Perché la sinistra sarda può vincere le elezioni regionali

31 Maggio 2023

[Graziano Pintori]

In vista delle prossime elezioni regionali non sarebbe male se sul manifesto sardo si avviasse un dibattito per contribuire a una rinnovata compagine di sinistra unita e alternativa, sia al governo sardo leghista e sia ai soliti cliché di palazzo.

Uno dei cardini unitari è contenuto in un recente articolo di Roberto Loddo, il quale tenta di scuotere il sonno degli antifascisti citando un intervento di Luciana Castellina: una sorta di appello per fondare un nuovo Comitato di Liberazione Nazionale contro il fascismo di ritorno, che si annida nel governo nazionale e in quello sardo. Un intervento di Fernando Codonesu puntualizza, invece, la preoccupante condizione politica, economica e sociale della Sardegna, per questo motivo è necessaria la costruzione di un’alternanza alla destra che governa la regione sarda.

Altri argomenti non mancherebbero per arricchire il dibattito di cui sopra: fusione degli aeroporti sardi, politiche per affrontare i cambiamenti climatici, abbandono zone interne, tagli e accorpamenti di scuole che prevalgono sul diritto allo studio sancito dalla Costituzione, come pure l’interesse privato prevale sul diritto alla salute, alla casa, al lavoro. Vedasi, inoltre: fuga dei giovani e spopolamento, dispersione scolastica e le povertà diffuse che relegano migliaia di famiglie e cittadini sardi alla precarietà e all’emarginazione.

Come se non bastasse assistiamo in questi giorni, inermi, all’occupazione militare del nostro territorio da parte delle forze armate europee e non solo, in cui risalta lo sperpero di risorse per favorire il proliferare degli armamenti e delle guerre: un pugno allo stomaco del malessere sopradescritto. Riflettendo su questi dati di fatto, le maggiori forze politiche di opposizione sembrano più preoccupate di portare avanti i soliti schemi tattici e politici per affrontare le prossime elezioni regionali.

Ossia lasciare che la centralità di un ipotetico programma politico e la forza aggregante di un’eventuale compagine ruotino, ancora, attorno al presidenzialismo: un sistema che basa la sua forza sull’iniquo premio di maggioranza e sull’assurdità degli alti sbarramenti percentuali che annullano le volontà degli elettori. Da qui il passo è breve verso le liste strettamente gestite dalle segreterie dei partiti, un metodo, secondo me, ormai esausto che giustifica il dirompente astensionismo dei cittadini – elettori, stanchi di sostenere i partiti sempre più ripetitivi, poco coinvolgenti e gestiti dai soliti noti.

Un quadro generale da emergenza democratica, in cui, a mio parere, il collante più adatto per ricomporre la frattura tra partiti ed elettori è la Costituzione antifascista nata dalla Resistenza. Poiché pone al centro delle sue azioni la democrazia, ovverosia l’uomo e il principio di solidarietà, il lavoro e la giustizia, l’economia sociale e l’equità fiscale, la sanità e le scuole pubbliche efficienti e diffuse, ecc. Quindi, la Costituzione come bussola per unire la sinistra e porre fine alla solita politica “del Palazzo”.

La Costituzione, ripeto, per porre fine al postfascismo di ritorno e all’egoismo, di cui è espressione quel regionalismo che annulla la solidarietà nazionale per favorire le regioni più ricche a scapito di quelle povere; cioè un’autonomia differenziata ancora più marcata e avvilente di quella che nei fatti è già in atto.

A fora sos sardos leghistas!

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