Perché la guerra è l’ossigeno del capitalismo

18 Luglio 2025

[Graziano Pintori]

L’Università di Uppsala è la più antica della Svezia e dell’intera Scandinavia, ha in adozione un progetto che si occupa di raccolta e catalogazione di tutti i conflitti armati.

Nel 2023 i conflitti (*) erano 59, nel 2024 61; nel 2023 solo 5 conflitti attivi sono scesi sotto la soglia di 25 morti in battaglia in un anno. Nessuna delle guerre in corso nel 2023, quelle con almeno 1000 morti in battaglia, è scesa sotto quella soglia nel 2024, nello stesso anno si contano 11 guerre, 2 in più rispetto al 2023. Dal 2021 solo una guerra è finita con un accordo di pace (Etiopia), mentre tre sono scese sotto la soglia di guerra (Afghanistan, Malì, Yemen) pur restando attive. Nel 2024 le vittime sono state 128.400, un calo rispetto al 2023 (131.000) dal 1989 è tra i livelli più alti.

Il conflitto più mortale è quello tra Russia e Ucraina con circa 75.700 morti, pari al 59% di tutte le morti causate nell’anno: le vittime combattenti sono state 55.000 russe, 18.000 ucraine. Gli eserciti statali e gruppi armati limitano le informazioni riguardanti il numero delle vittime e alla loro classificazione. A Gaza i giornalisti internazionali sono banditi dai luoghi di conflitto, si sono registrati 98 giornalisti uccisi nei territori palestinesi occupati: il 74% del totale mondiale. Dal 2010 nel mondo i conflitti che coinvolgono gli stati sono quasi raddoppiati, quello dei morti quintuplicato.

(*) I conflitti non necessariamente si definiscono guerre

Clima: Gli ultimi dieci anni sono stati i più caldi mai registrati, l’aumento della temperatura sarà difficile contenerla entro i limiti che evitino il punto di non ritorno. Per i 31 paesi della Nato il rapporto fra le spese militari, emissioni climalteranti e riarmo comporterebbero un aumento annuale di 194 milioni di tonnellate di CO2, il costo totale per la società in termini di danni da cambiamento climatico, raggiungerebbe i 264 miliardi di dollari l’anno, solo per gli investimenti Nato. Nel mondo il budget militare ha raggiunto i “2.700 miliardi di dollari per ucciderci l’un l’altro non sembrano troppi, invece 1.000 miliardi per salvarci dalla catastrofe ambientale sembrano irragionevoli”.  Cop 29 (Delegato di Panama alla Conferenza delle Parti sul clima)

Mentre continuiamo ad ascoltare fiduciosi i nostri telegiornali, i dati di cui sopra stanno sfondando le porte delle nostre case “per rompere il ghiaccio che è dentro di noi”, (Kafka) per farci capire che il futuro che ci attende sarà amaro per tutto e tutti. Ritengo, però, che il ghiaccio che avviluppa il capitalismo sia più duro e inscalfibile, e tanto onnivoro da digerire le pietre delle guerre e dell’annientamento climatico che alimentano la sua insaziabile fame di accumulare profitti e ricchezze.

Perciò, voglio dire, che noi, gente comune, con il nostro ghiaccio dentro, dobbiamo scuoterci, riflettere e avere più slancio davanti a certe impietose realtà per scrollare le nostre coscienze fiacche. Anche se, bisogna riconoscere, il ghiaccio lentamente si sta sciogliendo davanti al genocidio di Gaza, scandito giornalmente dal numero delle vite falciate dall’esercito fascista di Netanyahu.

Vittime che ci sono comunicate come numeri vuoti, senza vita vissuta, privi di umanità, quasi a volerci assuefare alla convivenza con l’orrore giornaliero. Per non cadere nella trappola dell’assuefazione, dobbiamo essere coscienti che quanto avviene non è opera di uno spirito metafisico, ma è qualcosa di intrinseco all’uomo prevaricatore che sta alla guida di quel meccanismo economico che muove i mercati delle rendite e dello sfruttamento, le cui regole di sopravvivenza necessitano di tragedie sanguinarie e catastrofi di ogni genere.

L’uomo prevaricatore è un insieme di persone in carne e ossa, che compongono le famiglie delle oligarchie economiche e politiche che stanno alla guida del pianeta, ovverosia quelli che decidono, per di più, sugli armamenti e le guerre e pretendono di asservire la natura ai loro interessi di mercato, sfruttandola e martoriandola come una vecchia prostituta.

Sono categorie di persone al vertice del mondo denunciate nei dibattiti e negli slogan durante le innumerevoli manifestazioni contro le guerre e in difesa della natura, la democrazia, la libertà. Le persone impegnate in queste ultime attività sono le stesse che organizzano il boicottaggio economico delle merci dei magnati, che sono attivi nella pratica della disobbedienza civile e nella resistenza passiva.

Insomma, si tratta di persone impegnate a diffondere una coscienza collettiva per contribuire a sciogliere il ghiaccio che sta ancora dentro di noi. Per finire, non voglio rinunciare di parlare del bifrontismo del potere politico / economico, il quale offre molti motivi per essere contestato grazie anche al supporto dei mas media, non sempre al servizio dei potenti di turno. Un esempio di bifrontismo l’hanno dato gli scoppiettanti rappresentanti del culto della nazionalità italica, quando hanno annunciato che nella città eterna, dentro la nuvola di Fuksas, è stata organizzata la conferenza delle potenze occidentali per spartirsi la torta della ricostruzione dell’Ucraina.

In contemporanea, gli stessi partecipanti al gran galà, hanno rinvigorito l’idea del nemico che sta nel cortile della casa europea, ossia la Russia destinata a quel ruolo chissà per quanto altro tempo. Un nemico, detto terra – terra, necessario per rinvigorire il mercato delle armi da fornire all’Ucraina, in modo che la guerra e la distruzione non conoscano soste. Da un lato, quindi, si parla di ricostruzione e dall’altro si forniscono armi per continuare la guerra distruttiva a oltranza. Un insieme di guerra e pace, di colombi e sparvieri, carichi di un non senso, salvo quello del profitto, che la pubblica opinione non si spiega, perciò non può condividere.

Davanti a questo teatro, emerge chiara una verità: il vero nemico del capitalismo non è la Russia ma la Pace, perché la Pace non crea profitto e, soprattutto, non si difende con le armi, ma con il rispetto della vita, della natura e della libertà. Per difendere la Pace e certi valori facciamo ogni sforzo possibile per sciogliere il ghiaccio che è ancora in noi.

I dati sono stati estrapolati da Il Manifesto

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