A istrazzu barattu

30 Aprile 2012

Emiro del Catar

Ignazio Camarda

E’ sorprendente l’attenzione, il gradimento, l’entusiasmo crescente per l’emiro del Catar, si dice, uno degli uomini più ricchi del mondo. Può darsi che sia il fascino della ricchezza, appunto che, come ben noto, esercita sempre un’attrazione particolare sulle persone che la ricchezza l’hanno vista da lontano e che nei momenti di crisi economica è vista come miraggio che potrebbe trasformarsi in un toccasana.
Condivido la ricerca del Presidente Monti di avere rapporti con quanti possono avere interesse a investire nel nostro Paese, e si sa ce ne sia bisogno, nel momento in cui l’Italia sta perdendo pezzi delle sue produzioni di pregio, aggravando allo stesso tempo il dramma della disoccupazione.
Per altri versi, mi lascia del tutto indifferente il fatto che Tom Barrack passi la mano, prendendosi una camionata di euro dall’Emiro del Catar che si compra a scatola chiusa il Consorzio Costa Smeralda, un pezzo di Sardegna che sembra godere di una effettiva extraterritorialità e che passa di mano ora ad uno, ora ad un altro, senza che questo abbia la minima influenza su quello che è la Sardegna vera.
Dobbiamo aspettarci grandi dichiarazioni d’amore per la natura della Sardegna e grandi propositi per far arrivare i proprietari dei megayacht nelle famose zone interne, a vedere i nuraghi, le pinnette, i sardi veraci, farli sbalordire sentendo cantare il bomborombò patrimonio dell’Unesco, far mangiare loro il porcetto arrosto (pardon il montone!). Far vedere il lentisco della macchia mediterranea e la sera tutti al billionaire dalla Santanché e da Briatore, che forse sogna ancora di investire a Lula e diventare governatore della Sardegna.
Ciò che mi ha sorpreso non poco e l’affollamento e gli spintoni dei nostri amministratori, venga, Sua Maestà, a comprare a Pula, compri a Teulada, venga a vedere quanto è bella l’Argentiera, e Alghero dove lo metti! E i forti dell’arcipelago di La Maddalena, che attendono di essere messi in valore, e le torri costiere che rischiano di crollare! E perché no Cala Reale del parco dell’Asinara.
Un’affannosa corsa di amministratori a chi arriva prima ai petrodollari del portafoglio catarino, che lascia sconcertati, per offrire e i gioielli di famiglia della Sardegna vergognosamente abbandonati a sé stessi pur dopo programmi e progetti di non poco conto.
Non si tratta qui di pseudo-trattative tra principi e caprari, quanto piuttosto una possibile svendita a prescindere, (come insegnano gli economisti) quando esiste una sovrabbondanza di offerta da parte di amministratori che hanno frequentato i templi del sapere e non sono certo degli sprovveduti.
Ed è proprio per questo che ci assale lo sconforto. Sicuramente sarò ancora annoverato tra i signori del no, è opportuno comunque ricordare a chi di dovere che la Sardegna non può essere svenduta a pezzi a istrazzu barattu a chi si offre di comprare, a meno che i nostri amministratori non siano epigoni di quel leghista cialtrone e razzista che è Borghezio.

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