Perché il Mater Olbia non può diventare ospedale Covid19. I soldi destinati alla sanità vadano alle strutture pubbliche

8 Aprile 2020

Foto Adnkronos.com

[red]

Pubblichiamo la nota dell’associazione politica GenerAlternative che chiede alla Regione Sardegna il ritiro dell’atto che individua il Mater Olbia quale ospedale Covid19 e chiede che i soldi destinati alla sanità vengano fatti convogliare verso le strutture pubbliche.

Ci siamo già espressi in molte occasioni sul fatto che in questi momenti così difficili tutti guardiamo alla sanità pubblica, l’unica che cura tutti e tutti i mali, ed è infatti chiamata con un nome esplicativo: universalistica.

Per questo apprendiamo con sgomento che la giunta regionale ha deciso di finanziare il Mater Olbia come uno degli ospedali dedicati alla cura dei pazienti affetti da Covid 19. Uno sgomento accompagnato da stupore.

Lo sgomento è legato alla decisione di finanziare in questo momento una struttura privata, lo stupore al contenuto di questa decisione.

I nostri politici hanno infatti deciso che i soldi pubblici destinati alla sanità in Sardegna andranno a pagare ogni posto letto messo a disposizione dal Mater Olbia molto più di quanto paghiamo lo stesso posto letto alla sanità pubblica. E pagheremo anche i posti letto non utilizzati. Quindi non pagheremo per la cura che ogni malato riceverà, ma pagheremo per il solo fatto che il Mater Olbia abbia messo a disposizione i suoi letti, anche se non verranno utilizzati.

Come se non bastasse forniremo, con ulteriori soldi pubblici oltre a quanto corrisposto per ogni posto letto, reagenti e tamponi. E per completare il quadro, l’esercito fornirà anche i medici.

In sostanza il Mater Olbia si presenta come una scatola vuota. E questo non stupisce, perché la sanità privata non può essere per tutti i mali e per tutti i malati, perché si muove all’interno di una logica d’impresa, e quindi di profitto.

Non è finita, perché dobbiamo chiederci a quali privati, in questi tempi così difficili, andremo a pagare una prestazione che il servizio sanitario avrebbe potuto fornire ad un minor costo.

Il privato finanziato è la famiglia Al Thani, a capo del Qatar, dolorosamente conosciuta recentemente dai sardi, e in particolar modo dai galluresi, per aver lasciato a casa – senza alcuno scrupolo, né tentativo di mediazione alcuna – centinaia di lavoratori della compagnia aerea Air Italy.

Siccome nessuno, né nella sua veste privata, né tantomeno nella sua veste di rappresentante di una collettività, stipulerebbe un accordo con un contraente dimostratosi totalmente inaffidabile e privo di scrupoli, come la vicenda Air Italy ha dimostrato, neanche una logica meramente utilitaristica, che in ogni caso non ci appartiene, può spiegare le ragioni di questo accordo.

Dobbiamo avere fiducia in chi in questo momento approfitta dell’emergenza per fare profitti?

Allora, nella totale assenza di logica economica che giustifichi questa decisione, possiamo solo ipotizzare cosa abbia potuto condurre a questo.

Se la motivazione dovesse essere quella per cui è meglio individuare ospedali espressamente dedicati alla diagnostica e cura dei pazienti affetti da Covid 19, a questo si potrebbe obiettare quanto rappresentato ad esempio dai sindaci di Bonorva e Thiesi, ai quali ci affianchiamo e che sosteniamo, che hanno dichiarato pubblicamente la disponibilità degli ospedali dei loro paesi, ormai tristemente chiusi per effetto delle politiche sanitarie portate avanti negli ultimi decenni. Esistono strutture pubbliche che possono essere utilizzate per questo.

Questa è solo un’ipotesi ovviamente.

Altra motivazione potrebbe essere – tra le altre – che l’accordo è in realtà il frutto di quei rapporti di forza che hanno condotto ad individuare nella famiglia Al Thani, nelle sue molteplici imprese, l’unica via di “sviluppo” del nord Sardegna. Si può ipotizzare che i politici che rappresentano la nostra comunità, abbiano avuto a cuore gli investimenti della famiglia Al Thani in Sardegna, che quest’anno rischiano di generare pochi profitti.

Infatti il mercato delle vacanze di lusso, come anche la sua sanità, ha bisogno di persone in salute che si possano muovere per produrre profitti.

In questo momento in cui ci accorgiamo che il mercato, con le sue regole, non ce la fa; in questo momento in cui scopriamo che le sue stesse regole liberiste alla fine lo ammazzano, perché se non si cura l’uomo non c’è mercato, è’ quindi necessario che le istituzioni pubbliche intervengano. Ma intervenire in un modo piuttosto che in un altro non è indifferente.

La regione ha compiuto una tragica scelta! Nel momento in cui l’emergenza ha mostrato la crisi di un sistema, la regione adotta risposte -da noi già ritenute inadatte al pieno sviluppo dell’uomo – che sono diventate vecchie in un mese, rimanendo all’interno di logiche che non reggono da tempo ma che adesso sono decisamente collassate.

Da più parti del mondo scientifico viene detto che è probabile che questa sia solo la prima ondata del virus, che ne dovremo fronteggiare altre. Il Ministro della sanità ha già annunciato che si pone il problema di come affrontare la cosiddetta fase 2, ossia quella in cui dovremo ricominciare a rimettere in moto l’economia e allo stesso tempo dovremo convivere con il Covid 19. È fatto condiviso che per far questo sarà necessario che rafforzare le strutture del servizio sanitario nazionale. In questo panorama la giunta regionale deruba le risorse destinate alla sanità pubblica e le devolve – con un accordo peraltro capestro – ad imprenditori privati senza scrupoli, coma la vicenda Air Italy dimostra, quando si tratta di tutelare i loro profitti.

Si ricorda peraltro che il Mater Olbia, in base alla convenzione stipulata con la regione, percepisce per il 2020, a valere sui fondi destinati alla sanità in Sardegna, una cifra come 60 milioni di euro. Siamo sicuri che a fronte della situazione attuale non si potesse, all’interno di quella cifra, pretendere di avere quello che adesso si pagherà a caro prezzo?

Come tutti coloro che si sono resi conto che una cosa è l’emergenza sanitaria ed una cosa è la crisi che la stessa ha solo accentuato,  crediamo che la logica della politica degli ultimi decenni, tesa ad assicurare il mercato e rassicurare i mercati, che ha condotto alla diminuzione degli investimenti pubblici in settori fondamentali  ‒ come istruzione, sanità, infrastrutture  , per citarne solo alcuni‒ sia stata così presa ad assicurare profitti alle imprese private, da non rendersi conto che quella stessa logica spinta all’estremo conduce inevitabilmente al fallimento del mondo economico.  Ciò che l’emergenza ha evidenziato è che le risorse di cui il settore pubblico è stato privato, lungi dal determinare un benché minimo sviluppo, hanno invece determinato la fine di un mondo economico, con una miriade di artefatti pensati per il “suo benessere”, ma totalmente privato del mondo reale. Eppure, è il mondo reale, fatto di donne e uomini, con i loro bisogni quello che rende possibile l’economia.  La cosa appare in tutta la sua evidenza se gli stessi attori economici- tra cui Confindustria – sono i primi a chiedere di ritornare ad adottare una politica economica espansiva, con un massiccio intervento della mano pubblica, buttando così velocemente a mare tutte le posizioni intransigenti in auge sino ad un mese fa.

Per prosperare l’economia ha bisogno infatti di un mondo in cui l’uomo sia posto al centro con la soddisfazione dei suoi bisogni fondamentali. Tra questi la salute campeggia in questo momento.

È evidente che l’intervento pubblico dell’emergenza sanitaria deve essere un intervento pubblico che comincia a porsi il problema della crisi, o meglio dell’ormai evidente fallimento del sistema economico invecchiato, meglio dire defunto nell’ultimo mese.

È evidente che i danari pubblici per far fronte all’emergenza sanitaria devono essere investiti in strutture pubbliche, in modo che le stesse siano forti e preparate alla peggiore delle eventualità, una nuova ondata del virus. Ma anche la gestione della fase 2, la fase della ricostruzione economica, che probabilmente vedrà un momento di convivenza con il virus, deve trovare le strutture sanitarie pronte a fronteggiare ogni evenienza.

Adesso è diventato evidente chi difende la nostra vita e se ne prende cura. Sappiamo in che condizioni il personale delle strutture sanitarie si trova a lavorare, cosa che continua indefessamente a fare nonostante i rischi che – come lavoratore – corre.

Adesso lo sappiamo che il Mater Olbia- che ha dato l’ultimo colpo alla sanità pubblica del Nord Sardegna, è una scatola vuota, non è in grado di far fronte a questo tipo di risposta sanitaria.

Adesso abbiamo pianto abbastanza morti per accettare una sanità pubblica totalmente inadeguata alle reali esigenze della popolazione, e dei turisti che la nostra regione si fregia di accogliere.

Adesso sappiamo a caro prezzo che le prestazioni sanitarie pubbliche devono essere universali, sappiamo bene che la sanità pubblica è l’unica che cura tutti i mali e tutti i malati.

Per questo GenerAlternative chiede alla regione il ritiro dell’atto che individua il Mater Olbia quale ospedale Covid19 e chiede che i soldi destinati alla sanità vengano fatti convogliare verso le strutture pubbliche.

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI