I demani civici della Sardegna hanno bisogno di buon senso e legalità

16 Aprile 2015
The Earth -diogene12
Stefano Deliperi

Felice Corda, su La Nuova Sardegna (edizione del 24 marzo 2015), riprende l’annoso dibattito sull’invocata legge regionale di riordino dei diritti di uso civico (“Una legge regionale organica per risolvere il nodo degli usi civici”).

Chiede l’adozione di una nuova normativa regionale sulla base delle linee indicate dalla sentenza della Corte costituzionale n. 210/2014 per avviare “a rapida soluzione il problema dell’accertamento, delle sclassificazioni … e della definitiva destinazione delle terre civiche e dei diritti collettivi connessi” perché tanti cittadini attendono soluzioni a problematiche causate dalle alienazioni di “ampie superfici di territorio comunale” effettuate “40-50 anni fa, con il consenso dell’Amministrazione Regionale, mediante lottizzazioni, cessioni di terre comunali, urbanizzazioni, opere infrastrutturali e un’infinità di concessioni edilizie”.

Se l’intenzione può esser buona, i presupposti però sono sbagliati. Infatti, senza perseguire ostinatamente “una sanatoria generale e generalizzata”, dichiarata illecita dalla Corte costituzionale da ben prima del 2014 fin dalle sentenze n. 46/1995, n. 345/1997, n. 310/2006 l’attuale quadro normativo (legge n. 1766/1927 e s.m.i., regio decreto n. 332/1928 e s.m.i., legge regionale n. 12/1994 e s.m.i.) consente già oggi la soluzione di grandissima parte delle situazioni problematiche.

A parte il fatto che parecchie alienazioni da parte dei Comuni sono avvenute illegittimamente, senza alcuna autorizzazione regionale, le operazioni di accertamento dei demani civici hanno già riguardato ben 236 Comuni sui 377 della Sardegna e costituiscono l’Inventario generale delle Terre civiche previsto dagli artt. 6-7 della legge regionale n. 12/1994 e s.m.i.   Non si vede perché questa operazione complessa e costosa deva esser buttata a mare per far strada a un abborracciato nuovo accertamento fatto sulla base di non si sa che cosa.

Davanti a situazioni di avvenuta edificazione di residenze in buona fede e di conseguente radicale trasformazione di terreni a uso civico la soluzione equa sul piano giuridico è data dal trasferimento dei diritti di uso civico (art. 18 ter della legge regionale n. 12/1994 e s.m.i., come inserito dall’art. 19, comma 3, della legge regionale n. 3/2003) su altri terreni di proprietà comunale di sensibile valore ambientale. In questo modo si possono tutelare gli interessi della collettività locale al mantenimento del demanio civico (che – è bene ricordare – è un diritto in capo a tutti i cittadini e non al Comune) e si può venir incontro alle esigenze dei cittadini che hanno edificato senza colpa su terreni che presumevano propri. Riguardo, invece, i tanti coltivatori diretti che da lunghi anni praticano l’agricoltura su terreni a uso civico può operare l’istituto della legittimazione (art. 9 della legge n. 1766/1927 e s.m.i.).

Come si vede, a legislazione vigente, tantissime situazioni “difficili” possono essere risolte senza “pasticci” di ogni genere, se davvero c’è la volontà di farlo.   Sarebbe bene che vi fosse anche la volontà di procedere a un’altra fondamentale operazione: il recupero di centinaia, forse migliaia di ettari di terreni appartenenti ai demani civici occupati illecitamente in tante località costiere e dell’interno dell’Isola. Farebbe bene all’ambiente, alla legalità e alla civile convivenza sociale in tanti centri della Sardegna.

Fonte immagine: The Earth – diogene12

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