Sovranismi padani

1 Agosto 2012
Valeria Piasentà

L’accordo fra Pdl e Lega è sempre più forte. Si alleano nelle commissioni parlamentari per far passare emendamenti come quello sul semipresidenzialismo con elezione diretta del capo di Stato; la Lega sostiene Formigoni, malgrado l’avviso di garanzia per corruzione, e dichiara patti di ferro nelle tre regioni che amministra col Pdl; il 28 e il 29 settembre, al Lingotto di Torino, organizzerà gli Stati generali del Nord: «La Lega Nord si deve alleare anche col diavolo pur di portare a casa risultati» (Luca Zaia, 28 luglio).
Le inchieste sulla sanità lombarda potrebbero investire anche il Piemonte dove la fondazione Maugeri ha diversi interessi, dalla clinica Major di Torino all’Istituto di riabilitazione a Veruno, nell’alto novarese. Una interrogazione di Stefano Lepri, vicecapogruppo del Pd in Regione, chiede vengano vagliati gli accordi fra la fondazione e i diversi soggetti piemontesi, «quale sia l’importo corrisposto dalle Aziende sanitarie interessate per i servizi di pronto soccorso e di emergenza e con quali procedure sia stata individuata la Fondazione Maugeri», se siano stati attivati altri contratti per consulenze e servizi «o si siano stati stipulati accordi relativi a funzioni aggiuntive o a prestazioni non tariffabili diverse rispetto a quelle tradizionalmente pagate a tariffa».
La Regione ha un debito di 4,2 miliardi sul capitolo sanità, accertato dal nuovo assessore Monferino (fortemente voluto da Cota e in conflitto di interessi per la somma di incarichi pubblici e privati) che ha sostituito Caterina Ferrero (Pdl), nel 2011 indagata per turbativa d’asta dalla guardia di finanza, insieme ad altri nove tra collaboratori e imprenditori che operavano fra concorsi manovrati, appalti truccati e pressioni sull’ufficio che si occupa di sicurezza sul lavoro. Il debito è raddoppiato dal 2004 a oggi e la grave situazione coinvolge tutti i partiti
che si sono alternati alla guida della Regione negli ultimi 15 anni perciò, secondo l’Idv, «sarebbe meglio commissariare la sanità regionale e, di conseguenza, tutta la politica piemontese».
I problemi finanziari della Regione – come del comune di Torino – hanno allertato le agenzie di rating, e a metà luglio Moody’s ha ridotto il giudizio sulla capacità di far fronte al debito da A3 a Baa1 (da medio-alto a medio-basso), minacciando un ulteriore ribasso.
Questo è uno dei guai più seri di Roberto Cota, altri sono dentro la Lega. Malgrado lo stop maroniano ai doppi incarichi, incompatibilità tanto pubblicizzata al congresso di Assago ed allora fatta propria dal nostro presidente di regione, ora Cota vuol mantenere anche il ruolo di segretario nazionale della Lega Piemont. Ma certi giovanotti scalpitano, come Gianluca
Buonanno: sperava d’entrare nella segreteria nazionale ed è stato surclassato, poi si è proposto per l’alternanza alla Lega Piemont e si dovrà invece accontentare di un vicariato, oltretutto in compartecipazione, questo però gli offrirà tutto il tempo necessario per preparare (come si vocifera) la sua candidatura alla guida della Regione Piemonte nel 2015, alla scadenza della presidenza Cota.
E mentre si attendono dimissioni e sostituzione del consigliere regionale Michele Giovine della lista Pensionati per Cota, condannato in due gradi di giudizio a due anni e otto mesi per le note vicende di falso in atto pubblico, Roberto Cota si sta già preparando per concorrere a un secondo mandato: si è procurato un nuovo consulente d’immagine e ha scritto un libro che uscirà in autunno, dopo quel Dalla parte del popolo coi resoconti della sua attività parlamentare scritti per Tribuna novarese.
Giovine sarà sospeso continuando a percepire metà indennità mensile, circa 4.200 euro, e sostituito dal primo dei non eletti della sua lista, la fidanzata e alleata nella difesa civile. Comunque, male che vada per la questione Giovine e le altre che fan
chiedere periodicamente all’opposizione le sue dimissioni, Cota è pure pronto ad eventuali elezioni anticipate. Mercedes Bresso sarà la concorrente più agguerrita, non ha dimenticato di essere stata sconfitta dalla coalizione di Cota con metodi truffaldini e continua la sua battaglia al fianco dei radicali per l’annullamento delle elezioni regionali. Roberto Cota e la sua giunta non sono amati dai piemontesi, dai torinesi in particolare.
In un recente sondaggio il 65% degli intervistati valuta negativamente l’operato di Cota e dei suoi assessori; varie associazioni da Benvenuti in Italia a Libertà e Giustizia hanno
manifestato a più riprese negli ultimi due anni per chiederne le dimissioni. E poi: in caso di elezioni Cota sarà sostenuto dalla ‘nuova’ Lega? Lui che non ha aderito completamente al corso maroniano alleandosi invece con Calderoli, ora è riuscito a
inserire un suo fidato, l’ex assessore regionale piemontese Elena Maccanti, nella segreteria di Maroni. Basterà per far dimenticare una carriera politica fulminante cresciuta sotto i buoni auspici di Umberto Bossi e di Rosy Mauro, e per abbattere i sospetti che accomunano la sua figura politica agli altri appartenenti il ‘cerchio magico’ bossiano?
Dalle intercettazioni telefoniche dello ‘scandalo Lega’, Il Sole 24 ore del 10 luglio ha ritagliato due ritratti che Belsito, l’ex tesoriere della Lega, fa di Calderoli e Cota parlando ispettivamente con la moglie di Umberto Bossi e con Rosy Mauro.
Le trascriviamo di seguito, segnalando un disagio interno al partito che potrebbe limitare qualche legittima aspirazione, anche del nostro Roberto Cota.

(Francesco Belsito al telefono con Manuela Bossi, parla di Roberto Calderoli)
FB: Qui stiamo parlando di federalismo, di riforme, ma lo sai che sono veramente preoccupato. Lo sai che sono andato a spulciare quello che stanno facendo? Il niente! Il niente. Io mi vergogno. Mi vergogno! Ci sono tematiche che abbiamo promesso agli elettori di portare avanti! Ma chi le porta avanti? Chi le porta? Qui bisogna dire: Capo,
guarda così questo non passa…C’è un casino sul territorio che non ti immagini nemmeno.
FB: Quell’altro asino bardato da generale (si riferisce a Calderoli, ndr). Perché quello è un asino bardato da generale, il mio ministro (Belsito ne era sottosegretario, ndr). Quello è veramente un asino. Devo togliermi la soddisfazione di dirglielo, che è un asino, veramente…Io non riesco a capire come un asino del genere è diventato ministro?
MB: Pensa! Pensa!
FB: Se quello è diventato ministro, io un giorno posso pensare di fare il presidente.
MB: il Papa!
FB: Il Papa!…Io lo guardo e dico: che cosa ha fatto alla semplificazione normativa?
MB: Ah, non lo so!
FB: Cosa ha fattooo?
MB: Non lo sa nessuno.

(Francesco Belsito al telefono con Rosy Mauro, parlano di Roberto Cota)
FB: Sui conti del Piemonte non è in regola. Deve un sacco di soldi…Ho beccato che deve
110mila euro. Non sta pagando da due anni
FB: Cota ha dei problemi… Il Piemonte deve 120mila euro al partito. Deve avere dei grossi
problemi anche finanziari. Spende di più di quello che ha.

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