Una legge per Tuvixeddu

1 Dicembre 2011

Alfonso Stiglitz

Il 5 marzo 2010 il Consiglio Regionale approvava un ordine del giorno unitario (il n. 25) per la predisposizione di un progetto di legge finalizzato a “istituire un parco archeologico-ambientale di fondamentale importanza culturale ed economica per Cagliari e l’intera Sardegna”, nell’area di Tuvixeddu. Da allora il Consiglio è stato impegnato in molte altre problematiche che hanno portato a una dilatazione dei tempi per mantenere fede all’impegno preso. Al contrario, la discussione, le attività giuridiche e amministrative e le polemiche non hanno avuto sosta, con un andamento altalenante nei toni e nei risultati. Per questo motivo Legambiente ha voluto prendere sul serio l’impegno del Consiglio Regionale proponendosi di dare una mano alla stesura di una proposta di legge da sottoporre alla discussione. Avendo partecipato alla sua stesura mi permetto di proporre alcune riflessioni in merito. Una legge ha il vantaggio di superare, in positivo, la forte contrapposizione tra la volontà edificatoria e i vincoli, superando questi ultimi come mero strumento impositivo, a carattere negativo (ti proibisco di fare), per realizzare un’azione positiva di governo del territorio, che restituisce alla società civile un ruolo centrale, finalmente dotata di strumenti atti ad affrontare i mitici poteri forti. In altre parole ridare voce al colle di Tuvixeddu-Tuvumannu, come radice profonda delle identità della città, che non si limita alla contabilità delle tombe (quante e dove), ma identifica nel suo complesso un bene ricco di cultura, storia, ambiente e vita. Un Parco come azione positiva che passi dal vincolo allo spazio aperto alla città, in quanto organismo vivo. Il contrario di quanto è avvenuto nel secolo scorso e in questo, caratterizzati dalla scarsa consapevolezza delle amministrazioni pubbliche, fossero esse quelle territoriali, quelle adibite alla tutela o quelle di ambito scientifico. Una legge per indurre le amministrazioni pubbliche a svolgere il loro ruolo in prima persona. I valori dell’area, paesaggistici e culturali, sono di elevata qualità tanto da poterla definire la più importante area archeologica dell’isola, per dimensioni fisiche, temporali e storiche. Un luogo che attraversa l’intera storia della città dalla lontana preistoria all’età contemporanea, vero luogo fondativo dell’idea stessa del nostro capoluogo. Questo significa che non si può lasciarlo alla mercé del mero gioco economico, di accordi e scambi, ma nemmeno al “tira e molla” delle cause giuridiche che delegano alla magistratura un ruolo che dovrebbe essere proprio della politica. Allo stesso tempo una proposta di legge che riporta il ruolo primario di gestore della propria identità nelle mani del Comune: il parco è una struttura comunale, presieduta dal Sindaco. Questo perché è un bene della comunità che deve stare a diretto contatto con essa attraverso i propri rappresentanti e senza sovrastrutture burocratiche, doppioni, luoghi di incarichi frutto di scambio politico. Riportare al centro il Comune vuole riequilibrare una tendenza centralista, regionale, contenuto nella legge sulla Cultura; una legge a lungo agognata da tutti gli operatori del settore e da tutti i sardi che avessero interesse alle tematiche culturali la cui scandalosa assenza, soprattutto in una Regione autonoma, aveva lasciato il settore allo sbando, salvo felici eccezioni. La L.R. 14/2006, che detta “Norme in materia di beni culturali, istituti e luoghi della cultura” è certamente uno strumento importante, che segna uno spartiacque nella storia autonomistica, ma si rivela anche essere impregnata di un forte spirito centralistico regionale, abbastanza tipico, mi sia consentito dirlo, di una stagione politica importante per la sinistra, quello della giunta Soru. Il tentativo abbastanza evidente di sostituire al centralismo statale quello regionale ha portato a una elaborazione di tipo piramidale, a discesa dal centro verso la periferia. I Comuni, infatti, seppure definiti come “i primi custodi dei valori della cultura e dell’identità locale” finiscono per svolgere un ruolo di meri gestori, in funzione residuale rispetto alle funzioni svolte da Regione e Province. Oggi è sempre più urgente la ridefinizione dell’intero comparto legato alla tutela, conservazione e fruizione dei luoghi della cultura, soprattutto dopo che a livello statale, a partire dai governi di centrosinistra per giungere, e aggravarsi, con quelli di centrodestra, si sta provvedendo a smantellare l’intero sistema dei Beni Culturali, annullando nei fatti la possibilità di una efficace azione di tutela e di formazione degli operatori. Il ruolo che la Regione potrebbe svolgere è centrale e indifferibile; purtroppo l’assenza di una Giunta e di un Consiglio regionale credibili in termini culturali, prima ancora che politici, rendono le prospettive molto aleatorie. In questo non aiuta, salvo auspicate smentite, il nuovo governo, certamente più presentabile del precedente ma ancora gravato da vecchi vizi. In un esecutivo dichiaratamente tecnico, l’unico non tecnico è finito ai Beni Culturali, esattamente come nei precedenti governi: quando era necessario assicurare comunque un posto a una personalità gradita a uno dei vari poteri che, per motivi di opportunità non potendo essere collocato nella posizione desiderata, veniva parcheggiato nel ministero cenerentola. Nomina mitigata in extremis con la scelta di un sottosegretario, un tecnico, ancorché non sono sicuro che la nomina di un direttore generale dello stesso ministero sia quella più opportuna, come tutte le scelte autarchiche: un po’ di aria nuova sarebbe stata più utile. Come l’aria nuova che vorremmo respirare dall’alto delle nostre colline, che svettano verso il mare.

PS
L’ordine del giorno del Consiglio regionale è scaricabile dal sito istituzionale:
http://www.consregsardegna.it/xivlegislatura/Ordini%20del%20giorn/odg025.asp
La legge regionale sulla cultura è scaricabile dal sito istituzionale:
http://www.regione.sardegna.it/j/v/1270?s=29284&v=2&c=&t=1&anno=
L’iniziativa di Legambiente, per la quale è stata avviata una raccolta di firme è visionabile nel sito dell’Associazione: http://www.legambientesardegna.com/.

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