Il genocidio armeno

1 Maggio 2021

[Emanuela Locci]

Sono passati 106 anni dall’inizio del genocidio del popolo armeno perpetrato dal governo turco, poco prima della Prima Guerra mondiale. A distanza di più di cento anni questa ricorrenza non può essere ricordata come tale in Turchia.

La questione è ormai diventata una spina nel fianco del governo di Ankara che ancora non ha riconosciuto il genocidio come tale, con tutto il carico di conseguenze che questo comporta.

Conseguenze che riguardano, oltre la politica interna della Turchia, anche i rapporti internazionali. Quest’anno il riconoscimento del genocidio da parte degli stati uniti ha creato diverse tensioni. Il presidente Biden ha dichiarato pubblicamente, per la prima volta nella storia gli Stati Uniti, che quello di cui furono vittima più di un milione e mezzo di persone, non è da considerarsi crimine di guerra ma ha  tutte le caratteristiche distintive di un genocidio. La mossa è destinata a infiammare le tensioni con la Turchia, ma il presidente statunitense ha seguito la scia di altri trenta paesi che prima degli USA, hanno riconosciuto il genocidio. Malgrado gli USA e la Turchia siano alleati strategici, in questo caso la linea politica statunitense ha sostenuto i diritti umani e il riconoscimento di un crimine che secondo Biden “non deve ripetersi”.

Come era prevedibile, le dichiarazioni americane hanno scatenato le vive rimostranze del governo e del presidente turco. L’ambasciatore turco negli stati uniti è stato richiamato in patria per ricevere istruzioni rispetto alla linea da tenere in questa particolare situazione. Mentre l’approvazione popolare rispetto all’operato del governo dell’Akp e del suo leader in particolare, risulta essere costantemente in ribasso, solo nell’ultimo mese è scesa al 44,5% , con una differenza rispetto a marzo di 4.5 punti percentuali, l’esecutivo turco deve confrontarsi con problemi che riguardano questioni mai risolte e che ancora rappresentano un tallone d’Achille per la politica odierna.

Mentre la tensione aumenta, Washington avvisa i propri cittadini della possibilità di eventuali proteste presso le sedi di rappresentanza americane, creando ancora più preoccupazione intorno alla situazione.

Al netto della situazione che si è andata creando tra i due paesi in quest’ultimo frangente, rimane il problema di fondo: il riconoscimento anche da parte della Turchia di quello che è ormai considerato un genocidio, senza se e senza ma. Erdogan intanto, come consuetudine, ha presentato le proprie condoglianze al patriarca armeno, Sahak Masalyan, ricordando gli armeni che hanno perso la vita a causa delle durissime condizioni derivanti dalla Prima Guerra Mondiale.  Ovviamente non ha in nessun modo accennato all’ammissione governativo rispetto agli orrori organizzati da alcuni esponenti del movimento dei Giovani Turchi, che in quel momento si trovavano al potere, uno tra tutti Talat Pasa.

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