno dei tratti somatici mediterranei.
In Palestina, i militari israeliani possono entrare in qualsiasi zona, anche in quelle a loro vietate da accordi internazionali. Rimane il fatto che in Palestina non essere palestinese è comunque un privilegio.

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