Non lasciamo soli i professori

16 Settembre 2020

[Amedeo Spagnuolo]

Cosa sentono interiormente gl’insegnanti che si accingono ad affrontare quest’ anno scolastico enigmatico e incerto sotto molti punti di vista. Si parla, giustamente, dei traumi e del rischio di povertà culturale che potrebbe aggredire i nostri giovani se la scuola non dovesse ripartire in maniera adeguata nemmeno ora; si parla giustamente delle problematiche delle famiglie italiane relativamente alla collocazione dei loro figli piccoli nel caso di una scuola non in presenza.

Ma delle angosce, delle paure e del peso delle nuove responsabilità dei docenti italiani chi ne parla? Il berlusconismo prima e il renzismo dopo, pur avendo provocato danni enormi, non sono riusciti a smantellare il concetto di scuola pubblica, di scuola inclusiva, di scuola democratica, la fiera opposizione dei docenti italiani che hanno resistito e hanno fatto in modo che nella sostanza, nonostante i tentativi di “aziendalizzazione” della scuola essa rimanesse, almeno per ora, democratica e inclusiva anche se sempre più povera e senza risorse adeguate per affrontare le sfide che ci aspettano.

Partiamo dal presupposto che la scuola, quella vera, si fa in presenza, con il rapporto diretto tra docenti e alunni, l’unico possibile affinché, grazie all’empatia che si crea tra docenti e discenti, l’apprendimento diventa più proficuo ed emozionante. la DaD è un surrogato che serve a tamponare momentaneamente situazioni d’emergenza molto complesse come quella che ci è capitata tra capo e collo con il covid 19. È anche vero che per ripristinare un minimo di normalità nella scuola in presenza bisogna garantire a tutti la tutela della salute e la sicurezza nelle aule se non si vuole rischiare d’innescare una bomba virale peggiore di quella che ci ha colpito finora. L’aspetto più inquietante di tutta questa vicenda riguarda il ritardo con il quale la ministra Azzolina e i suoi collaboratori si sono mossi, nessuno può avere la presunzione di poter affermare che avrebbe sicuramente fatto meglio, ma perché fare tutto negli ultimi 15 giorni quando si sa da mesi che la scuola avrebbe dovuto rappresentare una priorità per il nostro paese. Adesso tutto il problema sembra ruotare intorno alla questione dei banchi per cui si è arrivati a ordinare i famosi “banchi con le rotelle”, molto costosi, che probabilmente invece di facilitare il “distanziamento” favoriranno “l’autoscontro” all’interno delle classi. Ma torniamo al punto di partenza, si parla dello stato d’animo di tutti, genitori, alunni, dirigenti scolastici e questo è giusto, ma sarebbe più giusto se si parlasse anche dello stato d’animo di una componente fondamentale della scuola, gl’insegnanti. Tenendo conto che quasi la metà dei decenti in servizio ha un’età che supera ampiamente i cinquant’anni, un po’ d’attenzione andrebbe riservata anche a loro soprattutto perché l’età è proprio di quelle a rischio! Invece negli ultimi tempi, i media non hanno fatto altro che infangare la classe docente affermando che addirittura 400.000 di questi “fannulloni” si starebbe organizzando per cercare in qualche modo d’imboscarsi. È sempre la vecchia storia che va avanti da quando Berlusconi prima e Renzi poi hanno contribuito in maniera determinante a diffondere nell’opinione pubblica la convinzione che, in fin dei conti, questi insegnanti che lavorano diciotto ore settimanali (inutile spiegare a chi non vuole ascoltare che quelle 18 ore si riferiscono esclusivamente alle ore frontali in classe) non possono pretendere proprio nulla e quindi, non lo dicono chiaramente ma lo pensano, nemmeno una reale tutela della propria salute. Per fare un esempio semplice semplice, possiamo ricordare a chi ancora non lo sapesse che al 31 agosto ancora non si sa chiaramente se gli alunni delle superiori saranno o no obbligati a indossare la mascherina durante l’intero arco delle attività didattiche. Ma come, è stato detto e ridetto che mascherine e distanziamento sono le armi principali che abbiamo in mano in questo momento e si discute ancora se alle superiori i ragazzi debbano o meno indossare la mascherina?!! Parlando con un collega che come me insegna alle superiori, ci siamo ritrovati a condividere questa idea forse un po’ estrema, lo riconosco, ma non così priva di fondamento: la delegittimazione sociale che si è scaricata negli ultimi venti/trenta anni  sugli insegnanti è andata avanti di pari passo con la graduale riduzione di rispetto non solo professionale ma anche umano per questa fondamentale categoria di lavoratori, per cui ci siamo arrivati alla conclusione che essere utilizzati come “carne da macello” non desta scandalo quasi in nessuno. Il fatto è che almeno i genitori dovrebbero ricordarsi che a pagare le conseguenze di una cattiva tutela della salute nell’ambiente scolastico potrebbero essere anche i loro figli, a meno che non vogliamo arrivare alla cinica conclusione che, almeno a livello inconscio, l’aspetto della salute dei figli ha assunto ormai un ruolo secondario rispetto all’aspetto economico!

Se malauguratamente, la superficialità e il ritardo con i quali è stata finora trattata la questione scuola al tempo del Covid, porterà a delle situazioni di criticità se non addirittura di pericolo, rischiamo tutti, ma soprattutto insegnanti e alunni, di cadere in una situazione di profondo scoramento così come aveva affermato oltre 50 anni fa Piero Calamandrei incitando però il personale della scuola di allora e di adesso di non fare quell’errore:

“E c’è un altro pericolo: di lasciarsi vincere dallo scoramento. Ma non bisogna lasciarsi vincere dallo scoramento. Vedete, fu detto giustamente che chi vinse la guerra del 1918 fu la scuola media italiana, perché quei ragazzi, di cui le salme sono ancora sul Carso, uscivano dalle nostre scuole e dai nostri licei e dalle nostre università. Però guardate anche durante la Liberazione e la Resistenza che cosa è accaduto. È accaduto lo stesso. Ci sono stati professori e maestri che hanno dato esempi mirabili, dal carcere al martirio. Una maestra che per lunghi anni affrontò serenamente la galera fascista è qui tra noi. E tutti noi, vecchi insegnanti abbiamo nel cuore qualche nome di nostri studenti che hanno saputo resistere alle torture, che hanno dato il sangue per la libertà d’Italia. Pensiamo a questi ragazzi nostri che uscirono dalle nostre scuole e pensando a loro, non disperiamo dell’avvenire. Siamo fedeli alla Resistenza. Bisogna, amici, continuare a difendere nelle scuole la Resistenza e la continuità della coscienza morale.”

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