Predicare male, razzolare peggio

3 Novembre 2023

[Graziano Pintori]

L’apertura del Governo Meloni sul panorama della terza Repubblica è stata avviata dopo un anno di attività governativa, palesemente in contraddizione con il vincente programma elettorale.

Infatti, con i post-fascisti al governo dell’Italia, che fa parte del G7, ci si aspettava un periodo di forte tensione politica, perché il loro programma nazionalista, populista e sovranista era in grado di stravolgere la coesione nazionale e anche europea. Meloniani e leghisti notoriamente sono organici alla destra estrema europea, rappresentata da Marie Le Pen, Viktor Orban e i fratelli Kaczynski, tutti estremisti clericali, conservatori, nazionalisti, illiberali, xenofobi e anti-immigranti.

Non solo, Orban e Kaczynski con le loro responsabilità di governo hanno eroso le libertà civili, di opinione e l’autonomia dei giudici; inoltre, hanno attaccato, in modo particolare, le conquiste del mondo femminile e le persone LGBT. Sul fronte nazionale, invece, la triade FDI, LEGA/PSdAz, FI nel loro programma prevedevano, come se dovessero consumare una vendetta personale, la demolizione delle politiche che avevano caratterizzato i governi del centro sinistra e il governo Draghi. La destra, vittoriosa e baldanzosa, prevedeva l’immediata cancellazione della legge Fornero, l’abbattimento delle accise sulla benzina, il ridimensionamento generale delle tasse, il presidenzialismo, l’abolizione del reddito di cittadinanza, blocco navale contro i migranti e avversione al Pnrr.

Di tutto questo programma, tolto il reddito di cittadinanza e l’aggravamento del sistema delle pensioni ideato dalla Fornero, possiamo dire, alla luce dei fatti, che da veri codardi e millantatori hanno aggirato gli impegni gravosi e irresponsabili del loro programma elettorale, salvando in questo modo L’Italia dalla bancarotta e dall’isolamento politico dell’occidente. Oggi, sulla scacchiera politica nazionale compaiono i cavalli del Premierato e dell’Autonomia Differenziata, ennesime carte strategiche dei post-fascisti per cambiare la Costituzione.

Le riforme sopraccennate, che dovrebbero aprire la porta verso la terza Repubblica, furono affidate alla forzista Alberti Casellati e al ministro leghista Calderoli. I quali non hanno esitato a depotenziare la democrazia parlamentare, ridimensionare il ruolo del Presidente della Repubblica e abolire il principio solidaristico sul quale si basa il sistema nazionale delle regioni, ecc. Queste riforme sono simili a una maldestra operazione chirurgica al cuore della Costituzione: un grave pericolo per il corpo istituzionale! L’auspicio è che anche questa riforma finisca a carte 48, come avvenuto per altri punti del programma della destra. Sono cosciente che ricorrere a quest’auspicio è un modo scadente di fare politica, però è il doppio gioco della destra che m’incoraggia a coltivare questa speranza e, con mio rammarico, il fatto che non esista una valida opposizione in grado di contrastare il programma di cui trattasi.

Parlo di doppio gioco perché la destra post-fascista si è inventata un programma elettorale che l’ha portata alla vittoria, salvo poi realizzare l’opposto di quanto promesso. Evidentemente era cosciente che la realtà italiana è inscindibile da quella europea e più in generale da quella occidentale, perché i veri timonieri della politica e dell’economia, o se volete i poteri forti, sono ben ancorati ai pilastri del capitalismo, ormeggi ben più saldi degli slogan e dell’opposizione che la Meloni ha fatto fino a qualche istante prima di essere nominata primo ministro. Tanto è vero che nell’assumere questo ruolo da subito ha dimostrato la sua ambiguità: in politica estera sorride e affettuosamente stringe le mani sia a Orban sia al premier tedesco Scholz, sia Kaczynski sia a Biden, facendo intendere che è d’accordo con tutti e tutte le prime donne del parlamento europeo, un insieme di atteggiamenti che mettono in soffitta sovranismo nazionalismo e poteri forti.

In Italia, per tenere alta l’attenzione sul suo modo personale di governare, si serve di un made in Italy ormai datato, dell’evanescente Dio, Patria e Famiglia, di un’aggressiva campagna contro i suoi avversari e una martellante informazione tesa a salvaguardare la sua immagine di leader della destra italiana ed europea. Un’aureola che permette alla verbosa premier di porsi in opposizione all’opposizione, come se il suo operato non fosse a beneficio degli italiani ma unicamente contro la blanda opposizione.

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