L’ANPI dice No

1 Febbraio 2016
sini
Marco Sini

Pubblichiamo l’intervento del Presidente del Comitato provinciale dell’ANPI di Cagliari Marco Sini durante la prima iniziativa pubblica del “Comitato del NO al referendum” sulla Riforma costituzionale tenutasi ieri nella sala conferenze del Banco di Sardegna. Nell’intervento del Presidente Sini l’ANPI si schiera per il referendum popolare, per dire “no” alla legge di riforma del Senato ed alla legge elettorale. (Red)

Intervengo come Presidente del Comitato provinciale dell’ANPI di Cagliari e porto l’adesione dell’ANPI cagliaritana al Comitato Referendario per il NO che è stato costituito a Cagliari. Alcuni dirigenti e militanti dell’ANPI di Cagliari hanno già aderito sul piano personale al Comitato. Oggi porto l’adesione dell’ANPI provinciale come associazione.

La nostra adesione discende dalla decisione assunta dal Comitato nazionale dell’ANPI, del 21 gennaio, che ha ampiamente ed approfonditamente discusso circa la riforma del Senato e la legge elettorale ed ha votato la proposta, formulata dal Presidente Carlo Smuraglia, di aderire ai Comitati referendari già costituiti  sull’una e sull’altra legge, una proposta che trae origine ed è fondata sul tema della coerenza nella intransigente difesa della Costituzione, secondo la linea perseguita dell’ANPI negli ultimi anni. L’iniziativa dell’ANPI, a difesa dei valori e dei principi fondanti della Costituzione repubblicana è una costante come elemento costitutivo della sua identità e del suo essere associazione erede della Resistenza e della Costituzione repubblicana che si fonda sui valori della Resistenza, è stata messa in campo a partire dalla netta e forte reazione contro l’ipotesi di stravolgimento dell’Art. 138 della Costituzione ed ora è in campo per contrastare il disegno che col combinato disposto Legge di Riforma del Senato e Legge elettorale, così come normato, stravolge il bilanciamento dei Poteri costituzionali perché provoca uno squilibrio a favore dell’Esecutivo e a scapito della democrazia Parlamentare.

Sulla relazione del presidente Carlo Smuraglia di adesione al Comitato per il NO vi è stato un ampio consenso, concluso con un voto sostanzialmente unitario (solo tre astensioni). In effetti, proprio per il contributo della discussione e del confronto, si è pervenuti, non solo all’esito positivo già indicato, ma anche alla definizione – ai fini della chiarezza – delle modalità e delle “condizioni” che devono caratterizzare l’ingresso dell’ANPI nella compagine referendaria. Questi aspetti, riassunti nelle conclusioni del Presidente Smuraglia, possono essere così sintetizzati:

  1. l’ANPI aderisce alla iniziativa referendaria in stretta coerenza con la linea seguita per due anni sul tema della riforma del Senato e sulla legge elettorale, qualificata fin dalla prima manifestazione, al Teatro Eliseo di Roma come “una questione di democrazia”. La conseguenza logica della approvazione delle due leggi in termini poco diversi rispetto a quelli iniziali di due anni fa, è che la parola va data alle cittadine e ai cittadini perché si esprimano liberamente, senza pressioni e soprattutto senza “ricatti”.
  2. nell’aderire ai Comitati referendari già costituiti, l’ANPI mantiene la sua piena autonomia e la sua piena libertà di azione e di giudizio, impegnandosi peraltro a contribuire ad un efficace svolgimento della campagna referendaria, basata, prima di ogni altra cosa, su una corretta e completa informazione delle cittadine e dei cittadini sui contenuti dei provvedimenti di cui si chiederà l’abrogazione.
  3. l’ANPI non è interessata – nel caso particolare delle riforme – ai problemi più specificamente “politici” (il “plebiscito”, la tenuta e le sorti del Governo, etc.); per la nostra Associazione il tema è solo quello dell’intransigente difesa della Costituzione da ogni “stravolgimento” che rimetta in discussione le linee portanti (anche della seconda parte) ed i valori di fondo; considera la Riforma del Senato e la legge elettorale, così come approvate dal Parlamento, un vulnus al sistema democratico di rappresentanza ed ai diritti dei cittadini, in sostanza una riduzione degli spazi di democrazia;
  4. l’ANPI esclude la collocazione della battaglia referendaria nel recinto di un qualsiasi schieramento politico, nonché ogni altra opzione politica che non sia quella, appunto, della salvaguardia della Costituzione;
  5. l’ANPI, che attualmente ha oltre 120.000 iscritti e un’organizzazione estesa all’intero territorio nazionale, deve godere di una rappresentatività all’interno dei Comitati referendari, adeguata a ciò che essa rappresenta, in tema di iscritti e di valori;
  6. l’ANPI ritiene che – rispetto alle Assemblee pubbliche, pur talora necessarie – debbano essere privilegiati gli incontri e le iniziative di contatto e rapporto con i cittadini attraverso la formazione di Comitati locali, ampi ed aperti e rivolti soprattutto alla popolazione, per informare e convincere sui complessi temi in discussione;
  7. si ritiene opportuno che i Comitati referendari, se non lo hanno già fatto, provvedano alla costituzione di esecutivi snelli e dotati di particolare autorevolezza, in grado di coordinare ed intervenire con indicazioni, suggerimenti e proposte, anche in rapporto con i comitati locali che si andranno costituendo;
  8. l’ANPI si riserva di assumere anche iniziative autonome come Associazione, iniziative naturalmente non confliggenti con quelle dei Comitati, per informare sulla posizione assunta e sulle sue caratteristiche anche di autonomia, nonché su tutte le questioni che riguardano le due leggi in discussione.

Questi sono i punti fondamentali dell’adesione dell’ANPI ai Comitati referendari.

Sotto il profilo interno, è evidente che questo ci impegna a dare il nostro contributo, sia in sede nazionale, sia a livello locale, allo sviluppo della campagna referendaria, con iniziative, con il contributo, anche organizzativo, nei Comitati o anche per la costituzione di Comitati Locali, anche di paese, con tutti i mezzi e gli strumenti di informazione e di convincimento.

Per l’ANPI, c’è una coincidenza, in questa fase, tra avvio della campagna Referendaria e la nostra campagna congressuale, che culminerà nel Congresso nazionale dell’ANPI a metà maggio.

Il Presidente dell’ANPI Smuraglia ci sollecita a operare perché, ci dice che “c’è lavoro in abbondanza è c’è, soprattutto, la convinzione e la certezza che ciò che facciamo con assoluta attenzione all’identità ed ai valori dell’ANPI, è funzionale al bene del Paese e della collettività e soprattutto all’intransigente (e non conservatrice) salvaguardia della Costituzione.

Come previsto tra i punti approvati dal Consiglio Nazionale dell’ANPI, il Presidente Carlo Smuraglia ci ricorda che non escludiamo la possibilità di iniziative anche autonome, “per illustrare e chiarire la nostra posizione e per indicare positivamente (lo ripeto per l’ennesima volta, non siamo per la conservazione dell’esistente a tutti i costi) ciò che si potrebbe (e si dovrebbe) fare, semmai, per superare alcuni difetti del bicameralismo “perfetto”, senza stravolgere la Costituzione, prendendo esempio anche da esperienze già realizzate in altri Paesi. Pertanto, è opportuno “attrezzarsi”, far conoscere bene la legge di riforma del Senato, conoscere bene la legge elettorale, per poterne indicare e spiegare, con semplicità i difetti, i limiti e le ragioni per cui ne chiediamo la cancellazione. Così Smuraglia.

A questo proposito voglio utilizzare alcune considerazioni fatte da Oliviero Toscani, nella sua intervista al Fatto Quotidiano di qualche giorno fa.

Dice Toscani che La principale difficoltà per quelli del NO sarà ribattere e spiegare le loro ragioni. Ne hanno di ragioni, ma sono complicate da spiegare”; ha poi aggiunto che sarà necessaria una buona campagna di comunicazione che avverrà “con i mezzi ordinari e molto dipenderà dalle risorse a disposizione”.

Toscani ha posto, in sostanza, due problemi: la difficoltà di spiegare le nostre ragioni e la disponibilità di mezzi di informazione. Il NO si troverà in grave svantaggio poiché gran parte della stampa e della tv sempre più cassa di risonanza e di orientamento del governo che, molto impropriamente ha personalizzato la riforma costituzionale nella figura del presidente del Consiglio.

Aggiungo e concludo che anche per questo dobbiamo avere piena coscienza e consapevolezza che la nostra battaglia, anche sul piano delle comunicazione non sarà facile né semplice. Renzi e i suoi sostenitori stanno già usando e useranno ancora di più argomentazioni semplici e semplificazioni che parleranno più alla pancia che alla testa degli italiani (il Senato dimagrisce, passa da 315 a 100 componenti! Il risparmio sui costi della casta e similari). Dobbiamo saperlo e attrezzarci adeguatamente.

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