A dir di Bosa

3 Dicembre 2022

[Mario Fiumene]

Le notizie dei media regionali del 22 novembre 2022, ai quali si è aggiunta perfino Rai 1, trasmettendo le notizie riguardanti i danni causati dal fiume Temo, che attraversa la città di Bosa (il servizio tv ha dato priorità a Bosa rispetto a Venezia!), non sono una novità; purtroppo.

Basta rileggere quanto nei primi anni ‘50 scriveva, sul quotidiano L’Unione Sarda, il cronista di allora Signor Ottorino Mastino. In un suo articolo riportava la notizia che l’allora Vescovo di Bosa Monsignor Nicolò Frazioli aveva scritto al ministero dei Lavori Pubblici (oggi Ministero per le infrastrutture), invocando un sollecito provvedimento per l’annoso problema: alluvioni per lo straripamento del fiume Temo. Con lettera datata 11/12/1953 il sottosegretario rispondeva: «Eccellenza, in relazione alle Sue premure per la sistemazione del fiume Temo Le comunico che con ministeriale 25/11/1953n.2496, il provveditorato alle OO.PP. della Sardegna è stato interessato a procedere sollecitamente alla progettazione esecutiva delle opere proposte dalla Commissione nominata per studiare la protezione della città di Bosa dalle piene del detto fiume tenendo conto dei suggerimenti formulati al riguardo da Consiglio Superiore dei LL.PP. Questo ministero si riserva di esaminare a suo tempo la possibilità di finanziare dette opere, che richiedono ingenti somme.»

Il 24 maggio del 1956 vennero ufficialmente inaugurati i lavori per la costruzione di una diga per sbarrare il Temo all’altezza di Monte Crispu con la finalità di difendere la città e la vallata. I lavori dei primi due lotti sono proseguiti verso la metà degli anni ’60. La diga è alta 57 metri, larga 17 alla base risulta essere attraversata da due gallerie: una a deflusso regolabile e l’altra a deflusso libero. L’opera idraulica di Monte Crispu ha una capacità d’invaso importante circa 30 milioni di metri cubi. A distanza di circa 70 anni la città di Bosa non risulta essere protetta!! I fatti di questi giorni lo dimostrano!!

In Sardegna si continua a discutere di come prevenire le calamità; si fa un gran parlare di rischio idrogeologico per la salvaguardia delle popolazioni e dei territori ma la diga sul Temo non risulta essere “classificata” ovvero i tecnici non hanno ancora provveduto al collaudo tecnico – funzionale!! In 70 anni la situazione climatica della Sardegna è cambiata: ha spiegato il meteorologo Matteo Tidili «…sono caduti tra i 115/120 millimetri di pioggia su Meilogu e Planargia». Queste condizioni climatiche hanno determinato che l’invaso della diga di Monte Crispu sul Temo non ha garantito la necessaria protezione della città di Bosa. I danni causati ai pescatori, ai commercianti, a varie attività lavorative e alle case private sono davanti agli occhi di tutti. Anche l’interruzione della didattica scolastica ha comportato disagi odierni e timori futuri per le famiglie. E’ auspicabile la ripresa dei lavori già finanziati per il banchinamento dell’alveo fluviale, compresi i lavori per gli ormeggi dei natanti.

Mi preme sottolineare che da anni si attende la valutazione su un eventuale nuovo dragaggio dell’alveo del Temo. Un dragaggio eseguito in modo sostenibile, garantendo l’ecosistema e la sicurezza. Oggi nel fiume possono navigare solo piccole imbarcazioni di esperti pescatori in particolare; ma anche chi utilizza le imbarcazioni per scopi turistici e svago deve essere esperto per evitare le secche incontrando difficoltà a raggiungere i punti di attracco della città. Occorre capire se la diga di Monte Crispu deve essere un problema angoscioso per la città di Bosa e questa risposta la devono dare le istituzioni dopo aver acquisito le opportune valutazioni dei tecnici: geologi, ingegneri delle varie specializzazioni.

Fonte foto: La Nuova Sardegna

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI