Tommaso di Ultima Generazione all’Orto Giardino Mariposa de Cardu di Quartucciu

19 Settembre 2025

[Rita Atzeri]

Le giovani generazioni, oggi, sono spesso tacciate di egoismo, inadeguatezza, miopia, disinteresse verso ciò che accade. Il paragone che rimanda a come eravamo noi negli anni ‘60, ‘70, ‘80, ’90 è pronto a scattare ad ogni piè sospinto.

Perché questi giovani non scendono in piazza, non occupano la scuola, non discutono di politica, non militano, non occupano gli edifici statali e comunali per farne un centro sociale, non frequentano i teatri? Perché sono disimpegnati. Il luogo comune è veramente da sfatare una volta per tutte e per farlo non abbiamo bisogno di ricorrere a Greta Thunberg, basta incontrare anche un solo attivista di Ultima Generazione.

“Ho trentun anni e vivo a Perugia con la mia compagna e il nostro cane. Attualmente, mi sto formando come operaio agricolo specializzato, un percorso che, in realtà, ho già sperimentando sul campo: mi dedico alla potatura e alla raccolta delle Olive. Oltre al lavoro, la musica occupa una grande parte della mia vita; suonare la chitarra è la mia passione da otto anni e ho anche un gruppo con cui condivido questa passione. Nel 2019, ho avuto l’opportunità di unirmi a Extinction Rebellion (XR) e, dopo una lunga estate di viaggio, mi sono recato a Roma per esplorare Ultima Generazione cercando qualcosa che rispondesse alla mia profonda necessità di affrontare la crisi climatica. Per anni, ho vissuto con un senso di angoscia ecologica, sentendomi impotente e incerto su come agire. Trovare XR e Ultima Generazione è stato come trovare una risposta a queste mie inquietudini: ho incontrato persone che prendono seriamente la questione climatica, che si sentono motivate non solo a salvare qualcosa ma a cambiar il sistema in un momento di crisi”.

Sono le parole di Tommaso, uno degli attivisti di Ultima Generazione, nei giorni scorsi all’Orto Giardino Mariposa de Cardu di Quartucciu, per le anteprime del Festival letterario mondo eco. 

Quella di Ultima Generazione è una critica forte al sistema, una critica civile finalizzata a richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla sorte del pianeta, destinato al collasso se l’uomo non inverte rotta ed inizia a rispettare la natura smettendo di sfruttarne in maniera indiscriminata le risorse. Per i detrattori sono imbrattatori di muri, criminali che danneggiano opere d’arte. In realtà nessun danno reale è stato mai prodotto ad un’opera dalle loro azioni. Il gesto forte di gettare vernice su un vetro protettivo vuole solo far ricordare che non ci sarà più una specie umana a godere dell’arte se si prosegue di questo passo e con l’innalzamento delle acque rischiano di scomparire intere città non solo i musei che ospitano. Come dare torto a questi ragazzi coraggiosi. Sì, perché il loro impegno li espone a misure cautelari come il Daspo urbano, processi, denunce… 

Le reclute di Ultima Generazione parlano poco ma pensano molto. Sono l’Ultima generazione perché sulle loro spalle ricade il peso delle azioni dissennate delle generazioni che li hanno preceduti. 

Parlano poco, agiscono in fretta, perché devono raggiungere velocemente l’obiettivo di fare risvegliare le coscienze. 

La loro caratteristica è di compiere azioni che diano visibilità alla causa, “fanno pensare a chissà quale stupro della bellezza, quale danno incalcolabile, perché vogliono richiamare l’attenzione, la nostra, al danno incalcolabile che ci stiamo facendo, lasciando che la Terra si distrugga col nostro aiuto, ci diventi ostile e ci muova l’uno contro l’altro.”, possiamo leggere nella postazione al libro che racconta questi attivisti eroici: “Non è la Primavera, non è la Gioconda, è un vetro che le protegge e che verrà cambiato in un minuto”.  “Questa non è violenza, è la metafora di una violenza”. 

La violenza, quella vera, la perpetriamo e lasciamo che venga perpetrata quotidianamente, partendo dagli atti più banali, la cicca per terra, la cartaccia buttata dal finestrino dell’auto, fino al lancio del sacchetto o all’abbandono degli ingombranti per le campagne; dallo spreco di cibo al consumo di suolo, alla speculazione energetica.

La meravigliosa bellezza del creato non solo quella di due quadri, sta scomparendo sotto i nostri occhi.

Siamo tutti responsabili, tutti chiamati a cogliere la differenza fra violenza e metafora e, impavidamente, a lottare contro la violenza vera.

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