Il verde nelle nostre città: ecco che cosa non ha fatto Cagliari

16 Novembre 2017
[Stefano Deliperi]

Gli alberi a Cagliari non godono di grande considerazione, così come in tante altre città italiane, nonostante diano un fondamentale contributo alla stessa vita delle aree urbane.

Si capitozzano e si tagliano senza problemi, anche per futili motivi. Nei giorni scorsi è accaduto in Via Messina, dove tre alberi, fra cui un maestoso e sanissimo Fico, sono stati fatti fuori perché disturbavano i passanti (e il progetto immobiliare prossimo venturo). Ma è accaduto anche in Via Bacaredda, lungo il muro di cinta dell’ex mobilificio Cao, anch’esso destinato alla solita speculazione edilizia, dove sei alberi sono stati eliminati per far posto al parco-giochi itinerante Matherland.

Alberi, stessi giorni, medesimo destino, in una città che ottusamente non capisce la loro importanza.

Un Piano del Verde urbano ormai datato e mai approvato definitivamente, assenza di un regolamento per il verde urbano (pubblico e privato), piccolo cabotaggio nella gestione del verde pubblico, pur in presenza di parchi in città (M. Urpinu, Monte Claro, S. Michele) e di aree di grande importanza naturalistica (Molentargius-Saline, S. Gilla, Sella del Diavolo).

Grandi ritardi nella politica del verde urbano, insomma, nonostante la ricchezza ambientale della Città. L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha inoltrato una specifica istanza inoltrata (6 maggio 2017) ai sindaci dei Comuni capoluogo di Regione e Provincia autonoma per l’attuazione delle previsioni della legge 14 gennaio 2013, n. 10 sull’incremento del verde pubblico e privato nelle città.1

Da Cagliari nessuna risposta. Silenzio rotto solo dal rumore delle motoseghe. Lontano anni luce, per esempio, un regolamento per il verde urbano come quello del Comune di Massa, che impone di piantare almeno un albero ogni qual volta sia necessario tagliarne uno, sia in aree pubbliche che in aree private. Sarà cura del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus sollecitare a breve le risposte dei capoluoghi di Regione e Provincia autonoma tuttora inadempienti, compresa Cagliari. Vediamo, però, che cosa han fatto e che cosa hanno intenzione di fare due splendide città come Roma e Venezia.

Roma.

Roma Capitale ha intenzione (finalmente) di dotarsi di un’efficace politica di gestione del verde urbanoE’ il nocciolo di quanto comunicato dal Dipartimento Tutela ambientale – Direzione Gestione territoriale ambientale e del verde (nota prot. n. 32022 del 30 maggio 2017). L’attuale Amministrazione sta prestando una particolare attenzione alle tematiche dell’ambiente e del paesaggio, nella consapevolezza che il verde è una risorsa fondamentale per la sostenibilità urbana, la mitigazione delle temperature e delle varie forme di inquinamento nonché per la conservazione della biodiversità e dei processi ecologici, sull’assunto che una migliore qualità dell’ambiente ha un impatto positivo anche sulla salute del cittadino”. Per tali motivazioni ha avviato il processo per la predisposizione del Regolamento del Verde e del Paesaggio di Roma Capitale con l’approvazione di linee guida per la redazione (deliberazione Giunta capitolina n. 66 del 2017).

Ampi gli obiettivi dichiarati: oltre a garantire la manutenzione, promozione e recupero del verde e del paesaggio, c’è anche la riduzione delle emissioni di CO2 (secondo gli obiettivi fissati nel Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima – PAESC); la tutela della biodiversità; la valorizzazione e conservazione di parchi, riserve, aree naturali protette, giardini e ville storiche; assicurare il ripristino e il mantenimento delle potature “artistiche” storiche di alcuni quartieri di Roma; coinvolgere i cittadini e promuovere le iniziative volte alla sensibilizzazione sul verde.

A tal fine, è stato costituito un gruppo di lavoro fra tecnici dell’Amministrazione e rappresentanti dell’Ordine degli Agronomi romano, con il compito di predisporre un piano di sostituzione e di integrazione delle alberature cittadine (sono stati acquisiti 1.000 alberi), itinerari di trekking urbano, interventi di sensibilizzazione dei residenti, corsi di giardinaggioSono stati, inoltre, individuati i primi 30 alberi monumentali, per i quali si attende la declaratoria da parte della Regione Lazio. Sarebbe un’interessante inversione di tendenza in favore di un patrimonio di verde pubblico sempre più bistrattato nel corso degli ultimi anni: basti pensare che, secondo le informazioni disponibili, nel corso del 2016 (fino al 27 ottobre 2016) risultano abbattuti nel solo ambito del Municipio I (Centro storico) ben 123 alberi “in economia”, cioè con personale e risorse proprie del Servizio Giardini,  più altri 30 “in appalto” da parte di Imprese esterne (fino al 7 novembre 2016).

Nel centro storico di Roma sono stati, quindi, eliminati per varie ragioni ben 153 alberi nel solo 2016, senza finora aver provveduto alla loro sostituzione, come evidenziato in vari casi fra cui l’abbattimento di un Platano forse secolare nel bel giardino pubblico di Via Gulli, angolo Via Faà di Bruno, nello storico Rione Prati, nonostante le proteste dei residenti e le istanze (5 e 12 dicembre 2016) del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus.

Auspichiamo con forza che ora seguano i fatti ai buoni propositi. Sembra, però, che qualcosa di positivo stia arrivando: l’Assessorato all’ambienteha deciso di avviare una attività di forestazione urbana partecipata per creare nuovi boschi in città e incrementare il numero di alberi nel territorio capitolino. L’attività avrà inizio domenica 19 novembre, in prossimità della Giornata Nazionale dell’Albero che si celebrerà il prossimo 21 novembre. 

Abbiamo già provveduto a reperire i primi 12.000 alberi da mettere a dimora in varie zone della città. Si tratta di alberi ‘forestali’ autoctoni appartenenti alle specie Cerro (Quercus cerris), Carpino (Carpinus orientalis), Orniello (Fraxinus ornus), Acero (Acer campestre), Alloro (Laurus nobilis), Olmo (Ulmus minor).

L’obiettivo è quello di realizzare impianti destinati a diventare nuovi boschi urbani caratterizzati dal maggiore grado possibile di biodiversità. Inoltre, vorremmo estendere il progetto ogni anno con nuove zone di forestazione urbana partecipata in aree pubbliche disponibili nel territorio di Roma, coprendo gradualmente tutti i Municipi.  È nostra intenzione coinvolgere in questa attività il maggior numero possibile di cittadini, anche attraverso comitati e associazioni, consapevoli del fatto che la forestazione partecipata può essere utile per aumentare la sensibilità dei cittadini e la loro coscienza ecologica facendoli diventare parte attiva di progetti per la propria comunità.

La forestazione urbana è una delle misure necessarie per combattere i cambiamenti climatici. Si stima che ogni albero, oltre a produrre ossigeno per 2,5 persone, possa assorbire fino a 15 KG di CO2. Per questo, la forestazione urbana rappresenterà una delle azioni che verranno previste, monitorate e misurate dal PAESC – Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima cui questo Assessorato sta già lavorando. L’obiettivo che Roma si impegna a raggiungere con il PAESC è quello di ridurre del 40% le emissioni responsabili del riscaldamento del Pianeta entro il 2030”.

Venezia.

Il Comune di Venezia (Direzione Lavori pubblici – Servizio Tutela del suolo e del verde pubblico) ha comunicato (nota prot. PG / del 29 giugno 2017) la presenza di un Regolamento comunale per la tutela e la promozione del verde in Città (deliberazioni Consiglio comunale n. 111 del 21 luglio 2003 e n. 41 del 20 aprile 2009), in vigore dal 2003 e operativo sia per il verde pubblico che per il verde privato in aree vincolate (gran parte del territorio comunale).

E’ stato, poi, predisposto il Bilancio arboreo comunale 2010-2014 e l’avvio del censimento per l’individuazione degli alberi monumentali presenti nel territorio comunale, predisposto con la collaborazione dell’Arma dei Carabinieri e del Corpo Forestale dello Stato. Fra gli interventi attuati negli ultimi anni hanno particolare rilievo il Bosco di Mestre (230 ettari) e gli altri boschi comunali della terraferma (Carpenedo, Osellino, Campalto, Querini, Ottolenghi, Franca e Zaher) per complessivi 1.100 ettari.

Secondo il censimento attuato con il Bilancio arboreo 2010-2014, “la consistenza complessiva del Verde Pubblico Comunale a fine 2014 risulta complessivamente pari a 430.893 alberi/arbusti”, con un leggero incremento nel corso degli anni del periodo osservato. Non è poco per la splendida Città d’acqua, canali, isole e laguna, unica al mondo per i suoi tesori artistici. Che cosa fanno gli alberi per le cittàE’ ben noto a livello scientifico il fondamentale contributo degli alberi per la qualità ambientale e sanitaria delle nostre città.

Già nel 2013 era stata pubblicata l’importante ricerca “Carbon storage and sequestration by trees in urban and community areas of the United States” sulla rivista Environmental Pollution (Vol. 178, luglio 2013, pp. 229-236), condotta da David J. Novak, Eric J. Greenfield, Robert E. Hoehn, Elizabeth Lapoint dell’U.S. Forest Service e del Davey Institute: l’analisi sulla situazione ambientale di dieci città americane aveva condotto a rilevanti scoperte. Gli alberi non solo sottraggono anidride carbonica e forniscono ossigeno all’aria che respiriamo, ma eliminano anche le pericolosissime polveri sottili, specialmente il particolato fine inquinante (inferiore ai 2,5 micron, o PM2,5), generati soprattutto dai sistemi di riscaldamento tradizionali e dal traffico veicolare.

Le implicazioni favorevoli sulla salute e sui costi della sanità sono anche più elevate. Utilizzando il programma BenMAP dell’E.P.A., l’Agenzia di protezione ambientale statunitense, i ricercatori hanno potuto stimare l’incidenza di effetti avversi sulla salute, come mortalità e morbilità, associandola al valore monetario che deriva dai cambiamenti nelle concentrazioni di Pm2,5.      La quantità totale di Pm2,5 rimossa annualmente dagli alberi varia dalle 4,7 tonnellate a Syracuse, alle 64,5 tonnellate di Atlanta, monetizzate in equivalenti valori annuali che variano da 1,1 milioni di dollari a Syracuse ai 60,1 milioni di dollari a New York.   Per quanto riguarda New York si calcola che gli alberi salvino una media di otto vite umane ogni anno. Anche l’I.S.P.R.A., in Italia, con la ricerca Qualità dell’ambiente urbano – XII Rapporto. Focus su Inquinamento atmosferico nelle aree urbane ed effetti sulla salute (2016), ha fatto emergere dati a dir poco drammatici sulle conseguenze dell’inquinamento nelle città sulla salute della popolazione urbana.

Sulla rivista Environmental Research Letters (Vol. 10, 12 agosto 2015, n. 8) è stata pubblicata la ricerca Impact of urbanization on US surface climate, realizzata da Lahouari Bounoua, Ping Zhang, Georgy Mostovoy, Kurtis Thome, Jeffrey Masek, Marc Imhoff, Marshall Shepherd, Dale Quattrochi, Joseph Santanello, Julie Silva del Goddard Space Flight Center della N.A.S.A.

Dall’analisi satellitare delle città americane – effettuata per la prima volta – i ricercatori hanno verificato che le aree urbane sono vere e proprie “isole di calore”, con una temperatura più elevata rispetto alle aree circostanti da 1 a 3 gradi centigradi (con una media di + 1,9 gradi in estate e + 1,5 gradi in inverno), a causa della massiccia presenza di asfalto, cemento, edifici e altre superfici impermeabilizzanti che frenano il raffreddamento naturale fornito dalla vegetazione. Ovviamente il surriscaldamento ha effetti anche economici: un grado in più durante l’estate fa salire dal 5 al 20% i consumi di elettricità per i condizionatori.

Il fattore fondamentale per contrastare il surriscaldamento cittadino, assolutamente indipendente dalle emissioni di gas a effetto serra, risulta essere la presenza di vegetazione naturale. Più alberi equivale, quindi, a minore surriscaldamento oltre agli effetti positivi in termini di paesaggio, qualità ambientale, contenimento dell’inquinamento, salute pubblica.

Che cosa prevede la legge n. 10/2013 e perché è importante attuarlaLa legge 14 gennaio 2013, n. 10 sull’incremento del verde pubblico e privato nelle città prepara il terreno a una virtuosa inversione di tendenza. Sono numerose le competenze assegnate a tutti i Comuni d’Italia per migliorare la qualità della vita nei più di 8 mila centri piccoli e grandi del Bel Paese, spesso inattuate

Infatti, l’art. 6, comma 1°, della legge 14 gennaio 2013, n. 10 afferma che le Regioni, le Province e i Comuni, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze e delle risorse disponibili, promuovono l’incremento degli spazi verdi urbani, di «cinture verdi» intorno alle conurbazioni per delimitare gli spazi urbani, adottando misure per la formazione del personale e l’elaborazione di capitolati finalizzati alla migliore utilizzazione e manutenzione delle aree, e adottano misure volte a favorire il risparmio e l’efficienza energetica, l’assorbimento delle polveri sottili e a ridurre l’effetto «isola di calore estiva», favorendo al contempo una regolare raccolta delle acque piovane, con particolare riferimento:

a) alle nuove edificazioni, tramite la riduzione dell’impatto edilizio e il rinverdimento dell’area oggetto di nuova edificazione o di una significativa ristrutturazione edilizia;

b) agli edifici esistenti, tramite l’incremento, la conservazione e la tutela del patrimonio arboreo esistente nelle aree scoperte di pertinenza di tali edifici;

c) alle coperture a verde, di cui all’articolo 2, comma 5, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59, quali strutture dell’involucro edilizio atte a produrre risparmio energetico, al fine di favorire, per quanto possibile, la trasformazione dei lastrici solari in giardini pensili;

d) al rinverdimento delle pareti degli edifici, sia tramite il rinverdimento verticale che tramite tecniche di verde pensile verticale;

e) alla previsione e alla realizzazione di grandi aree verdi pubbliche nell’ambito della pianificazione urbanistica, con particolare riferimento alle zone a maggior densità edilizia;

f) alla previsione di capitolati per le opere a verde che prevedano l’obbligo delle necessarie infrastrutture di servizio di irrigazione e drenaggio e specifiche schede tecniche sulle essenze vegetali;

g) alla creazione di percorsi formativi per il personale addetto alla manutenzione del verde, anche in collaborazione con le università, e alla sensibilizzazione della cittadinanza alla cultura del verde attraverso i canali di comunicazione e di informazione”;

– inoltre, ai sensi dell’art. 6, comma 2°, della legge n. 10/2013, i Comuni, “ai fini del risparmio del suolo e della salvaguardia delle aree comunali non urbanizzate, … possono:

a) prevedere particolari misure di vantaggio volte a favorire il riuso e la riorganizzazione degli insediamenti residenziali e produttivi esistenti, rispetto alla concessione di aree non urbanizzate ai fini dei suddetti insediamenti;

b) prevedere opportuni strumenti e interventi per la conservazione e il ripristino del paesaggio rurale o forestale non urbanizzato di competenza dell’amministrazione comunaleL’art. 7 della legge n. 10/2013, poi, prevede misure di salvaguardia per gli alberi monumentali, sia singoli che appartenenti a formazioni botaniche. Che cos’hanno fatto i Comuni italiani per ampliare le loro aree verdi urbane a più di quattro anni dall’entrata in vigore della legge? Che cosa ha fatto Cagliari? Allora, che cosa sta aspettando per migliorare la qualità della vita di tutti noi?  Roma Capitale ha perlomeno iniziato, Venezia procede spedita.

1 L’istanza è stata inviata ai sindaci di Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Palermo, Bari, Genova, Cagliari, Aosta, Catanzaro, L’Aquila, Trieste, Venezia, Trento, Ancona, Bolzano, Perugia, Campobasso, Potenza.

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