Svendere le coste

1 Dicembre 2009

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Stefano Deliperi*

L’idea che và per la maggiore dei sardi quale popolo orgoglioso, tenace, portato all’indipendenza ed all’autogoverno è, a mio parere, da rivedere radicalmente. A parte le tante invasioni più o meno cruente che la Sardegna ha visto nel corso dei secoli (dai cartaginesi ai romani, dai vandali ai bizantini, dagli arabi ai saraceni, dai pisani ai genovesi, dagli aragonesi ai piemontesi, agli alleati anglo-americani), conserviamo tuttora – nelle tante varianti – sa limba, la più fedele discendente del latino (lingua degli invasori) e tutt’oggi, nonostante roboanti dichiarazioni, sos istranzos che approdano sulle nostre coste ricevono un’accoglienza straordinariamente benevola. E’ il caso di tanti speculatori immobiliari nel corso degli ultimi decenni.    Rapinatori di territorio che spesso hanno lasciato soltanto briciole o macerie agli indigeni. Chiedetelo, giusto per fare un esempio, ai tanti piccoli imprenditori rimasti sul lastrico grazie al bresciano Bertelli impegnato a cementificare Stintino. Tuttavia la solfa non è cambiata. Tra vari casi spicca quello della costa di Teulada, da Capo Spartivento a Tuerredda, a Malfatano.   Uno dei grandi tratti di costa (circa 35 km.) ancora in gran parte integri del Mediterraneo.    Rocce, piccole calette (Tuerredda, Campionna, Piscinnì), ambienti dunali, stagni (Piscinnì, Tuerredda), porti naturali già utilizzati in antichità (come la Merkat fenicia nel rìas di Malfatano). Da parecchi anni incombe il tentativo speculativo su questo autentico paradiso costiero.   Negli anni ’70 del secolo scorso furono i lombardi Monzino, attraverso la loro società S.I.T.A.S. s.p.a., a progettare su quasi 900 ettari di costa la nuova Costa Smeralda nel sud Sardegna. Si doveva chiamare Costa Dorada: alberghi, ville, campi da golf con centinaia di migliaia di metri cubi di volumetrie. Non se ne fece quasi nulla.   Soltanto la durissima opposizione legale delle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra condusse alle condanne in sede penale ed alla successiva demolizione delle opere abusive del tentativo speculativo nella splendida baia di Piscinnì, enclave amministrativa di Domus de Maria, portata avanti in un primo momento dal gruppo Monzino, successivamente da una società aderente alla Lega delle Cooperative. Qualche anno fa la Società immobiliare venne rilevata dalla Forma Urbis s.p.a. di due architetti-imprenditori veneti, Gianpietro Gallina e Albano Salmaso, che fecero proclamare, con sovrano sprezzo del ridicolo, all’allora Sindaco di Teulada Tore Mocci l’arrivo sulle coste sulcitane di ben 2.500 posti di lavoro ed anche di più grazie ai 180 mila metri cubi di alberghi e ville di lusso che gli intraprendenti veneti affermavano di voler realizzare.  In realtà non hanno realizzato un bel niente, così come a Capo Pecora, sulla costa di Arbus, dove hanno rilevato la storica azienda agricola sul mare dei Casana.   A questi architetti-imprenditori evidentemente interessava farsi approvare i progetti immobiliari e rivendere a prezzi esorbitanti.   Ed è quello che hanno fatto.   Anche dividendo in cinque l’unico progetto immobiliare, con l’avvallo della Regione autonoma della Sardegna, ai fini delle valutazioni di impatto ambientale, in contrasto con la direttiva comunitaria in materia (la n. 85/337/CEE, integrata e modificata dalla n. 97/11/CE).  Così ha visto la nascita il nuovo progetto comprendente il complesso ricettivo “eco-compatibile” Malfatano Resort s.p.a., una joint venture composta da Sansedoni s.p.a. (40 %, gruppo Fondazione Monte dei Paschi di Siena), famiglia Benetton attraverso la Ricerca Finanziaria s.p.a. (25 %), Gruppo Toffano (24 %), Silvano Toti s.p.a. (11 %).  Forte l’interesse del gruppo Marcegaglia. Sarebbe stato il momento, con l’Amministrazione regionale Soru, di acquisire l’area, con i mezzi previsti dalla legge, alla disponibilità della recente Agenzia della Conservatoria delle coste della Sardegna.  Ma non se n’è voluto fare nulla. Secondo le affermazioni dell’Amministrazione comunale di Teulada, ormai non vi sarebbe alcun ostacolo per spalmare i 140 mila metri cubi di volumetrie complessive sui 700 ettari di costa. Ed i lavori sono stati recentemente avviati, prevedendo (deliberazione Consiglio comunale Teulada n. 37 del 3 ottobre 2008) lo spostamento di 33.500 metri cubi ed una variazione di destinazione d’uso.   Ancora una volta sono state le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra a rivolgersi alle amministrazioni pubbliche competenti ed alla magistratura, auspicando un efficace intervento in tempi brevi. Non basta il lento assassinio ambientale della splendida spiaggia di Tuerredda, “assalita” da centinaia di bagnanti, da chioschi e da “generose” concessioni demaniali, non basta l’emblematica vicenda della lottizzazione abusiva di Baia delle Ginestre ad opera dei lombardi Antonioli, non basta il fallimento turistico dell’allucinante cubo di cemento dell’Hotel Rocce Rosse, poi trasformato in condominio. Il turismo mattonaro ha le sembianze di Emma Marcegaglia e dei Benetton, mentre gli indigeni che da generazioni vivono e lavorano a Malfatano stanno per essere cacciati da casa loro (e dai loro 5 ettari nel bel mezzo della lottizzazione) perché disturbano.  Come i Mapuche della Patagonia.  Emblematico e da vedere il film-documentario Furriadroxius, di Michele Mossa e Michele Trentini, sugli ultimi abitanti della comunità agro-pastorale di Malfatano.   Nell’indifferenza della Regione autonoma della Sardegna, delle amministrazioni locali, delle forze politiche e degli stessi teuladini.   Fuori dai piedi, oggi si costruiscono ville da 380 mq. di coperto in vendita e migliaia di mq. di giardino esclusivo a 1,5 milioni di euro l’una, così racconta sorridendo chi sta sui mezzi cingolati, vero?

*Stefano Deliperi, Gruppo d’Intervento Giuridico

dal sito web della Società Sansedoni s.p.a. (http://www.sansedonispa.it/). Capo Malfatano si trova sulla costa sud-occidentale della Sardegna, nel comune di Teulada e nella provincia di Cagliari, da cui dista 40 km. La proprietà si estende per circa 670 ettari su una zona di grande fascino paesaggistico e di rinomata bellezza, e comprende la celebre spiaggia di Tuarredda, tra la penisola di Capo Malfatano e Capo Spartivento. Proprietaria del terreno e promotrice del progetto è la società S.I.T.A.S. SrL, partecipata da Sansedoni, Gruppo Toti, Ricerca Finanziaria (Benetton) e Gruppo Toffano di Padova. Il progetto mira alla valorizzazione del territorio e delle risorse locali, uniche per bellezza e fascino, attraverso la realizzazione di un sistema integrato di strutture ricettive e residenziali di elevato standard qualitativo, nel massimo rispetto del territorio. Obiettivo degli azionisti, viste le caratteristiche di massima qualità ambientale e paesaggistica della proprietà, è quello di realizzare un polo di assoluta eccellenza nell’offerta turistico ricettiva, adottando modelli già testati con successo nei mercati internazionali e con un’attenzione particolare alle caratteristiche naturali autoctone e alla sostenibilità del progetto stesso. L’intervento, prevede la realizzazione di hotel, di un centro conferenze e di residenze di lusso, per un totale di circa 140.000 metri cubi.

1 Commento a “Svendere le coste”

  1. KERRA BOBORE scrive:

    credo che sara’ solo con l’ indipendenza che, noi sardi, riappropriandoci della nostra terra, ridiventando ,cioe’,padroni in casa nostra (che non hai piu’ dal periodo nuragico, con breve parentesi di unificazione in periodo giudicale), potremmo diffendere la nostra terra e tutelare quello che resta delle sue risorse e bellezze. il cotinuo affluso di speculatori che, deturpano e rapinano risorse pubbliche impunemente, da sempre, protetti da leggi che aprono all’ escamotage e al dibattito (anche giudiziario) senza soluzione, e’ la dimostrazione che il colonialismo continua…e il colonialismo, piu’ che dare, ha sempre portato via, persino la memoria storica e la lingua…e quando a un popolo manca la propria lingua….pezzo per pezzo e’ la fine !!..per quanto riguarda i signori dell’ autonomismo…sono solo dei portatori d’ acqua al servizio esclusivo dei signori del denaro, da cui traggono una cospicua mancia,sempre pronti e disponibili per il futuro ( che a me sembra veramente grigio e senza ritorno). visione pessimistica, vero? provatemi che non e’ cosi……A SI BIRI !….

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