Radici storiche e ideologiche dell’occidentalismo e del primatismo bianco

1 Aprile 2019

Nuova Zelanda, 40mila persone alla veglia per le vittime della strage

[Francesco Casula]

Brenton Tarrant, 28 anni, cittadino australiano originario dello Stato di New South Wales, sulla costa orientale della Nuova Zelanda, il 15 marzo scorso ha attaccato due moschee a Christchurch, uccidendo 50 persone: una vera e propria strage.

In un testo scrive che è necessario «difendere la razza bianca», parla degli «invasori» che hanno causato «centinaia di migliaia di morti», e di voler «vendicare» gli attacchi terroristi di matrice islamica in Europa e dello stato di «schiavitù» causato dai supposti invasori. Ma qual’e l’origine della “primazia bianca”? In genere si pensa ai razzisti dei Ku Klux Klan: in realtà occorre rinvenire le radici storiche e idelogiche nell’eurocentrismo e nell’occidentalismo – padri legittimi del primato bianco – nati e affermatisi secoli e secoli fa.

L’ eurocentrismo ha infatti radici lontane e si snoda nei secoli, pressochè intatto nei suoi presupposti teorici – superiorità e dunque supremazia e dominio da imporre con le armi e la brutale criminalità della guerra della civiltà europea e occidentale su tutte le altre civiltà considerate inferiori. Esso caratterizza la storia e impregna i manuali e i testi, dall’impero romano fino ai giorni nostri, plasmati dall’occidentalismo, che ha superato i confini geografici dell’Europa e che anzi vede come capofila gli USA.

Se per lo storico Erodoto (secolo VIII a.c.) l’Europa è una semplice nomenclatura geografica, con Roma diventa la Respubblica romana prima e l’impero poi, cui Virgilio assegna il destino di parcere subiectos et debellare superbosL’eroe virgiliano Enea, è il simbolo dell’unione fra l’Oriente e Occidente, ma è anche quello della supremazia occidentale. Non per niente si dirige da Troia verso Ovest. E dove va, in Africa? No. Il fascino di Didone non è sufficiente a trattenerlo. E’ in Europa che egli sbarca e si sistema e la sua scelta è il simbolo della futura battaglia di Azio in cui l’Occidente con Ottaviano riporterà la vittoria sull’Oriente al quale Antonio si era dato.

Nel 769 lo spagnolo Isidoro il giovane, descrivendo la battaglia di Poitiers parla dell’esercito di Carlo Martello come di un esercito di Europei contro gli Arabi. L’impero di Carlo Magno sorge contrapposto all’Oriente e l’Occidens o l’Europa cristiana che dir si voglia, si muove unita con le Crociate contro gli infedeli, sollecitata e benedetta dal papa “pastore clementissimo e capo dell’Europa intera” (Widukind).

E sarà unita nella riconquista della terra santa, nella reconquista in Spagna e nella difesa di Bisanzio contro i Turchi. Sarà il papa in persona, Enea Silvio Piccolomini, alias Pio II a predicare (in “De Ortu et auctoritate Imperii”) la crociata dell’Europa – che per lui si identifica nella Cristiana communitas contro i Turchi bollati dall’Ariosto come immondi e dal poeta portoghese Camoens feroci ottomani. Contro di essi deve dunque muoversi in armi la magnanima Europa: la definizione è del poeta Giambattista Spagnoli.

Alla fine del ‘400 il massacro di interi popoli indios, la distruzione di memorabili civiltà come quelle dei Maya, degli Aztechi o degli Incas, diventano pomposamente “scoperte” e “imprese” dei Colombo e dei Vespucci, dei Magellano e dei Caboto. Naturalmente la “conquiste” sono ispirate e legittimate da nobilissime intenzioni: gli indigeni sono gente senza fede e senza leggi (Vespucci) e dunque occorre portare loro le leggi e la religione europea.

Sono voci inascoltate quelle di Charles-Andrè Julien – creatore del mito del buon selvaggio o di Jean de Lery, ma soprattutto di Montaigne che sdegnato scrive in un passo di un suo celebre Saggio1: ”Provo vergogna nel vedere i nostri uomini inebriati da questo stupido stato d’animo e sbigottiti per le forme contrarie alle loro. Hanno l’impressione di essere fuori dal loro elemento, quando sono fuori dal loro paesello. Ovunque vadano si attengono alle loro usanze e disprezzano le altre”. E continua: ”Tante città rase al suolo, tante nazioni sterminate, milioni di persone passate per le armi e la parte più ricca e bella del mondo sconvolta soltanto per il commercio delle perle e del pepe”.

Con la crisi dell’Europa tradizionale di Joseph de Maistre si afferma l’Europa degli Stati nazionalisti, militaristi e capitalistici che si lanciano alla conquista del mondo – dal Sud est dell’Asia all’Africa alla stessa Cina – in una pazza corsa verso la colonizzazione alla quale partecipa la maggior parte delle potenze europee dopo il 1880, per portare la civiltà “superiore”, comodo paravento per giustificare ogni ambizione e ferocia.

In Francia si parla dell’idea lanciata da Albert de Mun sui doveri delle razze superiori. ”Le razze superiori hanno un diritto perché hanno un dovere” – affermerà Jules Ferry il 28 Luglio 1885 parlando alla Camera – “Esse hanno il dovere di civilizzare le razze inferiori”. Il Governatore generale Merlin, nel 1910 è ancora più categorico: ”In virtù del diritto di una razza civile, possiamo occupare i territori lasciati incolti dalle popolazioni barbare”. Questa razza civile è – manco a dirlo – quella europea.

Lo storico tedesco Leopold Von Ranke parla di ”Un germe, uno spirito dell’Occidente che ha compiuto dei progressi enormi, che ha conquistato l’America togliendola alle forze brute della natura e alle popolazioni indomabili che l’abitavano e l’ha trasformata completamente. Attraverso strade diverse è penetrata fino al limite della lontana Asia, dove non esiste che la Cina a sbarrargli il passaggio e cinge l’Africa avendo occupato le sue coste. Irresistibile, ineguagliabile, invincibile, grazie alle sue armi e alla sua scienza è diventata il padrone del mondo”.

Su questi presupposti teorici si affermerà il nuovo eurocentrismo militarista e imperialista degli Stati che genererà la prima guerra mondiale con gli otto milioni e mezzo di morti, distruzione e devastazione economica, miseria e carestia e… disordine su cui nascerà ilNuovo Ordine” fascista e nazista. L’Ordine Nuovo di Hitler infatti è totalmente eurocentrico, per lui infatti l’Europa – “la nuova Europa” – “non è soltanto un’espressione geografica ma un concetto culturale e morale….per i mille anni a venire”. Il postulato, un vero e proprio dogma agli occhi di Hitler, è quello dell’ineguaglianza delle razze umane. Di tutte le razze, quella più completa, quella che possiede una maggiore intelligenza, una maggiore energia, un maggiore potere creativo, è la razza dei grandi ariani biondi dolicocefali. Essa ha quindi diritto di conquistare lo “spazio vitale”.

Si chiede – retoricamente – il grande storico francese Jean-Baptiste Duroselle2: ”Questa famosa civiltà europea esiste ed è veramente più valida delle altre civiltà”? Ecco la sua risposta: ”Io mi sento culturalmente e intellettualmente più vicino a Leopold Senghor che non al mio miglior amico inglese o olandese, cosa che non pregiudica affatto la nostra amicizia. E quando mi si dice che l’Europa è il paese del Diritto e della dignità umana io penso al razzismo; quando mi si dice che è il paese della ragione io penso a Cartesio che sosteneva che il buon senso è la cosa meglio suddivisa nel mondo”. Difficile non sottoscrivere.

Riferimenti bibliografici

1.Michel de Montaigne, Saggi, Dei Cannibali, vol. I, Oscar Mondadori editore, pag.272.

2. Jan–Baptiste Duroselle, L’Idea d’Europa nella storia, Edizioni Milano Nuova, 1964.

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