Le politiche culturali del turismo in Sardegna sono insufficienti

28 Luglio 2025

[Rita Atzeri]

Nei giorni scorsi sono stati pubblicati gli esiti del cartellone degli eventi culturali sostenuti dall’Assessorato al turismo della regione Sardegna.

Come prevedibile per via dei criteri alla base del bando, realtà storiche si sono ritrovate ad essere idonee non finanziate per esaurimento fondi, tra queste il Nur archeo festival, un festival teatrale itinerante con all’attivo 17 edizioni continuative, nato per valorizzare attraverso lo spettacolo dal vivo i siti archeologici della Sardegna.

Un festival che nella sua declinazione rappresenta un unicum, un festival che ha portato nomi importantissimi del teatro contemporaneo in luoghi di rilevanza strategica e soprattutto in territori fuori dal discorso della promozione culturale generale.

Artisti del calibro dei Motus, Marco Baliani, Iaia Forte, Muta Imago, Fanny e Alexander, Maria Paiato, Tommaso Ragno, Valentina Cervi, Lucilla Giagnoni, Laura Curino, Giuliana Musso, Mario Perrotta, si sono esibiti con allestimenti in site specific al nuraghe arrubiu di Orroli, nelle aree archeologiche di Sa Carcaredda e S’Arcu e is Forros a Villagrande Strisaili, a Genna maria e Pinn’e maiolu a Villanovaforru, nelle domus de janas di Montessu a Villaperuccio, l’area archeologica di Taluni a Macomer, solo per citare qualche esempio.

Il punto è la promozione turistica della Sardegna può passare solo attraverso i grandi eventi o ha bisogno di una narrazione specifica che rispetta i luoghi, che ne racconta la storia, ne cuce gli elementi di culturali ed identitari e li offre alla conoscenza non solo del turista ma degli stessi sardi? Io credo più nella seconda.

Possiamo impegnarci e gioire per il riconoscimento delle Domus de janas come patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO e poi non avere criteri premianti per chi in quei luoghi ha lavorato per decenni non solo portando il meglio del teatro italiano ma soprattutto creando spettacoli originali, creando sinergie e collaborazioni con chi quei luoghi li vive nel quotidiano gestendoli con amore e professionalità, creando relazioni tra artisti e territori, artisti ed abitanti.

Possiamo non essere consapevoli che gli stessi sardi sono turisti a casa loro in cerca di esperienze e scoperta dei luoghi della loro terra?

Abbiamo creato contenitori come il turismo delle radici ed il turismo esperienziale e poi non valorizziamo chi quel percorso lo ha fatto prima che diventassero moda le definizioni?

Speriamo che il bando del prossimo anno possa raccogliere queste osservazioni e sviluppare criteri altri più coerenti al cartellone degli eventi culturali.

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