Perché è importante denunciare Elena Donazzan

31 Agosto 2025

[Mattia Uzzau]

Il 13 agosto 2025, il “Fratelli Al-Najjar – Comitato di Giustizia in Palestina e in Italia” ha depositato una denuncia per crimini d’odio contro l’europarlamentare di Fratelli d’Italia Elena Donazzan.

L’azione nasce in risposta alla violenta e protratta propaganda sionista, oltre che alle rivendicazioni di un presunto “diritto alla difesa” per giustificare il genocidio in corso ai danni del popolo palestinese. Argomentazione che molti esponenti del mondo politico e “intellettuale” (se tale si può definire) italiano attribuiscono a Israele.

Il nome del comitato è intitolato alla memoria dei nove figli della dottoressa Alaa Al-Najjar, uccisi dalla ferocia dell’esercito di occupazione sionista nella loro abitazione privata a Khan Younis il 23 maggio 2025. I fratelli Al-Najjar sono la dimostrazione della violenza israeliana che ogni giorno uccide, mutila e affama i bambini sul territorio palestinese occupato, con la complicità dei governi occidentali. Complicità che si traduce in frasi criminali e vergognose proprio come quelle pronunciate da Elena Donazzan al Parlamento Europeo il 17 giugno scorso.

L’azione legale contro Elena Donazzan è un atto di particolare rilevanza politica. 

In primo luogo, perché è fondamentale riappropriarsi, singolarmente e collettivamente, dell’esercizio di un diritto qual è quello di difendersi con la legge, visto che tutti i Paesi Occidentali affermano di essere evoluti e civilizzati grazie all’ideale di giustizia cui tendono i propri ordinamenti giuridici. Da quando sono iniziate le mobilitazioni per la Palestina, nell’ottobre del 2023, lo strumento della legge è sempre stato utilizzato per reprimere, perquisire, intimidire le compagne e i compagni che hanno militato nei vari movimenti schierati in favore della Palestina.

Sono emblematici i casi di Tiziano e Tarek, entrambi indagati per aver partecipato alla mobilitazione del 5 ottobre scorso. Così come lo sono quelli di Mansour e Alì, accusati di terrorismo e ancora sotto processo, anche se finalmente scarcerati a settembre scorso. Ma soprattutto il caso di Anan Yaeesh, ancora incarcerato a Terni, che ha fatto sorgere dubbi su una possibile complicità tra la giustizia italiana e lo Stato di Israele. Ad ora, la difesa di Anan è riuscita a bloccare la richiesta di estradizione da parte di Israele per gravi rischi di tortura e trattamenti disumani, ma è importante sottolineare che nell’enorme complessità del caso, lo Stato italiano ha riconosciuto politicamente, creando un precedente, il controllo e il potere giuridico israeliano in un territorio che è considerato occupato dalle Nazioni Unite.

In secondo luogo, agire un diritto secondo la legge significa dare il segnale che non si è disposti, tanto singolarmente quanto collettivamente, a tollerare che la dignità umana di chi è più debole sia calpestata o violata da chi ricopre un ruolo istituzionale e gode, grazie a questo, di notevole visibilità. Chi fa delle affermazioni razziste e ricolme di odio, oppure chi giustifica i crimini di guerra che l’entità sionista commette in Palestina non può rimanere impunito. E se non sono le istituzioni ad agire per prime, è ora che la comunità si faccia portavoce di questo battersi per un diritto, come sta facendo adesso il comitato Al-Najjar e il centinaio di cittadini che hanno aderito alla denuncia.

Elena Donazzan non è l’ultima ruota del carro e sicuramente non sarà l’unica persona che si troverà a dover rispondere delle proprie affermazioni. Al contrario, rappresenta in maniera significativa la retorica più odiosa e raccapricciante della destra al governo in Italia. 

Per queste ragioni è importante leggere la realtà con attenzione e agire attraverso la legge che si dice imparziale, poiché anche in questo modo si può dare nuovo slancio alla riorganizzazione della lotta politica.

È ancora possibile aderire alla denuncia contro Elena Donazzan e, soprattutto, seguire le prossime azioni del comitato, contattandoci all’indirizzo e-mail [email protected]

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