RWM: chi produce morte deve rispondere alla legge

15 Agosto 2025

[Aldo Lotta]

Si attende il responso dell’Assessorato all’Ambiente e la Regione Sardegna sull’autorizzazione al raddoppio della fabbrica “sarda” di bombe. E intanto la produzione prosegue senza sosta. Sarebbe opportuno che la cittadinanza sarda prenda in considerazione l’eventualità di far valere le proprie ragioni anche sul piano giuridico-penale.

Venerdì 1º agosto, ancora una volta, i cancelli della RWM di Domusnovas sono stati il punto di ritrovo per una manifestazione pacifista.

Organizzata dalla Confederazione Sindacale Sarda, Assotziu Consumadoris Sardigna, Sardegna Pulita e Donneambientesardegna ha visto la partecipazione di più di 30 associazioni (tra cui Emergency, il Comitato per la riconversione dell’RWM, ANPI, Ultima Generazione) oltre che un’ampia presenza di esponenti di istituzioni religiose (tra cui curie vescovili, parrocchie e le Comunità di recupero di Padre Morittu e Don Cannavera).

Molto si è detto per cercare di chiarire quello che significa questo luogo per il destino della comunità isolana e non solo. Ci sono luoghi simbolo come questo, come i poligoni militari o i CPR, che rimandano al disfacimento dell’etica e dei principi base del diritto internazionale e sono fondati sulla barbarie e sul cinismo con cui i nostri governanti soddisfano i loro miseri e mortiferi interessi particolari.

C’è sempre molto da dire, ma è chiaro a tutti che rimane pochissimo tempo per le sole parole. Mentre diventa sempre più vasto, desolante e intollerabile, il deserto di fatti: a cominciare dal contrasto al genocidio in Palestina, che non si fa certo, sul piano politico, con l’ipocrita riconoscimento di uno Stato che esiste di fatto da tantissimo, ed è riconosciuto dall’ONU e da 147 su 193 Stati. Si fa con l’attuazione piena dei principi di “Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni”, come ci dice il BDS dai primi anni 2000 e come ora conferma l’ONU, e con l’interruzione immediata di qualsiasi rapporto, a cominciare dall’embargo sulle armi, con Israele. In questo, il ruolo, da statuto, delle amministrazioni è fondamentale: non possono non recepire ed evidenziare l’ormai intollerabile scollamento tra l’umore e le richieste dell’opinione pubblica e il potere politico egemone, asservito a tutto e tutti eccetto che ai dettami costituzionali e al diritto internazionale. (Un esempio virtuoso in questo senso è quanto fatto dal Comune di Sesto Fiorentino, che ha aderito al boicottaggio togliendo ad esempio dalle farmacie prodotti che provengono o sono legati alle politiche di apartheid di Israele).

La Sardegna, per la collocazione geografica e per tradizione storico-culturale potrebbe, dovrebbe porsi in naturale contrapposizione con le pratiche di violenza e di sopraffazione sui popoli. Dovrebbe riconoscersi come un naturale crocevia di culture, un laboratorio di civiltà, sui temi sociali e su quelli ambientali, a cominciare dall’improcrastinabile impegno per l’inversione dal ricorso alle fonti fossili alle fonti rinnovabili. Nella realtà quest’isola è divenuta sempre più un ricettacolo servile di quanto di più mortifero e liberticida provenga delle pratiche distruttive da parte del capitale.

Accettiamo di tutto, per cui ecco le fallite industrie chimiche, le servitù petrolifere e militari, il CPR di Macomer, la Rheinmetall e quindi l’RWM: L’RWM ci mette ancora di più a contatto diretto con la tragedia che avviene in quel pezzetto di terra del Mediterraneo che non è distante da noi, anzi è vicinissimo, anch’esso crocevia storico-culturale, trovandosi a fare da cerniera a tre continenti.Questa fabbrica è una delle porte di un inferno, che conducono direttamente sulla sponda sud orientale del nostro stesso mare. In Sardegna costruiamo ordigni di morte che spediamo con sempre maggiore frequenza e diligenza agli insaziabili Stati assassini tra cui, appunto, Israele.

Non solo l’RWM non può ottenere il via per il raddoppio ma deve essere necessariamente riconvertita:

  • Il più grande produttore di armi tedesco sta fornendo a Israele 10.000 proiettili di precisione da 120 mm. per carri armati.
  • Il 20 giugno 2024 gli esperti delle Nazioni Unite hanno sottolineato: “I produttori di armi che riforniscono Israele, tra cui BAE Systems, Boeing, Caterpillar, General Dynamics, Lockheed Martin, Northrop Grumman, Oshkosh, Rheinmetall, Rolls-Royce Power Systems, RTX e ThyssenKrupp, dovrebbero interrompere i trasferimenti, anche se effettuati in base alle licenze di esportazione esistenti”.
  • Nel luglio 2024, il Business and Human Rights Resource Centre ha inoltre sostenuto che Rheinmetall aggira le restrizioni all’esportazione di armi imposte dal governo tedesco esportando armi attraverso filiali con sede in altri Paesi.
  • ”L’azienda britannica BAE Systems, in collaborazione con  Rheinmetall, produce obici semoventi M109 che sono stati utilizzati per bombardare aree densamente popolate di Gaza. Amnesty International ha trovato prove che queste armi di artiglieria impiegassero anche munizioni interdette al fosforo bianco, che possono ustionare la pelle fino alle ossa e causare disfunzioni organiche.
  • RWM Italia opera anche per conto di UVision Air Ltd., società produttrice di droni e sistemi bellici automatizzati e semi-automatizzati conquartier generale e stabilimenti nel “Sapir Industrial Park” di Tzur Igal, Israele

Nel suo rapporto del giugno 2025 la Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi Occupati Francesca Albanese ci ricorda l’indissolubilità delle coscienze civili da un fondamentale vincolo etico giuridico, osservando: “Mentre i leader politici e i governi si sottraggono ai propri obblighi troppe entità aziendali hanno tratto profitto dall’economia israeliana basata sull’occupazione illegale, sull’apartheid e, ora, sul genocidio. La complicità denunciata da questo rapporto è solo la punta dell’iceberg; non sarà possibile porvi fine senza chiedere conto al settore privato, compresi i suoi dirigenti.

Nel luglio 2025, il Guardian riportava: “Il rapporto di Albanese evidenzia precedenti nel ritenere le aziende legalmente responsabili per le violazioni dei diritti umani che esse stesse consentono, tra cui il processo a carico di importanti industriali tedeschi presso il tribunale di Norimberga dopo la seconda guerra mondiale, in quello che fu noto come il processo IG Farben”.

L’articolo aggiunge: “Nelle sue raccomandazioni, Albanese chiede sanzioni e un embargo sulle armi contro Israele, e sollecita la Corte penale internazionale e le magistrature nazionali a indagare e perseguire dirigenti aziendali e/o entità aziendali per il loro ruolo nella commissione di crimini internazionali e nel riciclaggio dei proventi di tali crimini’.

Quindi, alla luce della fondamentale presa di posizione dell’ONU sull’assoluta necessità di perseguire le aziende complici di guerre e genocidi, l’RWM non solo non può ottenere un raddoppio dell’area operativa, ma deve cessare del tutto la sua attività: semplicemente perché la Rheinmetall opera illegalmente, non solo per quanto prescritto dalla nostra Costituzione e le leggi nazionali, ma anche in base al diritto internazionale. Come si deduce chiaramente dal rapporto della Relatrice Speciale, la Rheinmetall sta contribuendo al genocidio dei palestinesi. E, come specificato nel rapporto, devono essere i tribunali nazionali e regionali ad intervenire! (A questo proposito, ad esempio, l’Espresso ha recentemente rivelato come il 17 luglio un tribunale di Bruxelles abbia concluso che ”il governo fiammingo dovesse bloccare immediatamente il transito verso Israele di tutte le merci che possono essere utilizzate per scopi militari. La decisione è arrivata dopo che quattro Ong belghe hanno intrapreso un’azione legale contro il governo e ha fatto seguito al fermo, per un’ispezione, di container carichi di componenti destinati all’azienda militare israeliana Ashot Ashkelon”. “L’accusa rivolta al governo fiammingo – continua l’articolo – è di non rispettare gli obblighi previsti dal diritto internazionale riguardo al trasferimento di materiale bellico proveniente da altri Paesi attraverso il porto di Anversa”.)

Insomma, se, come afferma sul Fatto Tommaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena, il genocidio in corso “è un genocidio anche europeo, occidentale, italiano, perché viene compiuto anche con le armi di Leonardo – e che – I cittadini e le cittadine italiane devono sapere che, in loro nome, si sta verificando un genocidio esso è a maggior ragione sardo: Rheimetall, stretta alleata della Leonardo nel compimento di questo indicibile crimine, è compresa nell’elenco ufficiale delle aziende militari europee che continuano a fare affari con Israele, e la Germania continua a sfruttare il territorio sardo come base offshore per rifuggire a responsabilità gravissime, tra cui complicità in crimini di guerra e genocidio.

È dunque ovvio concludere che mentre la vergogna del mondo di cui parla Primo Levi nel suo “I sommersi e i salvati”, ha chiamato, chiama e sempre più continuerà a chiamare la coscienza etica civile a manifestare nelle piazze il proprio “non in mio nome”, è il momento di passare all’azione: e sappiamo tutti, ci è stato urlato da Francesca Albanese, che “devono essere i tribunali nazionali e regionali ad intervenire”, su nostra ferma richiesta, per bloccare qualsiasi approvvigionamento e sostegno ad Israele.

Una via immancabilmente giuridica, un percorso doverosamente penale, dunque, per uscire dall’ambiguità complice e assassina, e mettere i nostri amministratori e politici di fronte al fatto che ignorare sistematicamente il diritto o cercare di adattarne di volta in volta le norme alla circostanza, perseverando nell’abiezione politico-amministrativa, è peggio, molto peggio che compiere una “semplice” violazione.

“‘Si possono bruciare i bambini senza che la notte si muova’, Robert Antelme. Questa profanazione non ha nulla di casuale. È l’effetto di una politica di desoggettivazione portata alle sue estreme conseguenze, che riprende in forme secolarizzate le tecniche naziste di dislocazione e cancellazione. Una scena che in un racconto della Shoah susciterebbe terrore, qui si verifica in diretta senza che la storia vacilli”. Silvain George, regista e scrittore (cit. dal Manifesto).

Aldo Lotta

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