L’estate in cui scivolammo verso il fascismo

26 Agosto 2025

[Graziano Pintori]

Come tutte le estati la Sardegna viene trascinata al centro dell’attenzione della cronaca locale e nazionale, in quanto palestra del chiacchiericcio patinato proveniente dalla Costa Smeralda.

Vip televisive che bisticciano con addetti alle pompe di benzina, oppure con “affittaombrelloni” da spiaggia. Inoltre, non mancano le solite dichiarazioni dei personaggi dell’avanspettacolo nazional popolare sul forte legame affettivo con la terra sarda, mentre altri si definiscono, addirittura, sardi, pur essendo circoscritta la conoscenza della nostra isola al perimetro dell’ombrellone dove stanno a meriggiare.

Al di la delle sciocchezzuole che escono da alberghi pentastellati e resort extra lusso, le cronache si sono occupate anche dell’evento riguardante lo spettacolo della star mondiale Jennifer Lopez, che si è esibita a ridosso della mega-fantastica piscina del Cala di Volpe, di proprietà del fondo sovrano del Qatar. Un evento milionario che ha esercitato la selezione di classe dei partecipanti, i quali non devono badare a spese per una serata roboante, e, tanto meno, sentire scrupoli di coscienza verso le povertà, i genocidi in atto, carestie e quant’altro di male provoca l’uomo.  

Intendo non l’uomo in modo generico, ma l’uomo del capitalismo brutale, potente, tycoon tracotante e con la schiena sempre dritta. Ovviamente alla cantante – attrice statunitense nessuna autorità italiana ha chiesto se fosse sostenitrice del tycoon Donald Trump, essendo fornitore di armi a Israele e azionista politico di maggioranza del genocidio che si sta consumando a Gaza. Non solo, è quello che ordina e deporta, a calci nel sedere, gli stranieri poveri residenti negli Stati Uniti verso le frontiere messicane o di altri luoghi provenienza.

Mentre invece nella reggia di Caserta veniva negato al maestro d’orchestra Valery Gergyev, dalle autorità del governo italiano, di esibire il suo talento musicale, perché considerato fiancheggiatore del dittatore Putin, nemico dell’Italia. A parte il fatto che la dichiarazione di inimicizia dell’Italia con la Russia è unilaterale, perché Putin non ha mai dichiarato l’Italia nemica dello stato russo, quando mai Putin ha ordinato ai suoi sgherri di censurare i concerti di Pupo, Albano, Iva Zanicchi e altri cantanti nostrani per non essersi schierati contro la Meloni, sodale con l’Ucraina e fiera esponente della Nato.

Se il Cala di Volpe non è zona franca politica del Qatar, possiamo parlare dell’uso strumentale del governo italiano di pesi e misure diversificate nei confronti delle due star mondiali, Lopez e Gergyev. Tale è la discrepanza di trattamento che diventa impossibile non notare lo scadimento della diplomazia italiana, un atteggiamento cieco, o finto cieco, in quanto al concerto di Jennifer Lopez la presenza numerosa, stando alla cronaca giornalistica, era costituita anche da milionari e potenti personaggi della russia putiniana.

Personaggi, che, evidentemente, possedevano la capacità di obnubilare il senso della vista dei vari ministri dell’interno, degli esteri, della cultura, compresa l’esponente Pd Picierno, favorevole alla censura nei confronti del maestro Gergyev. Questa vicenda estiva non appartiene ai soliti lazzi e sollazzi smeraldini, ma è frutto di un’Italia che ambisce ad imporre una nuova egemonia culturale, quella della destra rispetto a quella della sinistra.

Cioè quell’egemonia che porta con se l’acre odore fascista che si nutre di propaganda con i rumori delle grancasse. Infatti, il governo non si è risparmiato nel promuovere la propaganda su tutti i media a proposito della censura esercitata nei confronti del maestro Gergyev, il quale è stato descritto come se fosse arrivato alla reggia di Caserta non per dirigere un’orchestra, ma per tenere un comizio di esaltazione di Putin, nemico della “nostra nazione”, come dice la Meloni.

Sulla stessa linea della propaganda c’è il caso dello sgombero del Leoncavallo, avvenuto secondo i canoni di una ripresa cinematografica, utile per evidenziare la forza e il decisionismo del governo meloniano. Il tracotante decisionismo, infatti, se ne è fregato degli accordi già in atto tra il sindaco di Milano e gli occupanti del Leoncavallo, che prevedevano lo sgombero dello stabile il prossimo settembre, per essere restituito al legittimo proprietario. Un accordo che denota un atteggiamento pacifico, collaborativo e democratico fra le parti.

Silente, invece, l’atteggiamento degli esponenti del governo nei confronti degli occupanti di un palazzo romano da parte di militanti di Casa Pound, quelli che praticano apertamente il razzismo fascista, organizzano ronde e pestaggi contro gli immigrati. Gli stessi hanno minacciato in caso di sgombero, da parte delle forze dell’ordine, che difenderanno fino in fondo il palazzo occupato. C’è solo da sperare che la loro opposizione non sia quella paventata alcuni anni fa quando preannunziarono “un bagno di sangue”, se si fosse proceduto allo sgombero del manufatto.

Intanto il poliziotto Piantedosi e il basettone della cultura Giuli e tutta la destra governativa continuano a tenere mani e piedi nelle torbide acque dei criminali internazionali  Netanyahu e Almasri, le cui mani grondano di sangue innocente. Tutto questo alla luce della nuova egemonia culturale della destra parafascista.

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