L’autogoverno popolare dello spazio pubblico: uno sviluppo della forma di democrazia repubblicana

16 Gennaio 2021

[Alessandro Tedde]

Negli spazi pubblici avvengono i processi di interscambio fra la società e le istituzioni politiche, si influenzano i processi decisionali e dunque si producono i cambiamenti nel sistema giuridico.

Inibire l’utilizzo di uno spazio pubblico urbano, soprattutto in un contesto periferico o gravato da forti contraddizioni sociali, aumenta la crisi di legittimità delle istituzioni politiche e della realizzazione effettiva della giustizia nel contesto delle nuove forme di riproduzione del capitale. Per questo motivo, alcune istituzioni locali hanno accettato di confrontarsi con nuovi modelli di governance caratterizzati dal protagonismo di comunità di riferimento chiaramente individuate attraverso forme decisionali e di organizzazione fondate su modelli definiti in percorsi di democrazia partecipativi. Il caso più noto è quello dell’ex Asilo Filangieri a Napoli, ma un’altra esperienza di avanguardia è il ResPublica ad Alghero (da cui è nato il Distretto della Creatività).

Il movimento algherese sui beni pubblici urbani e sulle modalità con cui possono essere messi a servizio della comunità ha avuto come motore propulsivo Malerbe, un collettivo che promuove l’autoproduzione, intesa come saper fare all’interno di un ecosistema urbano circolare e nell’ottica reticolare della glocalizzazione. Il dibattito in città nasce simbolicamente il 31 maggio del 2014, in occasione dell’evento ResPublica? organizzato presso l’ex caserma dei Carabinieri di Alghero, che in origine avrebbe dovuto ospitare il museo multimediale dell’area marina protetta.

Grazie al forte movimento di partecipazione popolare che si sviluppò, la richiesta di utilizzo di alcuni locali dell’ex Caserma, fino a quel momento gestita in forma consorziata dalla Facoltà di Architettura dell’Università di Sassari con il proprietario, cioè il Comune di Alghero, fu accolta e condusse alla conversione della destinazione d’uso, che fu annunciata il 23 maggio 2015, durante un’assemblea pubblica in piazza alla presenza dell’allora Sindaco e dell’Assessore alla cultura della città. Nel 2016 e poi nel 2019 seguirono due procedure di evidenza pubblica che decisero l’assegnazione condivisa a una rete di associazioni.

In queste sperimentazioni emerge la proposta di una giuridicità pensata nella quotidianità, a partire dallo speciale regime di pubblicità dell’uso civico dello spazio, ove la comunità dei fruitori amministra direttamente il bene immobile sotteso allo spazio pubblico in questione in quanto bene comune. La proprietà pubblica si configura così come una “demanialità rafforzata dal controllo popolare”, in cui le forme di autogoverno creano legami sociali seguendo bisogni reali dei cittadini, degli abitanti e supportano istanze legate non solo al benessere della collettività. L’attivazione concreta della partecipazione dei cittadini è finalizzata alla realizzazione di programmi collettivi di trasformazione della città, che restituiscono alla soggettività collettiva un potenziale costituente, fondando un paradigma alternativo all’inefficace struttura normativistica del diritto positivo moderno.

Insieme a quella di Napoli, l’esperienza di Alghero rappresenta un caso di studio essenziale per comprendere il possibile sviluppo delle forme di democrazia repubblicana intesa come autogoverno popolare dello spazio pubblico. Per questo motivo, nel 2019 il ResPublica è stato inserito tra i luoghi di indagine della relazione causale esistente tra l’azione di trasformazione sociale svolta dai soggetti non formalmente istituzionali e lo sviluppo progressivo dell’ordinamento costituzionale repubblicano, che è l’intento del programma europeo di ricerca pluriennale Democracy as self-government, promosso dal centro studi di Sinistra XXI con il network di ricerca Transform!Europe.

La prosecuzione dell’esperienza di Alghero, nelle stesse forme in cui è giunta fino a oggi, riveste notevole importanza dal punto di vista scientifico e della ricerca, in particolare nell’ambito degli studi sul diritto pubblico e sulle forme di sviluppo democratico delle costituzioni repubblicane. ResPublica, infatti, è una delle manifestazioni di quel tipo di diritto cd. insorgente, una forma di diritto creato da segmenti collettivi oppressi delle aree periferiche delle società a capitalismo avanzato (come è la Sardegna), che si esprime in forme di pratiche alternative di produzione del diritto e di regolazione dei conflitti collettivi negli spazi societari caratterizzati da instabilità costanti e crescenti trasformazioni sociali.

La città di Alghero, dunque, ha la fortuna di sperimentare direttamente una particolare forma di pluralismo che riconosce e legittima le normatività extra e infrastatali, generate dalle carenze e dai bisogni di nuovi soggetti sociali, e capace di raccogliere le rappresentazioni legali delle società emergenti contrassegnate da strutture di uguaglianze precarie e polverizzate da conflitti permanenti. Un patrimonio di ricerca, scientifica e di vita, che non può essere perso o disperso.

Alessandro Tedde (Sassari, 1988), avvocato e giurista, dopo la laurea in diritto costituzionale all’Università di Sassari è stato allievo del Seminario di studi e ricerche parlamentari “S. Tosi” dell’Università di Firenze. Attualmente è dottorando di ricerca in Diritto dell’Unione europea e ordinamenti nazionali presso l’Università di Ferrara con una tesi sulla riforma democratica e sociale dei trattati istitutivi dell’UE. Da ultimo ha curato, con M. Gambilonghi, il volume collettaneo Progettare l’uguaglianza. Momenti e percorsi della democrazia sociale, Mimesis, 2020.

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