Leucemie e ignavia

1 Marzo 2013
Stefano Deliperi
Ormai “chi di dovere” lo sapeva da anni. I semplici cittadini no. Da tempo, infatti, le varie amministrazioni pubbliche competenti (Ministero della sanità, Regione autonoma della Sardegna, Comuni interessati) sono a conoscenza che la popolazione maschile di Pula, Sarroch e Assemini corre un rischio più elevato di leucemie quasi triplo rispetto a quanto sarebbe lecito attendersi eppure non risultano adottati provvedimenti tesi a limitare il rischio ambientale e sanitario.
Lo afferma chiaramente l’articolo “Lezioni dalla ‘sindrome di Quirra’. Epidemiologia? No grazie” del dott. Pierluigi Cocco (Dipartimento di sanità pubblica, Sezione di Medicina del Lavoro, Università degli Studi di Cagliari), pubblicato su “Epidemiologia & Prevenzione” (Rivista dell’Associazione italiana di Epidemiologia), dove viene testualmente affermato riguardo all’incidenza dei linfomi non Hodgkin per il periodo 1974-1993 “che la popolazione maschile, ma non quella femminile, residente nel distretto sanitario di Cagliari ovest, escludendo la città di Cagliari, presentava un rischio elevato di emolinfopatiemaligne, e in particolare di leucemie (tutte le leucemie: osservati 59, attesi 35,27; OR = 1,7; IC 95% 1,30 – 2,15).
I rischi più elevati di leucemie si manifestavano nel comune di Pula (osservati 8, attesi 2,32; OR = 3,4; IC 95% 1,80 – 6,60), Sarroch (osservati 5, attesi 1,92; OR = 2,6; IC 95%1,12 – 6,05) e Assemini (osservati 17, attesi 6,72;OR = 2,5; IC 95%1,60 – 4,00).
Altri comuni dello stesso distretto, quali Capoterra, Domusdemaria, Elmas, Teulada, o Villa San Pietro non manifestavano alcun eccesso, mentre aumenti degli osservati verso gli attesi erano rilevabili nella popolazione maschile di altri comuni nel resto del territorio della ASL 8.
I comuni di Sarroch e Villa San Pietro all’inizio degli anni Novanta, furono oggetto di un’indagine da parte dell’Istituto superiore di sanità su richiesta dei rispettivi sindaci, a causa della segnalazione di un eccesso di leucemie (Stazi A. Comunicazione personale).
Nonostante il rapporto del 2008 confermasse l’eccesso con ben maggiore robustezza statistica e si concludesse esprimendo la necessità di urgenti indagini di epidemiologia analitica per l’esame dei possibili determinanti, non ne seguì alcuna reazione”.
Rischi autorevolmente confermati dal “Rapporto sullo stato di salute delle popolazioni residenti in aree interessate da poli industriali, minerari e militari della Regione Sardegna” (qui il rapporto preliminare) e dal  rapporto  S.E.N.T.I.E.R.I. (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori  e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinanti), promosso dal Ministero della salute e pubblicato nel 2012.
Eppure non risultano approfondimenti, nuove indagini epidemiologiche, provvedimenti finalizzati a contenere il rischio sanitario e ambientale.
Niente di niente.
Il totem delle industrie non dev’essere nemmeno sfiorato dal benché minimo sospetto.
Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico onlus hanno inoltrato (22 febbraio 2013) in proposito una specifica richiesta di informazioni a carattere ambientale e adozione degli opportuni provvedimenti al Ministero della salute, alla Regione autonoma della Sardegna (Presidente, Assessore della sanità), all’A.R.P.A.S., ai Sindaci di Pula e Sarroch, al Commissario straordinario di Assemini, alla A.S.L. n. 8 e, per opportuna informazione, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari proprio perché si inizi a fare chiarezza
Da che cosa deriva l’elevato rischio di leucemia maschile a Pula, Sarroch e Assemini?

Lo vogliamo scoprire o no?

qui “Lezioni dalla ‘sindrome di Quirra’. Epidemiologia? No grazie”, dott. Pierluigi Cocco, pubblicato su“Epidemiologia & Prevenzione” (Rivista dell’Associazione italiana di Epidemiologia, anno 36, gennaio-febbraio 2012

qui il Rapporto S.E.N.T.I.E.R.I. – studio epidemiologico (Ministero della salute, 2012)

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