Non più sol3, una ricerca contro la violenza sulle donne e la comunità LGTB+
24 Settembre 2025[Valter Canavese]
Ci sono forme di violenza gravi, pesanti, verticali che arricchiscono le statistiche di uccisioni, di pestaggi, di violenze sessuali subite dalle donne e dalla comunità lgbt+.
Poi c’è uno stridio di soprusi quotidiani, silenti, una tassa da pagare nella propria esistenza che pochi uomini conoscono, fatta di atteggiamenti, allusioni verbali, ricatti e disparità economiche, violenze domestiche, silenziose e costanti.
Per questi ed altri motivi l’associazione Liberas ha iniziato l’8 settembre una campagna di comunicazione e sensibilizzazione “Non più sol3”, che terminerà il 5 ottobre. Quei manifesti che vedete a Cagliari da settembre parlano di piccole crudeltà perpetue inflitte con violenza da chi si arroga diritti e sentimenti millantandone l’esclusiva.
“Se mi lasci non sai cosa potrei fare, mi ha detto; che se sono andata anche con uomini non sono una vera lesbica; nessuno ti obbliga a denunciare; mi ha detto che non potrò mai essere una vera donna; cambio me stessa e le mie abitudini per non farl3 arrabbiare”. Sono le frasi che troverete scritte sui poster, che molte volte sentiamo da una persona che le strappa alla paura di confessare questa monastica regola del silenzio.
Liberas sta distribuendo opuscoli che danno degli strumenti e consigli per fronteggiare questi e altri soprusi; si rivolge prima di tutto alla comunità queer ma anche al resto della popolazione.
La campagna è stata creata sulla base dei risultati di una ricerca sul campo, condotta in Sardegna, costituita da tre fasi: ricerca online, questionario online con 83 domande (chiuse e a risposta libera) e due Focus Group.
Il questionario, somministrato nel corso di 3 mesi, da febbraio ad aprile 2025, aveva lo scopo di indagare la percezione della violenza all’interno delle relazioni intime LGBT+.
La ricerca è statafinanziata dal network EL*C (EuroCentralAsian Lesbian* Community) e si è rivolta a maggiorenni che vivono in Sardegna e che fanno parte della Comunità Queer in senso allargato, ovvero persone queer e loro alleatɜ. I dati raccolti si basano non solo sulle persone direttamente coinvolte nella violenza, chi ha assistito ad episodi violenti e a coloro a cui è stato confidato di aver commesso o subito violenza. Al questionario hanno risposto 325 persone.
La ricerca è stata condotta da Federica Calbini (antropologa e progettista di Lìberas) e Mariella Popolla (sociologa dell’università di Genova che fa parte della redazione di AG AboutGender International Journal of Gender Studies), con la collaborazione di Benedetta Ziliani (educatrice e operatrice d’ascolto di Lìberas) per la ricerca online, e con il supporto per il Focus Group di Margherita Riva (arte-terapeuta e operatrice di Lìberas) e Federica Tendas (pedagogista del movimento e operatrice di Lìberas).
La campagna di comunicazione e sensibilizzazione è stata progettata da Emanuela Falqui, operatrice d’ascolto del centro antiviolenza Lìberas, da Martina Serusi, giornalista, entrambe esperte in comunicazione, con la collaborazione dell’illustratrice e grafica Carol Rollo.
Il fulcro e i risultati dell’indagine hanno l’obiettivo di dare un nome ai vari tipi di violenza per poterli riconoscere e per validare l’esperienza di chi vive una relazione abusante e vuole riprendere il controllo sulla propria esistenza.
La campagna di comunicazione verbale è impostata su un linguaggio diretto edesplicito, riportando frasi, dialoghi ed espressioni tipiche, ricorrenti nella maggior parte delle relazioni abusanti, accompagnate da un commento che nomina manipolazione, controllo, outing e gaslighting e invita chi legge all’azione.
L’altro tema emerso dalla ricerca è la grande sfiducia nei confronti delle istituzionie dei centri antiviolenza, vissuti come spazi poco accoglienti, non sicuri, giudicanti, che costringono a scelte obbligate. Per questo a volte si preferisce, quando possibile, parlare della propria esperienza di violenza con persone amiche.
Liberas ha la consapevolezza che avere dei punti di riferimento è fondamentale, ma per liberarsi dalla violenza questo non sempre basta, e c’è invece bisogno di persone esperte che aiutino a orientarsi in un momento di particolare fragilità.
La campagna ”Non più sol3” oltre a denunciare la violenza di queste azioni privilegia lo strumento dedicato al contatto, all’aiuto, con la promessa di accogliere il vissuto delle persone senza pregiudizio, supportando ogni scelta di libertà, garantendo l’anonimato, la privacy e rispettando i tempi.
La possibilità di partecipare al questionario online è ancora aperta per approfondire la ricerca. I risultati completi della ricerca saranno disponibili nei prossimi mesi.