Una controriforma della giustizia che ci riporta indietro di cinquant’anni

20 Settembre 2025

[Carlo Augusto Melis Costa]

Come gli addetti ai lavori sanno, la separazione delle carriere in magistratura esiste da anni. Introdotta dapprima con la riforma Castelli durante il governo Berlusconi, poi rafforzata ulteriormente con la riforma Cartabia.

Quella che ci gabellano come separazione delle carriere è in realtà il tentativo di porre sotto controllo politico e poliziesco non solo la magistratura inquirente ma anche quella giudicante.
Il pubblico ministero non sarà più vincolato, dalla cultura della giurisdizione e dalla normativa costituzionale  sul giusto processo, a cercare anche le prove a discarico, ma sarà solo un burattino nelle mani della polizia giudiziaria.

Ma anche la magistratura giudicante diventerà ostaggio del potere politico attraverso la struttura dei nuovi CSM, dove udite udite i politici vengono scelti dalla classe politica, mentre i componenti magistrati sorteggiati nella massa indistinta.

Non è difficile ipotizzare l’ingresso nel CSM di vari fresconi -nel migliore dei casi- con il berrettino con l’elica in testa e un palloncino in mano.
Il tutto a discapito del prestigio della magistratura e della sua indipendenza, nel senso di un rafforzamento della politica ed in definitiva a discapito del cittadino comune.

I casi Tortora o Scardella o Manuella che sia si moltiplicheranno a dismisura, riportandoci indietro di 50 anni.

Pensateci quando andrete ed andremo a votare.

Nella foto “Le lacrime della Giustizia” del Collettivo FX. Murale del 2020 per i quarant’anni della Strage di Bologna, questo pezzo è dedicato alla lotta dei parenti delle vittime per ottenere giustizia.

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